Un abruzzese a Confindustria Giovani per far ripartire la regione

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Un abruzzese a Confindustria Giovani per far ripartire la regione

03 Maggio 2011

di V. F.

C’è anche un abruzzese nella squadra del nuovo presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli,  appena eletto dal Consiglio Nazionale.  E’ Alessandro Addari , il nuovo direttore di Quale impresa , l’importante ed apprezzato organo di informazione dell’organizzazione. Addari sarà coadiuvato da un vice direttore, Enrico Accettola e da un comitato di redazione che si costituirà a breve.

Un riconoscimento significativo per il Comitato Regionale coordinato da Mauro Barnabei, che ha avuto un ruolo importante per l’elezione del nuovo presidente. La presenza nel Comitato Nazionale e soprattutto nella direzione di Quale Impresa, rappresenta dunque il punto d’arrivo per l’impegno e il lavoro svolti dal mondo imprenditoriale abruzzese ma soprattutto una grande opportunità per far sentire la propria voce in ambito nazionale.

“Far conoscere meglio le attività Nazionali a livello regionale e locale e i progetti e le attività locali a livello nazionale”  è questo, infatti l’impegno di Alessandro Addari, che attualmente ricopre la carica “senior” di coordinatore regionale di Confindustria Abruzzo per l’internazionalizzazione e di Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Pescara. “Spesso infatti – continua Addari – vengono realizzati progetti che, se estesi, possono divenire modelli di sviluppo. Ad esempio,  in Abruzzo basti pensare alle reti di Impresa, ai progetti per lo sviluppo della nuova imprenditoria, alle iniziative per la Scuola e per l’Università. Al tempo stesso, però, sarà importante incidere sulle proposte che saranno lanciate sui  tavoli nazionali”.

Direttore Addari, finalmente per l’Abruzzo un ruolo da protagonista.

E’ sicuramente un importante riconoscimento, che nasce da un grande lavoro di squadra. Lo scorso triennio sono entrato nel comitato di redazione di Quale impresa subentrando a Fabio Spinosa Pingue, attuale Presidente senior di Confindustria L’Aquila. In questa competizione elettorale il comitato regionale abruzzese coordinato da Mauro Barnabei con i Presidenti provinciali Riccardo D’Alessandro, Alessandra Rossi, Luca Verdecchia e i loro delegati, si è presentato forte e compatto nello spingere la mia candidatura, senza campanilismi. Un bel messaggio anche per la politica:  uniti si vince.

Da tempo gli imprenditori strigliano la politica: l’Abruzzo è in stagnazione e i segnali di ripresa sembrano troppo timidi. Qual è la posizione dei Giovani Imprenditori?

Fare oggi politica attiva è senza dubbio più complesso del passato così come è molto più complesso il fare impresa. Così come l’imprenditore che non si adegua al cambiamento è destinato ad essere spazzato via, la stessa cosa vale per i politici. E’ finita l’epoca delle scelte clientelari, del voler accontentare tutti con poco o, peggio, del non fare per non scontentare nessuno, occorre virare decisamente per premiare progetti strategici che nel medio lungo periodo consentono o sviluppo del territorio.

Qualcosa però è stato fatto.

Certamente. In Abruzzo sono state fatte scelte che, a mio avviso, vanno nella giusta direzione: la riforma dei Confidi, i Poli d’Innovazione, i progetti per i tirocini formativi e lo sviluppo della nuova imprenditoria. E soprattutto il cosiddetto Patto per l’Abruzzo, che coinvolge anche le parti sociali e le associazioni datoriali. Tuttavia occorre spingere ulteriormente sull’acceleratore e ridurre i tempi delle fasi applicative. Il mondo va veloce e occorre fare le scelte giuste per attivare il cambiamento in tempi rapidi.

Si accusa la politica di non pensare ai giovani. E in effetti le nuove generazioni sembrano distanti, a volte anche disinteressate, al dibattito politico. Come è possibile recuperare questo gap?

I Giovani non hanno di per sé la patente di innovazione, non abbiamo bisogno di quote ma di un sistema basato sul merito, in cui si possa competere con tutti gli altri ed avere la possibilità di misurarsi. Chi è più bravo deve emergere a prescindere dal dato anagrafico o di genere, visto che un altro aspetto da stigmatizzare è la scarsa partecipazione delle donne alla politica attiva. Sono ancora troppo poche le eccezioni che confermano la regola. Un esempio è Federica Chiavaroli, che dopo la positiva esperienza in Confindustria Giovani (è stata a capo di Confindustria Pescara) ha deciso di intraprendere l’attività politica con la stessa passione. Per noi queste figure costituiscono un punto di riferimento. Credo che occorra ripartire dalla formazione dei giovani sulla Politica attiva  come volano per riaccendere la passione verso la politica. Da parte della politica, poi, bisogna spingere con forza il rapporto con attività nei territori. Ho sentito alcuni esempi in tal senso, come la fondazione Magna Carta. Sarebbe interessante sviluppare forme di dibattito, formazione e informazione anche non collocate a livello politico.

Per i giovani il nostro territorio sembra offrire poche opportunità. Molti sono costretti a fuggire all’estero o a fare i conti con la mancanza di risorse. Sta davvero crollando la fiducia dei giovani nella capacità delle istituzioni di incidere concretamente sul loro futuro?

Spesso mi trovo a parlare di sviluppo, formazione, intrapresa ed intraprendenza nelle Scuole e nelle Università ed ho colto questo malessere e “pessimismo cosmico” di molti giovani.  Io credo che i giovanissimi abbiano il dovere di essere ottimisti. Devono mettersi in gioco, investire su loro stessi, anche accettando lavori diversi da quelli per i quali hanno studiato, con l’umiltà di chi per imparare è disposto a fare la famosa gavetta. Ho l’impressione che alcuni ragazzi non abbiamo la sufficiente fame di conoscenza e di fare sacrifici che hanno i loro competitor dei paesi emergenti. Non si può generalizzare, sono tanti i giovani determinati che riescono ad emergere. In Abruzzo abbiamo lanciato il progetto Startimpresa con l’obiettivo di formare gli imprenditori di domani e dargli un supporto per lo start-up. Sono molti i giovani che partecipano con entusiasmo e decidono di mettersi in gioco.

Nella regione si è lavorato soprattutto per far quadrare i conti, dopo anni e anni di politiche economiche dissennate. Ora però bisognerebbe tornare ad investire e a puntare allo sviluppo e all’innovazione. Altrimenti l’Abruzzo rischia di non recuperare il ritardo già accumulato. Qual è la vostra ricetta per la crescita?

La ricetta principale è quella del Samurai:tagliare le zavorre che assorbono risorse e frenano la crescita. Si tratta di riforme a costo zero ma, non per questo, meno complesse. Non possiamo permetterci una pletora di enti poco utili o addirittura dannosi in quanto autoreferenziali. I posti di lavoro non si creano artificialmente. Credo che  la politica debba avere due assilli principali: come mantenere sul territorio le attività d’impresa ed attirare nuovi investimenti italiani ed esteri. Per farlo, la lotta alla burocrazia e la strada della semplificazione sono necessarie. Dalle risorse recuperate occorrerà investire per favorire la nascita di nuove imprese e sostenere i progetti imprenditoriali che generano sviluppo, occupazione e innovazione, è finita l’era dei finanziamenti a pioggia.

Insomma, facendo squadra se si vuole, si può costruire un nuovo futuro

Proprio così. Il messaggio da lanciare è legato al Fare Rete. Non solo tra imprese ma anche con il mondo della Politica, dell’Università, della Ricerca. Un punto di partenza è la conoscenza reciproca. Da una parte le imprese, dall’altra le istituzioni. E’ un fondamentale punto di partenza per individuare strategie comuni di crescita e sviluppo. Andrebbero sviluppati più tavoli di confronto trasversali nella logica del cambiamento.