Un altro dissidente ammazzato dalle “riforme” dei Castro
09 Maggio 2011
Juan Wilfredo Soto, un dissidente cubano di 46 anni, è stato ammazzato di botte dalla polizia cubana il 5 maggio scorso. Abbandonato per tre giorni dopo essere stato picchiato, è morto per le ferite riportate dai colpi degli agenti. L’uomo militava per la Coalicion Central Opositora, un gruppo dell’opposizione che può contare anche sull’appoggio di voci riconosciute dell’anticastrismo dissidente come Yoani Sanchez.
Tutto è accaduto nella città di Santa Clara che ospita il mausoleo di Che Guevara e dove megli ultimi giorni erano scoppiate altre proteste. Soto era fra i 134 sostenitori dello sciopero della fame indetto lo scorso anno. Secondo la Commissione cubana per i diritti umani e la riconciliazione nazionale, nelle ultime settimane i dissidenti cubani sono stati sottoposti e un crescendo di intimidazioni e pestaggi.
Mentre il mondo intero non sembra togliere un secondo gli occhi dal Pakistan, e dalla città di Abbottabad, dov’è stato ucciso Osama Bin Laden, il regime cubano continua ad eliminare i suoi oppositori nell’indifferenza della comunità internazionale. Negli ultimi anni, i Castro, Fidel e Raul, sono stati abili nel mostrare un volto meno arcigno e più "cinese" del regime, promettendo riforme economiche e un allentarsi della stretta sulle opposizioni.
Ma a quanto pare dietro le "provatizzazioni", gli incentivi a chi vuol mettersi in casa la banda larga, Internet e il turismo, dietro la presunta trasformazione, si nasconde il volto oppressivo e violento della gerontocrazia castrista, ancora impegnata ad eliminare le voci scomode.