Un anno di Stato islamico, Daesh avanza

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Un anno di Stato islamico, Daesh avanza

17 Novembre 2015

Scatta l’allarme anche ad Hannover, in Germania, dove vengono evacuati lo stadio e una sala concerto, e annullata la partita Germania-Olanda, anche se poi la notizia della ambulanza kamikaze viene smentita. Un’altra conferma che lo Stato islamico è vivo e vegeto, nell’ultimo anno grazie alla sua strategia bombarola è riuscito a espandersi ben oltre i confini di Siria e Iraq, strutturandosi in vere e proprie province (wilayat) fondate sulla paura, dall’Africa Settentrionale a quella centrale alla Penisola arabica, chissà se, dove e quando in Europa.

 

Sulla base dei dati elaborati dal Jane’s Terrorism and Insurgency Center, il Washington Post ha pubblicato una infografica dell’avanzata del Daesh dopo la presa di Mosul in Iraq nel 2014. Se è vero che il centro di gravità del Califfo resta in Medio Oriente ed è lì che dovremo colpire per sradicare il terrore alla radice, la funebre cronologia degli attacchi dell’Isis si allunga, tra bombe e kamikaze, a ritroso nel tempo: Bataclan e Stade de France, l’aereo russo abbattuto in Sinai e gli attentati a Beirut contro l’Hezbollah sciita, la destabilizzazione portata tra Arabia Saudita, Yemen e Kuwait (il primo attacco dopo 20 anni), le teste sgozzate dei cristiani copti in Libia, la mattanza nella redazione di Charlie Hebdo (Parigi atto primo), Jalalabad in Afghanistan e i resort della Tunisia.

 

Il raggio di azione dei fascisti islamici si allarga e dodici mesi di inettitudine occidentale consegnano al Daesh spazi di manovra che per essere bonificati avranno bisogno di tempo e di un largo impegno militare e diplomatico che al momento sembra già logorato. All’avanzata del Daesh va aggiunta infatti la temperie geopolitica internazionale che, al di là delle intenzioni o dichiarazioni di rito, non induce al più roseo ottimismo.

 

La Francia si muove, l’Europa si dice pronta a trattare con Parigi sulla base dell’articolo 47 della Ue, l’America assicura che darà una mano, ma tutto questo avverrà solo dal cielo? In Russia anche Putin deve fare i conti con l’opinione pubblica interna, l’Iran prospera solo se tra Damasco e Baghdad regna il caos, in Siria Assad non disdegna di comprare il greggio al mercato nero dai tagliatori di teste…

 

In una situazione simile, un briciolo di unità da parte della comunità internazionale sarebbe già di per sé un notizione. Ma riguardando la mappa pubblicata dal WP viene da aggiungere che non basterà solo l’unità di intenti, siamo da anni in una guerra permanente, che viene combattuta su più fronti, con armi diverse, preistorica e internettiana, un conflitto di difficile soluzione che si può vincere solo impedendo allo Stato islamico di annettersi altri paradisi del terrore, e ricacciandolo indietro da dove si trova già.