Un Assad in difficoltà trucca le elezioni. E adesso c’è pure al-Qaeda
11 Maggio 2012
Lunedì 7 maggio si sono tenute le elezioni legislative in Siria, elezioni che hanno visto ancora una volta prevalere il partito Baath del presidente Bashar Al-Assad. Indicendole proprio ora, il dittatore siriano ha voluto dimostrare che la maggioranza della popolazione è ancora schierata con lui, e non con l’opposizione in rivolta.
Le elezioni sono state “una vergogna” e “una farsa” secondo i rivoltosi, che avevano invitato il popolo a boicottarle, specialmente nelle città di Homs e Hama, teatro degli scontri più cruenti. Bashar Al-Haraki, membro del Consiglio nazionale siriano (Cns), il principale gruppo di opposizione al governo con sede in Turchia e sostenuto dall’Occidente, ha dichiarato a Nena-News.Globalist.it che le votazioni sono state appunto una “farsa”, architettata dal regime “per guadagnare tempo” e “ingannare la comunità internazionale”. Perché tanto “la faccia del potere non cambierà”, ha rincarato la dose l’attivista Mousab Alhamadi di Hama.
In molti, tuttavia, non hanno voluto rinunciare a quest’opportunità, in un periodo di pesante incertezza sul futuro della Siria. Il bilancio delle vittime in questi 13 mesi di rivoluzione araba è di circa 9 – 10mila morti nelle proteste anti-regime, principalmente tra i civili, come denunciano le opposizioni. Le violenze non si sono fermate né dopo l’accettazione del “cessate-il-fuoco”, ratificata il 12 Aprile scorso tra l’Onu e il regime di Assad, né con l’arrivo degli osservatori delle Nazioni Unite nel Paese mediorientale.
Tra gli attentati più gravi degli ultimi giorni, quello di Giovedì 9 Maggio, quando il sud di Damasco è stato insanguinato da due esplosioni che hanno causato 55 morti e 372 feriti in prossimità di una sede della sicurezza siriana. Tra le vittime anche 11 studenti che stavano recandosi a scuola, bambini fatti saltare in aria da due autobombe, equipaggiate con 30 kg di tritolo.
Al tragico evento sono seguite accuse incrociate tra il regime e le forze di opposizione. Il Cns, attraverso il suo leader Burhan Ghalioun, sostiene che Assad operi assieme ai gruppi di Al-Qaeda attivi in Iraq, per “distruggere” il piano di pace delle Nazioni Unite e della Lega araba, all’indomani del ritiro delle truppe di regime dalle città sotto assedio.
Sul luogo dell’ultima carneficina si è recato il comandante della missione di osservatori Onu in Siria, il generale norvegese Robert Mood, che ha invitato la comunità internazionale a mobilitarsi per fermare le violenze contro il popolo siriano. Lo stesso Robert Mood è uscito illeso da un attentato nella città di Dera’a, nel sud del Paese (uno dei luoghi dove le rivolte antigovernative sono più accese), mentre sei soldati siriani della sua scorta sono rimasti feriti. Il diplomatico viaggiava su un convoglio delle Nazioni Unite sul quale erano presenti anche alcuni giornalisti italiani, tutti fortunatamente salvi.