Un bombolone al cioccolato e la giornata diventa subito stupenda

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Un bombolone al cioccolato e la giornata diventa subito stupenda

03 Agosto 2009

Stamattina mi sono svegliato davvero con comodo: Roberta è addirittura già uscita, e io non mi sono accorto di niente.

Adoro svegliarmi da solo in questa casa, sono gli unici momenti in cui la sento mia.

Come prima cosa vado in cucina e apro lo “sportello segreto” (uno sportello angolare pressoché in disuso perché per essere aperto se ne deve aprire prima un altro) e cerco i miei Balsen, che Roberta mi vieta e che posso mangiare solo quando lei non è in casa.

Non ci sono.

Aiuto.

Non li avevo finiti, ne sono certo.

Panico. Li ha trovati e li ha nascosti, maledetta. Ora non posso non mangiarli perché ci ho pensato troppo, me li sono messi in testa, ed è un processo irreversibile, e molto rischioso per tutto ciò che si interpone tra loro e me.

Apro tutti gli sportelli, niente.

Cerco negli armadi, nei cassetti, non può averli buttati.

Devo stare calmo.

Ok, non li ho trovati da nessuna parte, ora esco, me li compro, e passa tutto.

Mi lavo e vesto come se avessi il treno tra 5 minuti e fossi ancora in Papuasia e senza mezzi, e mi catapulto fuori.

Fa caldissimo, e il caldo misto al nervosismo mi fa sudare come se fossi in sauna, ma vedo il bar della speranza, Gino.

“Buongiorno Mario”.

“Gino, presto, dammi quel bombolone al cioccolato”.

“Ma Mario, veramente ieri ho parlato con Roberta e…”.

“Gino” lo interrompo.

Il mio sguardo laser lo fulmina e si affretta a consegnarmi il bottino accompagnandolo con un “Ok ok, ma non dire niente a tua moglie!”.

Non è mia moglie. Ma dirglielo potrebbe comportare una perdita di tempo inquantificabile e decido di tenerlo per me.

Ahh…! Che buono…! E che bella la parola Bombolone! Penso mentre mangio e sorrido.

“Com’è Mario? Non fare quella faccia che mi lusinghi!”.

“Gino, tu sei un genio!”.

Finisco di mangiare e mi faccio dare un bicchiere d’acqua. Poi gli spiego: “Comunque Roberta non è mia moglie, conviviamo soltanto. Cioè, non è la mia coinquilina! Ma insomma non siamo sposati”.

“Sì sì certo, dicevo così”.

“Ma insomma che ti ha detto?” mi torna improvvisamente in mente e gli chiedo spiegazioni.

“Mah, che hai il colesterolo alto, e devi fare attenzione anche per la linea, le solite cose da mogli sai, ne sento tante!”.

“Beh effettivamente è vero però, dovrei fare attenzione, ma non sai oggi che mi ha combinato guarda”. Non gli spiego oltre ma il mio sguardo è eloquente a sufficienza.

Mi piacciono i discorsi da bar che si fanno da Gino, non avevo mai avuto un bar di riferimento prima, perché in casa avevo sempre goduto di una certa libertà…

Mi piace soprattutto la popolazione fissa del retrobottega che passa qui tutto il giorno tutti i giorni, a giocare a carte e a bere, a ridere a crepapelle. Ogni tanto l’osservo ed è davvero uno spasso.

Per lo più anziana, pensionata.

Ecco per l’appunto uno di questi signori entrare e salutare, e prendere inesorabilmente posizione, da solo, in attesa dei compagni che tra qualche ora insulterà e offenderà per aver tirato giù una carta piuttosto che un’altra, ma che in fondo ama, con tutto se stesso, e che rappresentano una delle sue ultime piacevoli ragioni di vita.

Pago ed esco.

C’è un bel sole, sento che oggi sarà una giornata stupenda. Mi dirigo verso il garage.

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