Un Cav. politico guarda avanti e parla (a distanza) all’irrequieto Casini

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Un Cav. politico guarda avanti e parla (a distanza) all’irrequieto Casini

21 Novembre 2011

C’è molta carne al fuoco nel barbecue del centrodestra. Dall’intervista-manifesto di Berlusconi (Corsera), alle manovre di Casini su Pdl e Lega. Movimenti che segnalano una ripresa dell’iniziativa politica calibrata non solo sul contingente – governo Monti e prove tecniche di dialogo tra partiti – ma soprattutto in chiave 2013, quando i giochi torneranno nelle mani degli elettori.

A meno di nuove precipitazioni (parlamentari o governative) è quello l’orizzonte temporale al quale guardano i partiti che hanno deciso di sostenere l’esecutivo del Professore di Varese in una fase emergenziale per il Paese assumendosi oneri e onori di una scelta che avrà effetti sia sulla qualità della politica da qui innanzi, sia sul consenso elettorale. Pdl, Pd e Terzo Polo si giocano la chance, senza mescolamenti, consociativismi, alias inciuci. Anzi, semmai con la consapevolezza di un contributo che si è chiamati a dare nell’interesse generale e che in questo momento diventa priorità rispetto alle rivendicazioni di parte e di partito. Almeno questo è il perimetro in cui la politica ha deciso di stare: in Parlamento, con una disponibilità sostanziale a ragionare sulle cose da fare e sulle iniziative da portare avanti a prescindere dall’azione del governo: a cominciare dalle riforme già avviate, come quella sulla modernizzazione dello Stato (ddl costituzionale).

Nella sua prima intervista dopo le dimissioni, Berlusconi traccia la linea in quella che è sembrata una sorta di ‘piattaforma’ politica per i prossimi diciotto mesi. Lo fa con un profilo sobrio, equlibrato, più riflessivo. Il Cav. guarda al 2013 consapevole che Monti deve arrivarci perché i provvedimenti che deve portare in parlamento “non sono pochi e con i tempi e le regole vigenti richiedono un periodo non brevissimo”. Dopodichè si torna dagli elettori. Certo, molto dipenderà dalle misure che il nuovo esecutivo assumerà e tanto per citarne una – la patrimoniale – l’ex premier conferma i paletti entro i quali il Pdl è disposto a fare la propria parte. E la patrimoniale resta un ostacolo invalicabile proprio nel giorno in cui, invece, da Casini e Bersani arriva il via libera anche se con qualche distinguo più marcato in casa centrista: “Se inasprire la tassazione sulle rendite e sui grandi patrimoni serve a compensare la minore pressione fiscale sui lavoratori, sulle famiglie e sulle aziende, noi siamo d’accordo” argomenta il leader centrista.

Già, l’Udc. Che Maurizio Sacconi definisce “l’oggetto del nostro desiderio per quanto riguarda l’allargamento della maggioranza” perché “quando i valori sono condivisi dovrebbe discenderne l’alleanza”. Oggetto del desiderio o competitor? E’ innegabile che da qualche tempo Casini abbia lanciato un’Opa sul Pdl puntando a fare da collettore di maldipancia e malumori nelle retrovie del partito berlusconiano. In alcuni casi c’è riuscito – ovvero il manipolo di deputati che si è portato a casa col voto sul rendiconto generale dello Stato –  e c’è da ritenere che nei prossimi diciotto mesi il tentativo potrebbe essere reiterato.

D’altra parte, però,  l’operazione comporta dei rischi. Primo perchè non è affatto scontata: il Pdl deve velocemente rinserrare i ranghi e rilanciare la propria azione sul territorio, tra la gente, aprendo una nuova fase di mobilitazione e partecipazione. La stagione dei congressi che sta per aprirsi può rappresentare un valido strumento, ma da solo non basta.

Secondo: perché relativizzare il tutto a una ‘campagna acquisti’ e non, invece, investire politicamente questi diciotto mesi alla costruzione di quel partito dei moderati che sta a cuore al Cav., ai vertici del Pdl e pure a Casini? Le premesse sono ancora tutte lì: valori condivisi e cammino comune nel Ppe. Angelino Alfano lo ha declinato come obiettivo di medio termine proprio nel giorno del suo insediamento ai piani alti di via dell’Umiltà e lo stato maggiore del partito ne ribadisce la validità.

Ora che la pregiudiziale antiberlusconiana non funziona più come deterrente o pretesto per riprendere le fila di un dialogo sospeso, Casini dovrà dimostrare se in questo progetto crede veramente. Da Berlusconi arriva un’apertura di credito che fa intravedere una possibilità abbastanza concreta. Quando dice che “in un clima politico meno avvelenato è possibile ritrovare lo spazio per un dialogo che serva a riportare tutti i moderati sotto lo stesso tetto”, indica una prospettiva che il leader Udc non può non considerare, almeno come terreno di confronto, non solo parlamentare ma culturale.

Il dinamismo centrista guarda anche alla Lega o meglio, a settori del movimento che mostrano sempre più insofferenza nei confronti della ‘dura e pura legge del cerchio magico bossiano’. Non è passata inosservata la presenza di Flavio Tosi, il maroniano doc sindaco di Verona al quale il Senatur ha tirato le orecchie più volte nelle ultime settimane,  alla convention terzopolista organizzata guarda caso proprio in una delle roccaforti del Carroccio. Eppure solo qualche mese fa sembrava impossibile anche solo un minimo contatto tra Udc e Lega, incompatibili per dna politico. Oggi, invece, ci si annusa, si ci studia, si prendono le misure. Convenienze tattiche o c’è qualcosa di più?

E’ presto per dirlo ma anche qui la fuga in avanti terzopolista comporta un rischio: se il tentativo può essere quello di incunearsi tra i maldipancia di settori in contenzioso col Senatur, è altrettanto vero che lo stesso Maroni non ha finora messo in predicato il rapporto tra Lega e Pdl, tanto che l’alleanza vale ancora su base locale e a livello nazionale seppure da posizioni non più coincidenti, c’è la volontà di non buttare tutto alle ortiche. Fabrizio Cicchitto definisce “interessante novità l’apertura di Casini alla Lega: la collochiamo nel quadro di un lavoro per la ricomposizione di tutto lo schieramento moderato e riformista che, al netto di vari errori commessi, è maggioritario nel Paese e può anche diventarlo in Parlamento alle prossime elezioni”. Lettura significativa. E si può leggere nello stesso modo quella di Casini su una riforma della giustizia “condivisa”, con Pdl e Pd.

 Dunque, al di là del movimentismo centrista, il vero banco di prova resta il progetto dei partito dei moderati. Che vuole il Cav., vuole Casini e teme Bersani, perché è su questo che lo scenario politico potrebbe mutare nei prossimi diciotto mesi. Giusto in tempo per le urne del 2013.