Un manifesto per dare un futuro al centrodestra e ai giovani

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Un manifesto per dare un futuro al centrodestra e ai giovani

09 Ottobre 2012

Ripartire dalle fondamenta, dalla ridefinizione e dalla condivisione di quei valori non negoziabili che costituiscono la base politico-culturale del centrodestra. E’ questo, in sintesi, l’obiettivo del manifesto neoconservatore . “Abbiamo bisogno di ripensare profondamente il nostro partito, abbiamo bisogno di una ripartenza, ma sarebbe sbagliato dividersi rincorrendo formule politiche o immaginare una sorta di 25 luglio”. E’ l’analisi di Gaetano Quagliariello, invitato a portare il suo saluto lo scorso fine settimana alla manifestazione dei circoli ‘Nuova Italia’ a Bari, che è stata anche l’occasione per presentare nuovamente il manifesto.

L’analisi del passato, anche di quello più recente, diventa il primo step per rinsaldare le radici e passare sotto una lente attenta gli errori compiuti  che pesano come un macigno sulla nostra nazione. I rottamatori, quelli che dicono che tutto è da buttare, nella migliore delle ipotesi sono solo molto pigri, non volendo affrontare errori anche propri, equivoci storici che ci hanno portato a tradire quei diritti che assumiamo come la spina dorsale del nostro ordinamento e della nostra identità.

Identità, efficienza e modernità sono, appunto, le parole chiave di questo manifesto. La riflessione sulla dimensione identitaria del nostro paese affetto dal morbo nichilista deve ripartire dalla matrice giudaico-cristiana della centralità della persona umana e dalla necessaria considerazione aristotelica che l’uomo è animale sociale, che si realizza perciò nelle formazioni sociali che lo vedono interagire con altri uomini. Per questo vanno rafforzate la famiglia e l’impresa (spesso a carattere familiare) e tutti gli associazionismi che promuovono interessi diffusi. E deve ripartire da tutti quegli italiani che ogni mattina con il lavoro e la dedizione contribuiscono a creare ricchezza per sé e per gli altri. Identità che deve essere forte anche nell’incontro con le altre culture: i diritti universali sono, del resto, il frutto della nostra matrice occidentale, della nostra storia e delle nostre battaglie e non possiamo rinnegarli cedendo all’approccio relativista.

Nel manifesto c’è anche il raggiungimento sostanziale dell’efficienza e della efficacia nelle nostre pubbliche amministrazioni. Un obiettivo in direzione del quale ha già inciso, almeno formalmente, la legge 15/2009 firmata dall’ex ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, e che ci si augura possa produrre in questi primi anni di “incubazione” i risultati sperati.

Ma la dimensione pubblicistica e neocentralistica del nostro Stato va arginata non solo con la razionalizzazione e il completamento del percorso di privatizzazione iniziato negli anni ’90 ma anche e soprattutto con l’incentivazione e il supporto dello sviluppo del settore privato, con la revisione della tassazione dei redditi d’impresa che gravano spesso e volentieri sul bilancio familiare perché proprio la famiglia è l’espressione più estesa dell’impresa italiana; questo, unito all’utilizzo di una flessibilità non distorta ma come la intese Marco Biagi, realizzerebbe il diritto al lavoro, il rinvigorimento della quota di reddito destinato ai consumi che fa “girare moneta”, irrora l’economia reale e non quella virtuale.

Riproporre anche, poi, la formazione professionale come ulteriore incentivo al rinvigorimento dell’economia reale per la ricomparsa dell’artigianato locale, ormai estinto tranne che per alcuni comparti di nicchia; formazione professionale che potrebbe essere una occasione per sottrarre le nuove generazioni dalla delinquenza, fornendo un modello alternativo accessibile a tutti. Facendo di ciò una risorsa sociale, non un’opzione di minor valore.

Nel manifesto è presente in via programmatica anche un intervento sulla disciplina della giustizia; la centralità della persona va riaffermata anche nella assicurazione di strumenti idonei per agire e resistere in giudizio, che trovano il loro fondamento di principio nell’art 111 della Costituzione sul “giusto processo”, che ad oggi molto spesso è ancora solo una locuzione formale. Serve allora garantire certezza nei rapporti giuridici, una durata dei processi che sia proporzionata all’oggetto del giudizio affinché il decorso del tempo non produca effetti preclusivi o discriminatori in capo alle parti, alle quali deve essere garantito un contraddittorio equilibrato.

Questo manifesto, al di là dei contenuti ambiziosi e coinvolgenti, fa ben sperare per la coralità di intenti che dimostra. Soprattutto per noi giovani che ogni giorno mettiamo tanta speranza, tanta caparbietà e tanto impegno nella nostra formazione per prepararci a dare il meglio di noi e a contribuire allo sviluppo del nostro Paese.