Un ministro per la crescita e le imprese
17 Ottobre 2022
Il deficit, la crescita, le imprese. La casella di via XX Settembre resta quella più importante da riempire nel nuovo Governo.
Su questo punto ormai sembrano concordare tutti gli osservatori economici. Considerando che fino adesso il premier in pectore, Giorgia Meloni, non sembra ancora aver trovato un nome disponibile a farlo.
Il titolare del dicastero dell’Economia avrà una grandissima importanza nelle prossime settimane. Il tempo stringe.
Negoziare il disavanzo con Bruxelles
Il ministro, sia un tecnico o politico, dovrà andare in Europa a negoziare il disavanzo necessario a dare spazio di agibilità per la manovra.
Strappare a Bruxelles una approvazione a politiche in deficit, senza tradire l’impostazione data da Draghi di una progressiva riduzione del debito.
Scelte difficili. Considerando che le previsioni di crescita nel 2023 sono vicine allo zero.
Vanno trovate subito risorse per fronteggiare il caro energia che minaccia il nostro sistema imprenditoriale (da 30 a 60 miliardi di euro, il peso di un paio di manovre… ). Sul fronte del debito, poi, si prevede che l’aumento dei tassi costringerà il Governo a pagare più interessi (a partire da 20 miliardi in più di spesa).
“Molte imprese chiuderanno”
“Avremo due anni durissimi, molte imprese chiuderanno e si dovranno prendere decisioni importanti sull’allocazione delle risorse perché il governo non le avrà per aiutare tutti,” dice a Libero l’ad di Leonardo, Alessandro Profumo.
“Sforare il bilancio non è il caso, interventi a pioggia come in Francia e Germania non sono possibili”. “Si dovrà scegliere. Per le famiglie è facile, si aiuta chi è più povero. Quanto alle imprese, occorre una strategia di lungo periodo. L’Italia ha settori fortissimi, non solo la manifattura, eccellenze mondiali che possono trainare l’economia, vanno sostenute quelle”.
“In più, come ci ha insegnato la pandemia Covid e l’attuale situazione internazionale bisogna presidiare quelle produzioni in grado di garantire la sovranità del Paese sotto ogni circostanza”.
Crescita non solo deficit
Servirebbe un ministro coraggioso che non tema la parola mercato e conosca il senso della parola rigore.
Convinto di riuscire a contenere la spesa complessiva dello Stato. Il costo del lavoro dipendente nel settore pubblico, quello degli acquisti nella Pa. Capace di tenere sotto controllo la spesa sanitaria d’accordo con le regioni, per esempio, spesa che sembra invece destinata ad aumentare.
Il nuovo ministro nello stesso tempo dovrà chiudere rapidamente la partita della manovra prendendo altre decisioni su pensioni, taglio del cuneo fiscale, superbonus.
L’obiettivo sul lungo periodo non possono essere solo le politiche in deficit. Dobbiamo ridare vigore al mercato italiano, al nostro sistema economico.
Riprendere a crescere. Perché solo con la crescita possiamo creare più posti di lavoro, aumentando l’occupazione.
Solo aumentando la produttività del lavoro, aumenteranno anche i salari.
Solo dando al mercato più libertà , più concorrenza, riusciremo a diventare più competitivi, ad attrarre investimenti e aziende nel nostro Paese.