Un Natale spento? No grazie, al lavoro per trascorrerlo in sicurezza. Vivendo.

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Un Natale spento? No grazie, al lavoro per trascorrerlo in sicurezza. Vivendo.

18 Novembre 2020

Troppi catastrofisti. Qualcuno sembra quasi provare un sottile piacere nel pronosticare un Natale cupo, chiusi in casa e lontani dagli affetti più cari. Un Natale senza commercio, con le vetrine spente, senza pranzi in famiglia e senza i nostri piatti tipici. E quindi senza lavoro per chi li produce. Ieri ho visto i dati del commercio e non sono meno drammatici degli altri dati di questa pandemia.

Ora, nessuno è in grado di fare promesse, ma dobbiamo guardare al futuro con un po’ di ottimismo, perché il catastrofismo non aiuta mai. Noi faremo di tutto per poter fare un Natale il più normale possibile, ovviamente in sicurezza. Con le nostre città illuminate (ci stiamo già lavorando), le nostre tradizioni e le nostre famiglie. Con i negozi e i locali aperti, con la voglia di vivere a cui non possiamo rinunciare. Lo faremo con prudenza e attenzione e se le condizioni ce lo consentiranno. Ma dobbiamo mettercela tutta, specie ora che i numeri di diffusione del Covid consentono di coltivare un po’ di speranza. Disegnare scenari apocalittici e togliere anche la speranza non aiuta. Nessuno.