Un “NO” contro il declino dell’Italia
28 Novembre 2016
Eppur si muove, direbbe Galileo Galilei. Sabato, nella riuscita manifestazione per il NO al referendum del 4 dicembre, promossa dal Movimento Idea, si è intravisto in maniera molto netta la trama, il filo rosso che lentamente ed instancabilmente, tutta una serie di persone a diversi livelli stanno cercando di tessere. Un comizio in piazza, un corteo fino al teatro Quirino e la manifestazione che si svolta nel teatro, rappresentano, tutte insieme, uno dei motori di una area vasta che da tempo ha iniziato a muoversi e coagularsi con sempre più forza e coesione.
Non vogliamo citare nessuno perché crediamo che mai come in questo momento siano importanti gli intenti, gli obiettivi, la direzione che caratterizza l’azione di queste donne, di questi uomini. Perché prima di tutto, non dimentichiamolo mai, al di là dei ruoli che ciascuno di noi ricopre, siamo donne e uomini, italiani, che, provenendo da culture politiche diverse, credono ed amano fortissimamente il proprio paese. Tutto questo oggi significa combattere affinché l’Italia risalga da quella scivolosa strada del declino che non possiamo accettare come destino passivo. Significa uscire dalle facili illusioni del velleitarismo cialtrone che si propone come la soluzione del santone di turno alla disperazione di chi, ogni giorno, vede sempre di più peggiorare le proprie prospettive, spegnere le proprie speranze.
Significa non farsi prendere in giro da quel riformismo d’accatto, dietro il quale si nasconde solo una smodata brama di potere abbinata alla volontà di piegare l’intero sistema paese alle proprie esigenze del momento, in una sorta di rincorsa alla “riforma del giorno”. Significa capire che il mondo che oggi ci si para davanti è cosa ben diversa da quello uscito fuori dal secondo conflitto mondiale o dalla caduta del muro di Berlino e, quindi, anche le nostre chiavi interpretative ed il nostro agire devono mutare, essere capaci di dialogare, rapportarsi con la realtà attuale, comprendere che non esistono più comodi schermi protettivi dietro i quali nascondersi. Per fare questo ci vogliono coscienza, conoscenza e capacità di indicare ed assumersi le responsabilità che ci competono.
Ci vuole una classe dirigente capace di parlare schiettamente con gli italiani, farla finita con venditori di tappeti e piazzisti di miracoli a buon mercato e condividere, identificare e rappresentare un nuovo grande “Progetto Italia”. E’ possibile. Sabato, una serie di incontri su tutto il territorio nazionale hanno dato questo imprinting, partendo da un NO che serve, da un NO che non è semplice negazione ma, viceversa, lentamente, ruscello che si fa fiume per arrivare al mare e che per voce dei suoi protagonisti ha voglia di confrontarsi, di lavorare insieme con umiltà, di indicare la via di un nuovo rinascimento nazionale. Una grande ambizione per un grande obiettivo.