Un nuovo gruppo in Senato per unire il Centrodestra
21 Maggio 2017
“Allargare e aggregare”. E’ in questo binomio solo all’apparenza contraddittorio che risiede in fondo il manifesto politico della “Federazione della Libertà”, il neonato gruppo battezzato in Senato su iniziativa di “Idea”. Ne parliamo con Gaetano Quagliariello, leader del movimento politico e promotore dell’aggregatore parlamentare.
Senatore Quagliariello, un anno e mezzo fa iniziava l’avventura di “Idea”, a mani nude, senza soldi, senza strumenti di potere, senza protezioni né certezze. Ora lo si può dire, sembravate dei pazzi.
“Forse lo eravamo, chissà…”.
Oggi, un anno e mezzo dopo, annunciate la nascita di un nuovo gruppo parlamentare in Senato. Dopo una legislatura di lacerazioni e diaspore, un’inversione di tendenza. E’ soddisfatto? E in caso affermativo significa che anche voi, scesi dal carro del vincitore quando tutti ci salivano, vi siete al dunque lasciati conquistare dalle geometrie di palazzo?
“Sono molto soddisfatto ma la ragione è opposta a quella che lei immagina. Il gruppo non è una manovra di palazzo, ma la traduzione parlamentare, grazie all’adesione di altri soggetti a livello sia individuale che collettivo, dei due obiettivi che ‘Idea’ ha sempre perseguito nei territori e fra il popolo del centrodestra: allargare e aggregare. Allargare il campo dell’alternativa alla sinistra e a Grillo, rafforzare l’area liberale, cristiana, nazionale, conservatrice e riformatrice, aggregare le energie che si muovono in quest’ambito. Ovviamente un gruppo è anche uno strumento per rafforzare la coalizione nelle battaglie parlamentari che ci aspettano. Ma parliamo di sostanza politica, non di pallottolieri e alchimie”.
Fra queste battaglie c’è chiaramente anche la legge elettorale. Qualcuno ha detto che la sua iniziativa in Senato sotto sotto è finalizzata a dare al momento giusto un aiutino a Renzi e Verdini per far passare il Rosatellum…
“Guardi, in generale che io voglia dare una mano a Renzi è verosimile quanto trovarmi, da tifoso del Napoli, fuori dallo Juventus Stadium per farmi un selfie con Higuain. Nello specifico, le pare possibile che dopo essere uscito dalla maggioranza proprio in dissenso sulle riforme e sul modo con cui le si stava conducendo in porto, io mi metta a costituire un gruppo parlamentare per aiutare il segretario del Pd a compiere una nuova forzatura?”.
Fake news, insomma. Si è fatto un’idea su chi potrebbe aver messo in giro la bufala?
“Sinceramente non ci ho perso il sonno. Magari qualche ‘renzino’ occulto di complemento che non ha gradito il positivo coronamento della nostra iniziativa di rafforzamento dell’opposizione”.
Mi sta dicendo che dunque vi opporrete alla legge elettorale proposta dal Pd?
“Quella legge proprio non può andare. E’ irricevibile, non funziona. I sistemi misti prevedono che la quota proporzionale compensi e mitighi la distorsione maggioritaria, non che la amplifichi. E’ l’ennesima furbata, per di più frutto delle solite forzature di metodo. Insomma, ci risiamo”.
Tutta farina del sacco di Renzi?
“In senso lato, direi tutta farina toscana…”.
In che senso?
“Nel senso che ci vedo molto lo zampino di Verdini. Denis ha sempre pensato che le leggi elettorali non servano a tradurre i voti in seggi rispettando il più possibile la volontà popolare. Lui ritiene che l’ingegneria istituzionale serva a produrre seggi laddove mancano i voti, o al massimo ad amplificare il voto per qualcuno annientando il voto per qualcun altro. Insomma, il ‘Rosatellum-Verdinellum’ è una specie di ‘sistema Dixan’: paghi uno e prendi due. Con un solo voto, sommi la quota proporzionale e quella maggioritaria. Improponibile”.
Il referendum del 4 dicembre non ha insegnato nulla?
“A quanto pare no. Il peccato originale della riforma costituzionale renziana era aver costruito un sistema squilibrato, inefficiente, funzionale solo a produrre potere indipendentemente dal consenso. A giudicare dalle manovre in corso sulla legge elettorale direi proprio che no, il referendum non ha insegnato nulla”.
Non solo sulla legge elettorale. Il renzismo sembra tornato a imperare più arrembante che mai. E tutto quello che si mette di traverso viene interpretato come un complotto per far fuori il Giglio Magico e il suo capo. Il caso Consip ad esempio, o il caso Etruria…
“Guardi, a differenza della sinistra io non mi servirò mai delle vicende giudiziarie per condurre la mia battaglia politica. Sono garantista sempre, che si tratti di amici o di avversari. Ho l’impressione però che a volte si applichi la categoria del garantismo anche per evitare di dare risposte politiche”.
Cosa intende dire?
“Glielo spiego subito. Sul caso Consip, ad esempio, sarà la magistratura a compiere le sue valutazioni in base al codice penale. Farà luce sull’accaduto, e se del caso anche su come le indagini sono state condotte. Ma intanto perché il governo continua a difendere Lotti e a lasciare al suo posto l’amministratore delegato Marroni? Non è cambiato nulla rispetto ai mesi scorsi: stando alle dichiarazioni pubbliche, Marroni accusa Lotti di un reato grave e Lotti accusa Marroni di averlo calunniato. Come è compatibile la presenza di entrambi in incarichi così delicati? Come possono il governo e il Pd allo stesso tempo difendere il sedicente calunniato e lasciare al suo posto il sedicente calunniatore? Questo non c’entra niente col codice penale, questo è il vero nodo politico della vicenda. Dalla mancata risoluzione di questa contraddizione discendono a cascata tutti gli altri interrogativi. Per il resto, non può che farmi piacere che la sinistra abbia scoperto il garantismo!”.
Belle parole, ma come separare concretamente i piani?
“Come abbiamo fatto noi di ‘Idea’. Piuttosto che inseguire iniziative inconcludenti, sul caso Consip abbiamo presentato una mozione per l’azzeramento dei vertici della società di Stato per ragioni oggettive e a tutti evidenti. La mozione ha raggiunto il numero di sottoscrizioni necessarie per attivare la procedura d’urgenza, ma credo non sia un caso che nonostante gli obblighi regolamentari non sia stata ancora calendarizzata. Metterebbe in seria difficoltà il governo e la maggioranza, facendo esplodere le loro contraddizioni”.
E su Banca Etruria?
“Anche qui, è molto semplice. Poiché il tema sollevato dal libro di Ferruccio de Bortoli non attiene il codice penale ma la correttezza dei comportamenti istituzionali, e poiché il dottor Ghizzoni si è detto disponibile a riferire quanto accaduto esclusivamente nella sede parlamentare, non c’è alcun bisogno di attendere la commissione d’inchiesta sulle banche, dotata di alcuni poteri simili a quelli dell’autorità giudiziaria. Anche perché dopo tutto quello che è successo immagino che il Pd, favorevole a parole, farà in modo che la commissione non veda mai la luce… Per questo noi abbiamo fatto la cosa più naturale del mondo: abbiamo chiesto ufficialmente alla Commissione Finanze del Senato di convocare il dottor Ghizzoni per un’audizione urgente in Parlamento. Stiamo a vedere”.
Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, scatenando l’ira di Orfini, ha avuto parole sferzanti nei confronti di chi nel Pd si straccia oggi le vesti per la pubblicazione delle intercettazioni dopo aver taciuto per decenni quando magari la gogna toccava ad altri.
“Il presidente Napolitano ha fotografato una assoluta verità ed evidentemente, viste le reazioni, su quanto la verità possa far male aveva ragione Caterina Caselli. L’uso politico e mediatico della giustizia ha avvelenato la nostra democrazia per vent’anni. Se il Pd accompagnasse la sua tardiva resipiscenza con una sincera autocritica sul passato, risulterebbe meno ipocrita e decisamente più credibile”.
Insomma, non approfitterete delle nubi che si addensano sul giglio magico per rendere pan per focaccia…
“Non abdicheremo al nostro garantismo. Ma, le ripeto, ciò non significa che rinunceremo a chiedere risposte politiche sui comportamenti politici”.