“Un Paese che gioca al calcio così, non può essere finito”

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“Un Paese che gioca al calcio così, non può essere finito”

“Un Paese che gioca al calcio così, non può essere finito”

29 Giugno 2012

Il match Italia-Germania agli Europei ha rimesso in moto il tormentone sulle due Nazioni mentre lo spread dei nostri titoli di stato viene messo k.o ogni giorno dai Bund tedeschi. Se Sergio Romano ricorda diplomaticamente che i rapporti tra le due Nazioni non si sono mai interrotti e i Savoia conquistarono il Veneto nel 1866 grazie alla vittoria dei Prussiani sull’Austria a Sadowa, la storia non è così distesa e non solo per le legioni di Varo.

Il cliché di Roma Babilonia, traboccante di corruzione cattolica, lo dobbiamo a Lutero e alle famose tesi di Wittenberg, a cui seguì nel 1527 il sacco di Roma. Il comandante luterano Georg Frundsberg, che morì  prima di arrivare a Roma, si portava dietro il cappio per impiccare Clemente VII, Giulio de’ Medici, il papa degli “avidi” banchieri fiorentini. Roma fu devastata selvaggiamente, statue, dipinti e palazzi distrutti, per non parlare del sangue sparso. E fu Ferdinand Gregorovius, il medievista prussiano luterano a creare nell’800 la leggenda nera di Lucrezia Borgia. Certo, i Tedeschi vengono in vacanza in Italia e adorano la Sicilia sveva di Kantorowicz, ma perché amano l’Italia, non gli Italiani.

Non è che le vicende del ‘900 abbiano migliorato i rapporti. Massimo Mucchetti informa sul Corriere della Sera del 28 Giugno che, nel Luglio scorso, mentre infuriava la guerra di Libia, fu proprio la Deutsche Bank a tagliare i titoli di stato italiani e a comunicarlo ai mercati. Mentre sulla Libia piovevano bombe, sull’Italia si abbatteva la speculazione. “Li tedeschi se so’ alleati coll’americani!”, diceva sbigottito Alberto Sordi il 9 settembre del ’43 in Tutti A Casa.

Dall’estate 2011 è diventata una faccenda seria. Mentre i fondi libici erano congelati e gli azionisti libici avevano altro a cui pensare, il capitale tedesco, come ricorda Mucchetti, si è quasi preso Unicredit e, se la nostra borsa continua così, i nostri gioielli – dalle Generali a Eni, Enel, Finmeccanica – se li prenderanno i cari connazionali di Angela Merkel. La Germania rimase sul neutrale sulla No Fly Zone votata dall’Onu, ma i giornali tedeschi informarono subito che i Tedeschi avevano passato notizie essenziali alla Nato per ammazzare Gheddafi e furono i primi ad arrivare a Tripoli a firmare contratti.

Chi pensava e pensa (i Rusconi seguaci di Habermas, i prodi amanti del capitalismo renano) che ci salveranno i tedeschi hanno capito poco dei tedeschi. Hanno vissuto l’inferno dopo il ’45, si sono ripresi, riuniti, non ci amano, hanno le loro ragioni ed è meglio non ignorarlo. Anche se non faranno più una guerra, i Tedeschi fanno paura a tutti, perché sono stati sconfitti sì, ma hanno combattuto come leoni fino all’ultimo e tutti li rispettano. Con la riunificazione hanno dimostrato la forza di un popolo. Noi abbiamo giocato male nel ’43. Certo, uno Stato può sganciarsi da una guerra e firmare un armistizio con gli ex-nemici, ma deve farlo bene e deve fare un vero e proprio colpo di stato. Nel Luglio del ‘44 i Tedeschi con Von Stauffenberg ci provarono a fare il colpo di Stato, che significava innanzitutto uccidere Hitler. Non ce la fecero e finirono impiccati. Da noi i Savoia e il loro entourage (compresi i Montezemolo) non ebbero il coraggio di fare un vero colpo di Stato e non perché temevano una guerra civile. Non uccisero Mussolini, lo misero in ambulanza e lo portarono al Gran Sasso, perché avevano paura che gli angloamericani non riuscissero a risalire l’Italia e potessero vincere i tedeschi. Non uccisero Mussolini per avere una carta in mano, casomai avessero vinto i Tedeschi.

Oltre alla confusione in cui hanno gettato varie generazioni di Italiani, hanno ottenuto il risultato di farci considerare inaffidabili da tutto il mondo. I Tedeschi hanno vissuto la sconfitta, decenni durissimi e ora Habermas dialoga con Ratzinger, Grass ha confessato di essere stato volontario nelle Waffen-SS, da noi Dario Fo non scriverà mai niente sulla sua vita nella Rsi. Roberto Vivarelli che raccontò l’esperienza di giovanissimo volontario a Salò, fu sputacchiato dall’intellighenzia. Mentre i Tedeschi si sono riuniti, gli Italiani si detestano e adorano auto-denigrarsi. Per una curiosa eterogenesi dei fini, la nostra cultura filosofica è quasi tutta tedescocentrica: si è convinti che i filosofi debbano pensare in tedesco. Per essere filosofo bisogna passare l’estate a Weimar nell’ex Ddr ( ricordarsi di dire sempre ex Ddr) chiusi in qualche club filosofico:  il nazista Heidegger è rimasto un must, mentre Gentile è sempre inchiodato al fascismo, un arcitaliano.  Se qualcuno si azzarda a dire che Weber era un filino nazionalista, è un nazista, qualche critica a Kant comporta la scomunica. Avevamo salutato con entusiasmo i “new patriot de sinistra”, è durato un attimo, sono diventati subito filotedeschi, anche a costo di finire a fare i vu cumprà in Germania.

In ogni caso, dopo l’ennesima Italia-Germania vinta dagli Azzurri, se in Italia si è convinti che per essere filosofi occorra pensare in tedesco, almeno per il calcio per i tedeschi bisogna pensare italiano. Parafrasando la battuta di Irene Brin sui cappellini delle vetrine italiane nell’immediato dopoguerra, “un Paese che gioca al calcio così, non può essere finito”.