Un pensiero forte per il Centrodestra
29 Luglio 2016
Eppur si muove… nel centrodestra, qualcosa inizia a palesarsi. Ma cosa? Tanti e, se vogliamo, confusi i movimenti. Infatti, se esiste una destra, definita estrema ma, a mio sindacabile giudizio, meglio indicabile come velleitaria (Lega e FDI ), ad oggi, non si intravede chiarezza rispetto ad altre possibili declinazioni identitarie di uno schieramento politico che dovrebbe assumere sulle sue spalle il compito di proiettare l’Italia nella complessità del nuovo millennio. Per cui, mentre è chiaro ed intellegibile l’approccio della destra che strizza l’occhio alla antipolitica e che riprende alcuni filoni di certa cultura, qualunquista, giustizialista, egoista, localista, innervata con alcune tendenze rosso verdi progressiste e bucoliche, per il resto, grande è la confusione in assenza di una identità alternativa credibile e forte.
Forte, veramente forte, cosa ben diversa dall’urlo scomposto. D’obbligo, però, una premessa, a scanso di equivoci. Chi pensa di ricalibrare uno schieramento di centro destra riproponendo, in salsa 2.0, l’ ennesimo contenitore neo centrista, moderato, cerchiobottista, invertebrato, non si è, evidentemente, ancora reso conto che il mondo di oggi è cosa ben diversa da quello della prima e della seconda repubblica. Chi pensa che le ricette dell Italia post-45 siano sempre valide è meglio che lasci perdere. Il passato, anche il più nobile, è passato.
Oggi abbiamo l’urgenza di costruire un’Italia e una Europa forti, integrate, capaci di stare al passo dei tempi, della competitività , della globalizzazione. È questo può essere solo se si avrà la capacità di affrontare di petto la realtà . Il “moscismo” di destra , di sinistra , il velleitarismo, il grillismo rischiano di destinarci ad una marginalità da cui riprendersi sarà difficilissimo se non impossibile. Sono facce della medesima medaglia. Da una parte la vigliaccheria di chi non ha la cultura, la volontà , la visione di una Nazione che si risolleva e scuote da quell’immobilismo, quella lentocrazia, quella non volontà di affrontare i veri problemi del paese che comportano scelte e decisioni vere. Dall’altra l’urlo, lo strepito, l’invettiva che coprono l’impotenza di chi crede di trovare soluzioni nelle affermazioni da bar, nei facili luoghi comuni.
Atteggiamenti equamente suddivisi in tutti gli schieramenti, anche in questo, sempre più simulacri di loro stessi e che hanno in una sostanziale impotenza il comune denominatore. Ma ciò che è più incredibile è che oramai neanche l’impatto con le tragedie che ogni giorno ci urlano nelle orecchie la loro dura legge, sembrano spingere ciò che rimane della politica ad una responsabile presa d’atto. Immigrazione, emergenze umanitarie, paesi confinanti con crescite demografiche cinque volte le nostre, e noi? Balbettiamo di supplenza alla nostra crisi demografica e di indispensabile aiuto a mantenere il welfare,oppure, proponiamo il remake della Baia dei Porci con le Camicie Verdi in versione castrista.
Così su tutto. Tutto, fuorché affrontare i problemi per quello che sono, in un titanico scontro di baggianate. Pensiamo al tema banche. Si oscilla tra un servilismo ipocrita a tiritere che sembrano richiamare il linguaggio della comune di Parigi. E’ imperativo porre fine a tutto questo,fornendo una alternativa concreta, praticabile. Le cifre del nuovo centrodestra devono essere forza, coraggio, serietà , concretezza, iniziativa, chiarezza. Abbiamo bisogno di uno schieramento politico che sia in grado di realizzare la modernizzazione del sistema paese, senza se e senza ma. È questo lo si fa compiendo un salto qualitativo sul piano della proposta politica e della comunicazione.
Va immediatamente aperto un cantiere politico delle idee, perché è solo a partire da questo che può svilupparsi una sinergia positiva fra politica e paese reale. Basta con gli abboccamenti di palazzo tra presunti vertici. Sanno di muffa e propongono ragionamenti che oggi come oggi significano ben poco. Ed attenzione anche al credere che l’ identità possa nascere dalla semplice negazione, dal no. Certo, un appiglio da cui tentare una spinta serve, ma guai a pensare che questo possa bastare. O si va in profondità ad una crisi politica che ha prodotto uno iato enorme tra elettori e centrodestra, oppure, ci ritroveremmo alla solita partita di giro ed alle solite scontate affermazioni sull unità ed il non dividersi.
Se pensiamo che queste ovvietà mettano le ali ad un area politica che in pochi anni ha perso milioni di voti, stiamo messi veramente male. Se pensiamo che la risposta politica a Renzi e a Grillo siano le boutade di Salvini, lasciamo subito perdere. Dobbiamo prima costruire un ordito politico comune e questo va fatto con la società civile, perché è dal ricucire il rapporto con essa che può ripartire la spinta verso un cambiamento vero.
Ed in questo la politica deve contribuire, proponendo una visione, dando il proprio contributo di conoscenza delle istituzioni e dei loro meccanismi, aiutando a capire e, nel contempo, comprendendo le aspirazioni che provengono dal basso. Avere coraggio, perché non è con questo continuo ripiegare su noi stessi in un sistema sempre più autopunitivo, frustrato e frustrante, che ci può essere futuro. Ricchezza e benessere non possono diventare sinonimi di negatività . Dobbiamo costruire un Italia più semplice, più piacevole da vivere rendendo il nostro magnifico paese più fruibile. Oggi vivere in Italia è una terribile corsa ad ostacoli e tutto questo ci sta uccidendo, anzi, ci ha già ferito mortalmente. Non è possibile avviare procedure di semplificazione più complesse di ciò che si voleva semplificare. Non è possibile essere una potenziale piattaforma logistica e rendere utopico la costruzione di ogni opera infrastrutturale.
Non è possibile essere una potenza industriale, avere uno dei più alti gap energetici, una logistica inefficiente devastata dal localismo, una burocrazia che rende impossibile ogni cambiamento, una tassazione fra le più alte al mondo e pensare di essere competitivi. Dobbiamo riconquistare quella credibilità internazionale che abbiamo dissipato nel corso di decenni, perché oggi più che mai quella credibilità è fondamentale per poter avere voce in capitolo. Su tutto questo si parametrerà il nuovo centro destra.
Altro che moderatismo. Abbiamo bisogno di un pensiero forte. Un pensiero nazionale ed europeo che sappia declinare una visione strategica delle nazioni e del continente che esse contribuiscono a formare. Perché l’alternativa della società dei lotofagi, del vuoto identitario che certa sinistra ha abbracciato è l’anticamera di una fine annunciata, rispetto alla quale solo un convinto e motivato Ulisse potrà invertire una rotta diretta a finire tra gli scogli e le correnti di Scilla e Cariddi .