Un ponte di ricordi dalla Guerra fredda all’Iraq del dopo-Saddam

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Un ponte di ricordi dalla Guerra fredda all’Iraq del dopo-Saddam

03 Settembre 2010

Dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, tante cose sono cambiate. Basta confrontare un atlante geografico dell’Europa degli anni Settanta con uno di oggi. Nazioni che non esistono più, altre che si sono frantumate, altre ancora che hanno assunto nomi diversi. La storia che viene definita “recente” e che copre  gli ultimi decenni, è estremamente complessa e, proprio perché recente, affascinante. Ma anche triste. Quanti di noi hanno perso un nonno o un parente stretto in una guerra che vedeva contrapposte nazioni e governi. Questi eroici caduti dovrebbero sapere che, grazie anche al loro sacrificio, oggi i loro figli e nipoti possono dirsi, insieme ai figli e ai i nipoti dei vecchi nemici, cittadini europei.

Il generale degli Alpini Gianni Marizza, nel suo ultimo bel libro “Guerra fredda e pace Calda”, edito da Widerholdt Frères, ci racconta la sua avventura di soldato iniziata nei primi anni Settanta come giovane Ufficiale appena uscito dall’Accademia Militare di Modena e terminata ai vertici della difesa Italiana, impegnato, con funzioni di alto comando, nelle più recenti missioni militari in varie parti del mondo. La storia, la sua storia, si dipana sullo sfondo di un mondo che cambia e di un’Europa che, raccolti i cocci della seconda guerra mondiale, si avvia pian piano ad un’unità difficile, sofferta ma inevitabile.

E’ un libro bello, e sotto certi punti di vista, commovente, come lo sono tutti i racconti che partendo da una storia personale, fatta di particolari veri, umani, reali toccano l’animo di chi quei momenti li ha vissuti, o li ha ascoltati nei racconti di amici o di parenti.
E’ suddiviso in sei capitoli relativi alle varie esperienze dell’autore, la cui figura di protagonista, in realtà, si comporta da lente di ingrandimento attraverso la quale si osservano gli eventi scorrere con semplicità e fedeltà storica.

Da un’Italia che, attenta alla difesa del “nemico” che veniva dal freddo – cioè dalla frontiera orientale presso la quale erano dislocate le divisioni più operative – sempre nell’alveo dell’Alleanza Atlantica, passa ad un esercito professionale che viene chiamato là dove la pace lo richiede. I racconti, o meglio, il racconto -perché, in effetti, sembra di trovarsi di fronte ad un romanzo– sono, a dir poco, appassionanti ed avvincenti e prendendo per mano il lettore lo conducono attraverso episodi a volte drammatici, a volte divertenti, ma sempre reali.

Dalle Alpi al Nord Europa, dal Corno d’Africa ai Balcani e, infine, nell’Iraq del dopo 11 Settembre, come Vice comandante del Corpo d’Armata multinazionale (il che la dice lunga sui meriti dell’autore), la storia del generale Marizza corre parallela alla storia dell’Italia, dell’Europa, del mondo.

Il primo capitolo è una vera e propria lezione di geopolitica. Difficilmente è data la possibilità di leggere la storia in una maniera così chiara, accattivante, documentata ed obbiettiva. Soprattutto “quella” storia. Gli eventi, cioè, che hanno caratterizzato il periodo immediatamente successivo alla caduta del fascismo nel Friuli – Venezia Giulia. Eventi di odio razziale, di vendette e di foibe. Ma il segreto c’è. Eccome. Ed è svelato dal fatto che Giovanni Marizza non è solo un impeccabile e pluridecorato generale degli Alpini, è anche un giornalista, scrittore e, dulcis in fundo, insegnante di Geopolitica all’Università di Roma “La Sapienza”.

Il sottotitolo del libro recita: “40 anni di naja alpina”. La naja, si sa, rappresentava il servizio militare così come “ai nostri tempi”si faceva. Un servizio obbligatorio, e al quale tutti dovevano attenersi. La parola evoca l’idea della noia, del conto dei giorni che mancavano al congedo o della “stecca”, come si definiva in gergo.

Oggi sappiamo, invece, che non erano, e che non sono stati, giorni sprecati, e certamente il libro di Gianni Marizza riesce a ricordarcelo.

 © Il Giornale di Bioetica