Un premio alla cultura di Etsuro Sotoo anche perché è cattolica

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Un premio alla cultura di Etsuro Sotoo anche perché è cattolica

09 Ottobre 2011

 

Come ogni anno, da quasi trent’anni, anche quest’anno a Bassano del Grappa si celebra un rito, di quei riti che troppo spesso passano inosservati o vengono ignorati dalla “grande” stampa. Anche quest’anno verrà consegnato il “Premio Internazionale per la Cultura Cattolica” 2011, venerdì 14 ottobre nel corso di una  solenne cerimonia a cui presenzieranno intellettuali, autorità civili e religiose.

Il premio è giunto ormai alla 29 edizione, la giuria, presieduta da Sergio Belardinelli, docente di sociologia e responsabile del progetto culturale della Cei, è composta da Cesare Cavalleri, Marina Corradi, Francesco D’agostino, Onorato Grassi, Vittorio Messori, Lorenzo Ornaghi, Sergio Martinelli e Gianfranco Morra come presidente onorario. Tra i premiati delle scorse edizioni si ritrovano le intelligenze migliori del mondo cattolico italiano e internazionale: Augusto Del Noce, Sergio Cotta, Luigi Giussani, Vittorio Messori, Joseph Ratzinger, Giacomo Biffi, Riccardo Muti, Krzystof Zanussi, Camillo Ruini, Angelo Scola, Mary Ann Glendon, Carlo Caffarra. Quest’anno viene premiato uno scultore giapponese. Si tratta di Etsuro Sotoo, autore di centinaia di sculture della Sagrada Familia di Barcellona, convertito al cattolicesimo e promotore della beatificazione di Antonio Gaudì.

Nato a Fukuoka (Giappone) nel 1953, Sotoo si è laureato nel 1977 presso l’Università di Belle Arti di Kyoto ed è stato insegnante d’Arte in Giappone. Nel 1978 ha iniziato a lavorare a Barcellona come scultore nel Tempio della Sagrada Familia, progettata da Antonì Gaudi, presso cui è stato professore della Escola Tallers del Tempio fino al 1989. Ha realizzato centinaia di sculture per il Tempio e, nel 2000, ha completato, con i "quindici angeli", la Facciata della Natività della Sagrada Familia, iniziata da Gaudì più di cento anni prima. Sempre a Barcellona, nel 1991 ha collaborato al restauro del Museo Domènech i Muntaner di Canet de Mar e, nel 2004, ha realizzato il monumento di Louis Vuitton a Barberà del Vallès. Sotoo ha realizzato altresì diverse opere per la sua città natale dove, dal 2008, è cattedratico presso la Kyushu University; insegna inoltre nella Kyoto Saga Art University. Nel 2002 gli è stato conferito il premio Arts Spirits di Lladrò, nel 2003 il Premio della Cultura di Fukuoka e nel 2008 il premio del Ministero degli Affari Esteri. E’ autore di diverse pubblicazioni; nel 2007 è stato pubblicato in italiano Dalla pietra al Maestro, un libro-intervista realizzato con l’architetto spagnolo José M. Almuzara, nel quale Sotoo racconta il suo rapporto con l’arte, l’esperienza della sua conversione al cattolicesimo e soprattutto il suo tentativo di entrare nello “spirito” di Gaudì, vero punto di riferimento del suo lavoro e della sua conversione.

“Proprio interrogando la pietra di cui è fatta la Sagrada Familia – si legge nella motivazione della giuria – Etsuro Sotoo è riuscito a colmare poco a poco, con la fatica a cui si associano le grandi imprese spirituali, la distanza non solo culturale che lo separava dal maestro Gaudì; è riuscito a comprendere ciò che stava dietro a quella pietra; se ne è fatto interprete e per molti versi autorevole prosecutore. Come dice lui stesso, “ho compreso che non dovevo guardare Gaudì, ma guardare là dove lui guardava”. E oggi possiamo dire di essere di fronte a un artista, uno scultore, la cui opera testimonia in modo esemplare, non soltanto la capacità di trasfigurare persino la pietra in ciò che c’è di più bello nell’uomo e nella sua libertà, ma anche la forza vivificante che in quest’opera di trasfigurazione può venire della fede in Gesù Cristo. E’ questo, in estrema sintesi, il prezioso contributo di Etsuro Sotoo alla cultura cattolica. In un tempo in cui sembra che arte e fede si siano come estraniate, Sotoo è un artista che, al pari di Gaudì, assume espressamente la fede come fonte d’ispirazione e ragion d’essere del proprio lavoro, nella convinzione che la bellezza più grande non è mai quella delle nostre opere, ma quella dello spirito che esse manifestano”.  Un arte che grazie a Dio continua a fare la differenza.