Un virus circola nel governo: la bassaninite
10 Giugno 2008
di Winston
L’Italia è proprio uno strano Paese. Siamo afflitti da slogan che imperversano da un quindicennio e che stancamente ci ammanniscono le ricette per guarire la nostra amministrazione. Sempre le stesse: trasformare i dirigenti in manager, fare i controlli di gestione come nelle aziende private, cambiare l’impiego pubblico in lavoro privato, privatizzare gli enti.
L’ultima trovata è quella di trasformare gli ospedali in Spa. Un po’ come, qualche anno fa, abbiamo “privatizzato” le Asl, per poi sorbirci, oggi, deficit spaventosi nella voce sanità dei bilanci regionali. Oppure, udite udite, dichiarare il fallimento degli enti pubblici. Magari, perché no, portiamo in tribunale i libri delle Regioni o degli enti locali e nominiamo un bel curatore.
Intendiamoci, non che si voglia negare che i neo Ministri siano animati da buoni intenti. Però, vanno alla ricerca di soluzioni ormai stantie, provate e riprovate. E soprattutto indigeribili e miseramente già fallite.
Qualcuno vuol dirci, con un minimo di onestà intellettuale, cosa ha portato la c.d. privatizzazione del pubblico impiego concepita all’inizio degli anni ’90? E’ servita a indebolire, sino a debilitarlo del tutto, il potere pubblico del “datore di lavoro” e ha consegnato questa fetta del mercato del lavoro al potere assoluto dei sindacati. Il punto è che una pubblica amministrazione che utilizza risorse pubbliche per raggiungere fini di pubblico interesse non è uguale all’imprenditore privato. Quindi, ha bisogno di regole diverse da quelle del privato, perché altrimenti smette di funzionare. Non basta magicamente dire che è la P.A. è, con un tocco di bacchetta magica, privatizzata, che i suoi dirigenti devono essere veri manager (e guai a chiamarli in modo diverso!), che deve vestire l’abito casual della SpA anziché quello ancien regime dell’ente pubblico. Poiché l’amministrazione utilizza risorse pubbliche, poiché deve gestire interessi pubblici (tutela ambientale, governo del territorio, sviluppo delle infrastrutture, sicurezza, ecc.), poiché deve anche utilizzare poteri che l’impresa privata non ha di certo, ha bisogno di regole tutte sue. Ha bisogno, soprattutto, di quel che le è stato tolto, scampolo dopo scampolo, nel corso dell’ultimo trentennio: l’autorità, il potere di decidere e il cordone ombelicale con la responsabilità politica. Altro che curatore fallimentare! Insomma, ha bisogno di ciò che l’amministrazione è per natura e che non può che politicamente essere: dal Manzanarre al Reno. Credete forse che in Francia o Inghilterra a qualcuno venga in mente di dire che per far funzionare l’amministrazione si deve imitare il privato?
Ma allora, se così è, come mai anche i Ministri del centro-destra perseverano, senza guardare alla vera radice del problema? E’ presto detto. Sono stati colpiti da una malattia contagiosissima, il cui nome è Bassaninite.
Questo virus si propaga nei palazzi delle istituzioni (e specialmente nei pressi di Palazzo Vidoni) dal tempo in cui si iniziò a varare una prima colossale riforma dell’amministrazione che ha inaugurato le ben note ricette: privatizziamo il funzionario e sarà improvvisamente efficiente; semplifichiamo e facciamo almeno un centinaio di nuovi regolamenti; trasformiamo gli enti pubblici in enti privati ma (per carità) manteniamo le funzioni ed i poteri in mano pubblica; eliminiamo tutti i controlli di legittimità e mettiamo un bel controllo aziendalistico-gestionale. E poi, tagliamo un po’ di leggi, col bisturi di un novello chirurgo-legislatore; e magari facciamo pure una bell’analisi economica costi-benefici, nel quadro di una Analisi di Impatto della Regolazione (!), al fine di sostituire il Parlamento e in modo da far sì che, finalmente, il back office dello sportello unico, che diventa pure front office per i services che il cittadino-consumatore trae anche grazie alle public utilities, e, va da sè, dopo una conferenza di servizi (anzi, meglio chiamarla conference) con un centinaio di amministrazioni diverse, l’un contro l’altra armate e però tutte pari e costituzionalmente garantite (ci mancherebbe altro!), finiscano per fare il miracolo: dopo quindici anni avremo l’autorizzazione per avviare la costruzione di un termovalorizzatore, che (ci sembra il minimo del rispetto all’autonomia e indipendenza della magistratura!) viene subito bloccato dalla consueta indagine del P.M.
Quella del fallimento degli enti pubblici è solo l’ultima di una serie sterminata di strane pensate, che sono purtroppo assai lontane dalla nostra difficile realtà.
Questo virus, la Bassaninite, induce una bulimica scorpacciata di idee di stampo pseudo-privatistico o ingegneristico-normativo e soprattutto scientista-collettivista, ma impedisce di andare ai fatti e di porsi una semplice domanda: ma se questa è la strada giusta, perché mai, dal ’92 in avanti la nostra amministrazione è in caduta libera e non migliora mai? Un consiglio noi l’avremmo: andare a rileggere Vittorio Emanuele Orlando.