“Una app da 2 euro sarebbe bastata a evitare la tragedia della Concordia”
23 Gennaio 2012
Ripubblichiamo la lettera sulla tragedia della Costa Concordia dell’ex-capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, apparsa sul quotidiano Il Corriere della Sera lo scorso 21 Gennaio 2011.
Caro direttore,
su questo incredibile disastro si è scritto di tutto. Alcuni aspetti fondamentali, però, sono stati trascurati.
II primo. Sembra che il passare vicino alla costa fosse abitudine, non un caso eccezionale, per questa e forse per altre navi di quelle caratteristiche e di quella stazza. Una notizia del genere rappresenta una denuncia ben più pesante delle accuse rivolte allo sprovveduto comandante della Costa.
Chi sono, quanti sono, dove sono coloro che sapevano di queste insane abitudini e non hanno detto nulla, non hanno preso provvedimenti, non hanno reagito richiamando i comandanti delle navi a regole di condotta sensate? Serviva un decreto legge per impedire gli “inchini”?
Il secondo. Conosciamo il rischio potenziale, per le vite umane e per l’ambiente, che può venire da un disastro in mare. Abbiamo un sistema di controllo del cielo, molto meno frequentato del mare, che ci consente di seguire ogni aereo, anche il più piccolo, in ogni sua mossa. Con le navi, come siamo messi? Possibile che un tratto di mare così trafficato come quello toscano sia attraversato da mezzi navali che nessuno segue, che nessuno monitora, anche enormi come la nave affondata al Giglio?
Se il comandante fosse stato ai comandi di un aereo da turismo, sarebbe stato inseguito prima del disastro, non dopo, dalla voce di chi lo richiamava al rispetto delle norme sul volo. Chi va per mare conosce bene un sistema che oggi usano pure le barche a vela: l’Ais, segnale anticollisione (è disponibile anche sull’iphone, grazie al programma ‘marine traffic’, costa 2 euro e da tutte le indicazioni sulle navi in movimento, con rotta e velocità). Perché nessuno ha controllato cosa faceva una nave con 4.000 anime a bordo?
Il terzo. La notizia arriva, i soccorsi si mobilitano, pur nel colpevole ritardo nella segnalazione dell’emergenza. La mobilitazione è intensa, attiva, generosa. Tanti hanno lavorato per ore e ore, tanti hanno affrontato situazioni difficili, tanti hanno dato prova di eroismo. Ma chi ha coordinato i soccorsi?
Chi ha preso in mano la gestione dell’intera operazione, dall’accoglienza dei superstiti ai rapporti con le autorità degli altri Paesi, dalla lista dei passeggeri alla ricerca dei dispersi, fino alle misure per la messa in sicurezza dell’ambiente? Chi informa l’opinione pubblica? Nessuno.
Per fortuna che il territorio del Giglio è di un Comune che ha consapevolezza e strutture di Protezione civile all’altezza. Il sindaco ha potuto fare bene e subito. Ma se il disastro fosse avvenuto al largo e non a cento metri dalla costa non sarebbe stato possibile mettere in sinergia competenze e capacità che fanno capo a soggetti molto diversi tra loro.
Perché? Perché è stato “commissariato” il Dipartimento della Protezione civile, perché si pensa che non sia indispensabile un effettivo coordinamento e nessuno ritiene più utile metterci la faccia. A me è parso strano che ci siano voluti più di quattro giorni per vedere all’opera gli incursori della Marina militare. Che servisse qualcosa di più della fiamma ossidrica per entrare in certe aree del relitto era cosa da capire subito.
Ma chi c’era al Giglio per decidere immediatamente, integrando le competenze dei Vigili del fuoco con quelle di altre strutture dello Stato? Se il problema è che con il Dipartimento di mezzo i vari comandanti, autorità di ogni ordine e grado vengono privati del loro quarto d’ora di celebrità, allora che si trovi una soluzione che preveda all’inizio di ogni emergenza l’estrazione a sorte di un portavoce che cambia ogni tre giorni, per far posto a tutti.
Ma non contrabbandiamo l’assenza della Protezione civile come risparmio delle risorse pubbliche speculando su calunnie e accuse false e mai provate finalizzate a delegittimare una realtà orgoglio degli italiani.
Guido Bertolaso è l’ex-capo della Protezione Civile
Tratto da Il Corriere della Sera