Una crisi rischiosa, per l’Italia e per Silvio Berlusconi

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Una crisi rischiosa, per l’Italia e per Silvio Berlusconi

30 Settembre 2013

La decisione di far dimettere i ministri del PdL dal governo Letta, e la conseguente apertura di una crisi di governo di cui non si riesce ancora a valutare la portata, dipende da alcuni fattori che sarà opportuno provare ad analizzare. All’origine degli ultimi avvenimenti sta un fattore di più lungo periodo: lo squilibrio di poteri tra politica e magistratura che pesa come un macigno sulla "seconda repubblica", impendendone il definitivo consolidamento politico e istituzionale. Certo, a prima vista,  la vittima di questo asimmetria è il leader del centrodestra. Pure, se si riflette sulla questione con mente scevra da pregiudizi ci si rende conto che c’è un problema più generale di cui le vicende dell’imprenditore milanese non sono che la punta dell’iceberg. Basti pensare al tentativo (ancora in corso purtroppo) della magistratura palermitana di coinvolgere la presidenza della repubblica nell’indagine sulla fantomatica trattativa stato/mafia. Va poi considerato, il logoramento psicologico. La decisione di Berlusconi si comprende sul piano individuale ove si ponga mente all’accanimento giudiziario di cui è vittima da troppi anni. Sapere che dopo l’ingiusta condanna dello scorso agosto sono alle viste nuove possibili condanne annunciate non è circostanza che può indurre alla tranquillità. Non si può chiedere a un uomo della sua età e con il suo carattere di trasformarsi di punto in bianco in una sorta di Mahatma Gandhi. Ci sono poi le modalità operative con cui è maturata la decisione di dare inizio alla crisi. Modalità davvero poco trasparenti, che più che discendere da una scelta meditata appaiono come una sorta di "congiura di palazzo". I problemi giudiziari di Berlusconi non sono soltanto suoi problemi personali, ma investono in pieno la vita democratica del nostro paese. Pensare di affrontarli con dei colpi di testa, o delle scelte dettate dalla rabbia e dal risentimento, potrebbe risultare oltre che controproducente sul piano individuale anche assai rischioso per il nostro paese.