Una mano di bianco alle Ande
05 Luglio 2010
di redazione
Tutti sanno che il global warming è un argomento che stuzzica la fantasia degli ambientalisti. Dal risparmio energetico quando vi fate la doccia, agli ombrelli costruiti in modo tale da non sprecare l’acqua piovana, i creativi dell’ecologismo hanno messo in pratica il vecchio slogan sessantottino della ‘fantasia al potere’. Così la Banca Mondiale, uno dei massimi organi onusiani, ha premiato con 200.000 dollari una delle “100 idee per salvare il pianeta”. Dipingere di bianco le montagne del Perù.
Non stropicciatevi gli occhi, avete letto bene. La Ong peruviana “Glaciares”, preoccupata dagli effetti del riscaldamento globale sui ghiacciai della cordigliera andina – una ricerca dice che si scioglieranno nel corso dei prossimi anni – ha presentato ai superburocrati onusiani un ardito progetto: ridipingere le Ande di bianco visto che questo colore, riflettendo le radiazioni solari, salverebbe i ghiacciai. Il tutto utilizzando una vernice ecocompatibile, ovviamente, e lavorando a mano “per proteggere gli animali e mostrare rispetto verso Apu, lo spirito che abita nelle viscere delle montagne”. La Banca Mondiale ha consegnato il premio e i lavori sono cominciati dal Monte Chalon Hat, 70 ettari nei prossimi mesi.
Il ministro dell’ambiente peruviano ha commentato in modo lapidario la notizia: “Una stupidaggine immensa”. Primo perché, tabelline alla mano, per ridipingere 3.000 e passa chilometri di Ande non è chiaro quanti milioni di dollari dovrebbe stanziare la Banca Mondiale. Secondo perché potrebbe finire come con la cima dell’Himalaya, che l’Onu diceva si sarebbe sciolto in quattro e quattr’otto e invece è sempre lì al suo posto, con tante scuse dagli scienziati che brindavano all’apocalisse. Terza e ultima ragione, quella economica. Invece di inseguire fantasiose chimere, la Banca mondiale potrebbe investire i suoi soldi aiutando le popolazioni locali – in una zona, le montagne peruviane, dove l’80 per cento degli indigeni deve fare i conti con la povertà diffusa e il sottosviluppo.
Speriamo solo che a qualche ambientalista di casa nostra non venga il desiderio di seguire l’esempio della Banca Mondiale. Ci viene in mente uno di quei bandi, premi, sussidi e incentivi, che fino adesso hanno fatto la fortuna di Nichi Vendola e la felicità dei giovani pugliesi che lavorano nei green jobs. Eviteremmo volentieri una riedizione del premio “Dalle Ande agli Appennini”.