Una passeggiata a Trastevere per rifarsi gli occhi. Ma giusto quelli

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Una passeggiata a Trastevere per rifarsi gli occhi. Ma giusto quelli

06 Agosto 2008

Stasera vado con Giovanni a Trastevere a fare una passeggiata.

Lo passo a prendere io ché lui ci abita più vicino.

Quando arrivo è già sotto casa. Non so come faccia a farsi trovare sempre lì, se dal momento in cui si decide di uscire lui già scende o cos’altro. Fatto sta che non l’ho mai dovuto aspettare un secondo.

Scendiamo verso il quartiere di Trilussa e, dopo qualche giro, riusciamo anche a trovare un posto semi legale.

“Sei pronto per sabato?” mi chiede. Sabato andiamo in ferie e partiamo con un po’ di amici per la Sardegna, abbiamo affittato una villa vicino San Teodoro.

“Insomma, non ho ancora preparato niente! Aspetto questa riunione di domani!” domani ci vediamo per fare un po’ di “strategia pre partenza”.

“Ma hai visto quel tipo di Bari che è tornato dal viaggio di nozze e ha ucciso moglie e suocera!”.

“No! Dimmi un po’?”. “Questi sono tornati dal viaggio di nozze e lei è andata a dormire dai genitori, e quando è tornata a casa accompagnata dalla madre questo le ha uccise tutte e due”. “Ma dai! Ma è il numero uno! Invece hai sentito dei morti sul K2?”. “E certo”. “Oh, ma che t’è successo? Da che non ti fregava niente di niente adesso te ne esci con le notizie di cronaca?”. “È questo lavoro che mi ha dato da fare il capo, alla fine mi devo leggere duemila giornali e su certe cose ti casca l’occhio”.

Arriviamo a Piazza Trilussa, e la quantità di gente e rumori e luci ci sommerge. Ci dirigiamo istintivamente verso l’interno, nei vicoletti. Ma la situazione è la stessa, anzi anche peggiore perché lo spazio è di meno.

Non riesco a parlare con Giovanni dato che per camminare dobbiamo stare divisi, ed è impossibile farsi due chiacchiere.

Lo guardo per cercare di comunicargli qualcosa e proprio in quel momento sento una cascata d’acqua fredda scendermi tra le gambe.

“Oddio” dice una ragazza. “Oddio scusa!” dice contemporaneamente un ragazzo.

“Ma cavolo il mio cocktail” insiste lei. Questa volta lui non risponde, ma dopo un po’ si riprende: “Te ne offro un altro”. “Ok!”.

Il suo cocktail era finito dritto dritto sui miei pantaloni, e nemmeno mi hanno chiesto scusa. Superiamo il momento di traffico estremo e Giovanni mi chiede: “Ma te la sei fatta sotto?”. “Simpatico! No, una ragazza mi ha versato il cocktail sui pantaloni”. “E beh? Cosa ci fai ancora qui?”.

“In che senso?”. “Ma scusa non li capisci i codici? Quella voleva il tuo uccello e te l’ha indicato col cocktail”. “Ma che dici!” arrossisco, e inizio a sentire i pantaloni appiccicosi.

Dopo quel momento di relax da spazio aperto ci rinfiliamo in un vicolo e torniamo verso Piazza Trilussa. C’è un sacco di gente ammassata in una piazzetta sopra delle scale sul Lungotevere.

“Vieni passiamo da Freni e Frizioni” mi dice Giovanni. Lo seguo.

“Hai visto quella” mi chiede.

Cavolo era pieno di ragazze bellissime, quale diceva in particolare?

“Quale?”.

“Oh dai quella!”.

Io e Giovanni non abbiamo mai avuto i gusti simili: forse la ragazza che mi ha indicato sarebbe stata l’unica che non mi sarei voltato a guardare di mia spontanea volontà.

Tiriamo dritto verso Ponte Sisto.

Lì passare è ancora più difficile: ci sono venditori ambulanti improvvisati con dei teli per terra che occupano i due lati del percorso, e una puzza tremenda di carne e pannocchie per dei barbecue altrettanto improvvisati e di dubbio rispetto igienico. Ma in qualche modo riusciamo a svicolare.

Dal ponte si vedono le bancarelle sul lungofiume, e sono uno spettacolo di luci e colori molto folcloristico. Attraversiamo il Ponte e tiriamo verso Campo de’ Fiori.

Qui la scena è completamente diversa: a farla da padrone sono i turisti, tutti rigorosamente ubriachissimi, specie le donne, in netta maggioranza rispetto agli uomini.

Strillano cose senza senso, e credo sia una specie di richiamo d’amore della nostra specie, perché intorno è pieno di uomini, italiani però, che sono appostati vicino come rapiti dal richiamo.

Osserviamo la scena poi Giovanni dice: “Vieni, andiamo a rimorchiare!”. “Come a rimorchiare?”. “E vieni!”.

Ci infiliamo in un gruppo di turiste e Giovanni dice: “Hallo!”. “HALLOOOO!” strilla un’americana girandosi a guardare le altre. “HALLOOOOOO!” iniziano a strillare tutte. Sembrano uno stormo di anatre in rada in un lago.

L’americana attraccata si gira ridendo e borbottando qualcosa di incomprensibile voltandoci irreversibilmente le spalle. Noi restiamo lì come due idioti almeno per dieci minuti, Giovanni con un sorriso ebete sul viso.

Poi improvvisamente ritorna serio, si volta e dice: “Andiamo, sono un branco di ubriacone”.