Una politica inclusiva del Pdl per rendere Bari protagonista

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Una politica inclusiva del Pdl per rendere Bari protagonista

22 Febbraio 2011

A fine gennaio il coordinamento regionale pugliese del Pdl chiudeva i lavori auspicando una nomina pressoché immediata dei coordinatori cittadini, per dare una nuova spinta alle attività del partito, di supporto all’azione del governo centrale e di contrasto a quella dei governi locali in mano alle sinistre.

Non è il momento, in realtà, di procedere a nomine affrettate e, soprattutto, calate dall’alto. Negli ultimi giorni, qui a Bari ci sono state numerose manifestazioni delle associazioni di area, ci sono state le celebrazioni nel ricordo di Pinuccio Tatarella, che hanno contributo a fare chiarezza su ruoli e proposte degli schieramenti che si contendono l’eredità del grande statista pugliese; infine, a livello nazionale, c’è stata la fondazione di Futuro e Libertà, accompagnata però dal suo contestuale deterioramento in Parlamento.

E’ un fatto che Fli e Udc, costituitisi nel Terzo Polo, si sono definitivamente spostati a sinistra. Soprattutto in una Regione come la Puglia, dove l’Udc è stato completamente organico alla maggioranza nell’approvazione del piano di riordino ospedaliero. Tuttavia, molta gente che aveva aderito con convinzione a quei progetti è attualmente in uno stato di attesa e di confusione.

Molti pugliesi che rifiutano la gestione incompetente e clientelare delle sinistre non hanno un contenitore vero ed alternativo in cui collocarsi (anche qui, in ogni caso, l’astensionismo è stato notevole alle passate consultazioni). In questo momento storico, quindi, esiste una vera e propria prateria di consensi pronti per essere raccolti da un Pdl nuovo, aperto e pluralista. Paradossalmente, proprio questo è il momento di creare l’oltre il polo di tatarelliana memoria, riunendo sotto l’egida del Pdl tutti coloro che non si ritrovano con questa sinistra populista ed arruffona che governa la Regione.

La Bari di destra non esprime una personalità degna del grande Pinuccio da tanto, troppo tempo. La vivacità culturale, che ha caratterizzato lo spirito profondamente cattolico e liberale di questa città, si è andata spegnendo lasciando il campo a un’egemonia culturale di sinistra che non le è mai davvero appartenuta.

La gente vuole uno spazio in cui discutere, far nascere e sviluppare le idee per la costruzione della Bari di domani, liberarsi dalla subalternità culturale alle sinistre e, finalmente, proporsi come strada nuova, liberale, meritocratica, rivolta all’Europa e al mondo. E c’è bisogno di qualcuno che guidi questo percorso di rifondazione liberale. Che ci liberi da anni di sconfitte e depressioni, che ci ridia l’orgoglio di essere alternativi alle sinistre.

Lo Statuto del Pdl nazionale prevede, per le grandi città – tra le quali espressamente viene indicata Bari -, un sistema differente per la nomina del coordinamento. L’elezione del coordinatore avviene all’esito di un congresso cittadino, con i voti ponderati degli eletti, ma con il confronto con la base. Nel rispetto delle identità che una grande città come Bari porta con sé. Un congresso del genere, all’esito di un processo culturale e politico di recupero di tutte queste differenti storie e identità, potrebbe essere il modo migliore per ricostruire la parte cattolica, popolare, liberale, missina, alternativa a tutte le sinistre. Con un coordinatore unico eletto in modo diretto, legittimato dalla sua gente, in grado di rappresentare tutti.

C’è bisogno, in città, di un centrodestra nuovo, pulito, serio, competente, che abbia una visione chiara e limpida del futuro di Bari e della Puglia, in grado non solo di ribattere colpo su colpo le smargiassate di Sindaco e Governatore, ma di proporre anche nuove strade. C’è bisogno, in ultima analisi, di una persona legittimata dalla propria gente, che abbia l’autorità (e la competenza) per andare a parlare con le categorie produttive, farsi da tramite con parlamentari e ministri, confrontarsi con le persone, creare il futuro.

Questo percorso, però, non può farlo il Pdl come è adesso, che non è sentito (e non può essere) la casa di tutti. Deve farlo un Pdl nuovo, slegato da altri contesti e dinamiche che non siano il territorio barese e la sua gente, in grado di accogliere tutti coloro che vivono questa realtà. Un partito che, nel rispetto dell’impostazione nazionale, crei qui una sua articolazione autonoma, in grado di dialogare e confrontarsi con tutti, di cercare il contributo di tutti, nella costruzione della casa comune necessaria per sconfiggere anni di dominio (e consociativismo) rosso.

Il Pdl, pur mantenendo determinate caratteristiche ovunque, non può essere uguale a se stesso in tutte le parti d’Italia. E’ un fatto che a Nord c’è un alleato forte e prezioso. A Sud, invece, dobbiamo imparare ad includere anche chi la pensa in modo parzialmente diverso, cercando convergenze, anche per brevi periodi, su singoli argomenti o, meglio, nella difesa di determinati territori. Fino a che non verrà costruita, in modo saldo e forte, la casa comune degli italiani che non si ritrovano con la sinistra.