Una proposta: deregolamentare l’usura per combatterla
11 Marzo 2008
Il
pensiero unico ha allargato la sua cappa su quella che conosciamo come usura. Legalmente
si possono dare soldi in prestito e chiedere
un interesse entro limiti ben definiti. Il
tasso d’interesse massimo applicabile è periodicamente fissato dalla Banca
d’Italia. Altrimenti, credono i benpensanti, banche
e le assicurazioni guadagnerebbero troppo, sfruttando la situazione di bisogno
delle persone e obbligandole ad accettare un tasso d’interesse troppo alto. Solo per fare profitti. Nasce
così l’articolo 644 del codice penale.
Ma
ecco la prima falsa illusione: non è solo il prestatore a subire l’imposizione
del limite massimo ma anche il ricevente. In regime di libero scambio infatti a
nessuno viene imposto niente: I prestatori stessi non alzerebbero troppo i
prezzi per evitare problemi di selezione avversa e azzardo morale. Nessun
banchiere riuscirebbe, come non è mai riuscito, ad “imporre” prestiti e tassi%0D
d’interesse non voluti. Chi “accetta” un determinato prestito ad un qualsiasi
tasso d’interesse lo fa sempre e soltanto, in base alla propria situazione
contingente, alla propria disposizione a contrarre debito e all’offerta di
tassi d’interesse.
Quando
si interviene in una libera contrattazione si determinano sempre disequilibri e
insoddisfazioni sulla curva di domanda e sulla curva dell’offerta. Si
impediscono contrattazioni che genererebbero incrementi di soddisfazione sia
all’una che all’altra parte. Si tagliano fuori dal mercato legale potenziali clienti e potenziali prestatori di
servizio. Con la conseguenza che una parte delle transazioni non si realizzano
proprio e altre avvengono in ogni caso, ma nel mercato nero.
Ed
è qui che scattano le tragiche vicende che tutti conosciamo e che consideriamo sempre
come conseguenza inevitabile dell’ “usura”. Parte delle transazioni, avvengono
così in nero e in più a tassi d’interesse ancora più alti, perché adesso i
prestatori devono sopportare costi e rischi aggiuntivi. Infatti se il debito
viene contratto senza alcun tipo di ricevuta valida e se in caso di insolvenza
il prestatore non può adire alle vie legali, gli episodi d’inadempienza immediatamente aumenteranno. Questo induce a una
spirale infinita di comportamenti sleali: tassi più alti e misure di recupero credito
più “forti”. E subito entra in gioco il crimine organizzato. Minacce, paura e
violenza sono i frutti che raccolgono i debitori.
Eliminare
il limite massimo al tasso d’interesse riporterebbe nella legalità tutte queste
transazioni, nomi e cognomi di entrambe le parti sarebbero scritti nero su
bianco e anche eventuali altri reati (es. minacce e uso della violenza)
sarebbero immediatamente rintracciabili. I prestatori non sarebbero, mai più e
in nessun caso, appartenenti alla criminalità organizzata e a questa verrebbe
sottratta una grossa parte dei suoi guadagni. I debitori non soffrirebbero più
di paure riguardanti la propria vita, avverrebbero più transazioni e a tassi
mediamente più bassi di quelli in nero e i casi d’insolvenza diminuirebbero.
Entrambe le curve subirebbero un aumento di soddisfazione.
A
chi interessa veramente mantenere il reato d’usura?