Una raccolta di firme per denunciare l’ultima dittatura d’Europa
18 Febbraio 2011
Arresti arbitrari di oppositori politici, intellettuali e giornalisti scomparsi o trovati uccisi, violenze, pestaggi, detenzioni senza assistenza legale, persone affette da mutismo incolpate di aver gridato slogan contro il governo, torture e pena di morte decisa con un colpo di pistola alla nuca e senza che vengano rese pubbliche data o luogo dell’esecuzione, ispezioni, delazioni, infanzia di Stato, paura, KGB, comunismo.
Non stiamo parlando dell’ex URSS o della prole tedesca che vampirizzava le vite degli altri ma della Bielorussia, l’ultima dittatura d’Europa, dove violenza e paura hanno aggiogato anche le ultime elezioni presidenziali tenutesi a dicembre scorso e rivinte da Alexander Lukashenko (al comando del soviet dal 1994) con l’ottanta per cento dei voti e con seicento persone, tra manifestanti e oppositori politici, arrestate mentre partecipavano a una manifestazione di protesta nella capitale Minsk. Giovedì scorso si è tenuto il primo processo che vedrà tra gli imputati cinque ex candidati alla presidenza insieme a trentasette attivisti accusati di incitamento alla rivolta che il regime ha liquidato come un chiaro tentativo di colpo di stato sponsorizzato dall’Occidente. Intanto, è stata emessa la prima condanna ai danni di Vasili Parfenkov, un attivista dell’opposizione, condannato a quattro anni di carcere duro attraverso un processo lampo e assistito da avvocati “d’ufficio”.
Le grida d’aiuto che partono dal gulag del Batka, il papà della nazione, sono arrivate già da tempo alle orecchie e alla coscienza della European Convention on Liberal Democracy (ECLD), un’alleanza di think tank a livello transatlantico promossa dalla britannica Henry Jackson Society e di cui anche la Fondazione Magna Carta è membro. In una lettera diretta ad Unione Europea e Stati Uniti, l’ECLD condanna nei termini più forti le elezioni fraudolente e le violenze di dicembre, invitando l’Unione europea e gli Stati Uniti ad andare oltre le condanne verbali ed imporre sanzioni rapide sul regime illegittimo di Lukashenka.
L’ECLD chiede inoltre la ripetizione delle elezioni presidenziali e sotto la supervisione internazionale; reclama il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici, il reintegro di tutti gli studenti espulsi dalle università (per ragioni politiche), l’estensione delle sanzioni economiche attualmente ai danni di funzionari bielorussi e, se necessario, delle restrizioni alla loro libertà di movimento all’interno dell’UE e negli Stati Uniti. L’obiettivo è incoraggiare i paesi terzi ad adottare misure sanzionatorio così da intensificare gli sforzi comuni a sostegno dell’opposizione democratica e della società civile in Bielorussia.
Suggerimenti di policies che UE e USA stanno adottando. Soprattutto Bruxelles che ha inserito anche i figli di Alexander Lukashenko, oltre ovviamente al presidente bielorusso, nella lista dei membri del regime di Minsk a cui i paesi Ue non concederanno il visto d’ingresso nel proprio territorio come sanzione per la repressione dell’opposizione nella repubblica ex sovietica. Oltre al capo dello stato, l’UE ha negato il visto ad altri centocinquantasette esponenti del regime, tra cui ministri, personaggi dell’establishment e il capo del Kgb, che in Bielorussia ancora esiste.