Una risposta “indipendente” per Cofrancesco
21 Giugno 2011
Caro direttore Giancarlo Loquenzi,
l’amico Dino Cofrancesco, uno dei più autorevoli maestri del pensiero politico in Italia, di frequente mi riserva su “L’Occidentale” e su altri blog di analogo indirizzo, un’attenzione che non può che onorarmi provenendo da così alta cattedra. Il 20 giugno ha scritto <…per dire che quando lui [Teodori] stava in Forza Italia (e fu a un passo dall’essere eletto alla Camera) le cose non erano così deteriorate…Uno storico che parla come Travaglio… riconferma … che i nostri chierici non “han quell’arte male appresa”, l’arte di Fabrizio Maramaldo, of corse>.
Il 9 maggio aveva scritto <pretoriani della Costituzione e della laicità come Corrado Ocone e Massimo Teodori, i nuovi Mario Appelius della political culture egemone in Italia>. Ovviamente non ho nulla da dire sulla finezza con cui Cofrancesco si rivolge alla mia persona, definendomi di volta in volta “Mario Appelius”, “Maramaldo” e chissà con quali altri simpatici epiteti: vorrei solo precisare un piccolo errore in cui è incorso il filosofo politico: non sono mai stato in Forza Italia, non ho mai avuto la tessera di quella forza politica o simili, non ho mai partecipato ad alcuna riunione di quei partiti, e la mia candidatura in un collegio della Camera nel 2001 era ufficialmente etichettata da “indipendente”, dopo che dal 1994 al 2000 avevo rifiutato diverse altre, e forse più felici, proposte elettorali che sciaguratamente quell’anno accettai “da cretino” (lo scrissi sul Foglio), nell’illusione di potere riprendere a fare politica laica e liberale in sede istituzionale.