Una settimana fa l’attentato: prosegue la caccia al colpevole, 4 mila giovani in piazza per Melissa

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Una settimana fa l’attentato: prosegue la caccia al colpevole, 4 mila giovani in piazza per Melissa

26 Maggio 2012

Ad una settimana dal tremendo attentato che ha colpito la città di Brindisi, tante le piste che ancora si seguono, ma attualmente nessun colpevole. Diverse le ipotesi e molte le ombre che offuscano l’inchiesta. Dopo l’interrogatorio all’uomo sospettato di essere l’attentatore, poi rivelatosi un abbaglio, e dopo l’ondata mediatica che si è riversata – in maniera per molti versi controproducente – sull’andamento delle indagini, c’è stato, quello sì, un cambio di rotta netto. Azzerate le indagini, maggiore riservatezza nei rapporti con la stampa e, soprattutto, nessuna pista ancora da escludere: il gesto isolato di un folle, terrorismo politico, la mafia locale, l’opera di altre mafie. Insomma, siamo nuovamente al punto di partenza.

Tante le contraddizioni: che si volesse colpire una studentessa in particolare, secondo alcuni sarebbe da escludere perché quel tipo di ordigno è indirizzato a colpire nel mucchio, al passaggio della prima persona, attivando l’innesco volumetrico. Ma, d’altra parte, potrebbe anche essere che, in quel mucchio, si volessero colpire proprio alcune ragazze di Mesagne.

Si continua a cercare quindi un collegamento tra l’attentato e la scuola. È questa la pista d’indagine che gli inquirenti stanno cercando di valutare. Un episodio avvenuto a fine aprile, un contrasto a scuola, che vede coinvolto il personale dell’istituto, finito con un “ve la farò pagare” tra l’androne e le scale. Un episodio che emerge dall’indagine, ma non dai verbali e dalle testimonianze. Tempestiva è arrivata la replica del preside dell’istituto Morvillo-Falcone, Angelo Rampino, che in un’intervista ha smentito l’accaduto. “Non si tratta di una vendetta nei confronti della scuola; ho discusso sull’accaduto con genitori, collaboratori e docenti e posso assicurare che non è successo assolutamente niente”. E ancora: “non ci sono state persone nei giorni e nelle settimane precedenti l’attentato che hanno fatto minacce all’interno della scuola”. Poi il dirigente aggiunge altri dettagli molto significativi per comprendere chi possa aver agito e soprattutto come: “Ci sono altre immagini, riprese da altre telecamere nel quartiere, dell’uomo che sabato mattina alle 7.45 ha fatto esplodere un ordigno davanti alla scuola, che circolava nel quartiere, presumibilmente prima dell’attentato”. Ma ciò è tutto al vaglio degli inquirenti.

Si torna a valutare inevitabilmente anche la scuola, che vista la sua intitolazione potrebbe essere il vero obiettivo dell’attentato: uno dei simboli da decodificare per comprendere il movente dell’assassino. Che non ha agito da solo: questa è la convinzione che si fa sempre più largo tra gli inquirenti, da quando il coordinamento delle indagini è passato alla Dda di Lecce, guidata dal procuratore Cataldo Motta. Un lancio di agenzia, giovedì sera, descrive la presenza di altre immagini interessanti, nelle quali s’intravede un’ombra, che potrebbe essere quella dell’uomo che ha premuto il telecomando, ma anche quella di un’altra persona.

Restano fondamentali, poi, per capire quanto accaduto le parole di due studentesse che dichiarano di aver visto, nei giorni precedenti la tragedia, un uomo nel piazzale antistante la scuola che assomiglierebbe a quello del video. Un video in cui il signore di mezza età si nasconde dietro il chiosco, pochi istanti prima del botto, dove resta per una settantina di secondi nei quali la videocamera trema due volte per lo spostamento d’aria. Dopo s’allontana, senza scappare, ma camminando a passo svelto, in assoluta tranquillità, come se fosse abituato a uccidere, come se non fosse accaduto nulla intorno a lui.

Gli investigatori lavorano, inoltre, su altri due indizi: un furgone bianco, di cui gli inquirenti sperano di trovare ben presto la targa, e la miscela esplosiva. Pare infatti che proprio da queste telecamere si sia ripreso l’arrivo, all’alba del 19 maggio, di un furgone bianco dinanzi la scuola, e che qualcuno sia poi sceso per scaricare qualcosa. Per quanto riguarda la miscela esplosiva, non è escluso l’utilizzo di un tronchetto di tritolo, che riaprirebbe le indagini verso la pista mafiosa, visto che la mafia uccide proprio con il tritolo; ad avvalorare questa pista, le molte testimonianze della gente che quella mattina si è precipitata sul luogo dell’attentato; nessuno, a quanto pare, ricorda odore di gpl, piuttosto ricordano un vago odore di polvere pirica o di ammonio.

Si attendono perciò i risultati delle analisi condotte dalla polizia sui detriti e sulle ferite riportate dalle ragazze. Solo così si potrà realmente capire che tipo di ordigno ha colpito la scuola Morvillo-Falcone provocando la morte di Melissa Bassi e il ferimento di altre cinque ragazze.

La città continua a stringersi intorno alle famiglie. Ieri sera, un corteo in ricordo di Melissa è stato organizzato dalla diocesi di Brindisi. I giovani in magliette bianche con torce o candele e in assoluto silenzio, si sono dati appuntamento proprio dinanzi all’istituto colpito dall’attentato. E poi c’è stata la manifestazione nazionale degli studenti di oggi: migliaia di ragazzi, provenienti da tutta Italia, che nonostante la pioggia sono scesi in piazza per dire no alla violenza: "Io non ho paura" è lo slogan che ha accompagnato il corteo di questa giornata, ad una settimana dall’attentato per difendere la scuola e lottare per il futuro.

Un appello è stato rivolto anche ai giornalisti: rispettare le regole della professione, assicurando una informazione equilibrata. “Per indagini su un delitto così serio bisogna far lavorare gli investigatori”, ha ribadito il Guardasigilli Paola Severino. “I rischi della pubblicazione sono tanti: false piste, si può credere di riconoscere una persona che invece è un’altra, come è successo. La grande pressione dell’opinione pubblica, pure comprensibile, non contribuisce a un’atmosfera serena e fa diventare il rischio di errori troppo elevato”, ha detto ancora il ministro. Garantire, dunque, il diritto-dovere d’informazione ma tenendo conto della compessità e delicatezza delle indagini: affinché venga ben presto sciolto il nodo intorno a questo terribile attentato, dando un nome e un volto all’uomo che ha seminato dolore e paura a Brindisi come in tutta Italia.