Una strana campagna elettorale all’insegna del ‘politically correct’
02 Aprile 2012
Manca poco più di un mese alle elezioni Comunali di Isernia, fra pochi giorni le liste diventeranno ufficiali, ed è già possibile dare uno sguardo ai lavori in corso. Dopo che la “sostanza”, cioè le candidature alla carica di sindaco, è stata definita, è interessante vedere la “forma”, cioè il modo in cui i diversi candidati stanno affrontando la campagna elettorale che – come in altre occasioni – è già entrata nel vivo. A differenza di altre volte in cui il clima è parso a dir poco infuocato, però, stavolta gli animi sembrano più pacati, le polemiche si accendono difficilmente e tutto si svolge all’insegna del “politically correct”. Insomma, è una campagna elettorale anomala.
I candidati alla poltrona più importante di Palazzo San Francesco sono alle prese con la definizione delle liste degli aspiranti consiglieri e, contemporaneamente, hanno dato il via a una campagna elettorale in sordina. Rosa Iorio, attuale assessore comunale candidata del Pdl e sorella del presidente della Regione, pare aver scelto una strategia molto “istituzionale”. Cioè, profilo basso, senza proclami roboanti, con un atteggiamento conciliante – anche con l’opposizione -, in precisa coerenza con il ruolo amministrativo che ricopre. Ne è un esempio la gestione della faccenda relativa all’apertura al pubblico del Museo Paleolitico di Isernia. Dopo che sulla questione è stata gettata una luce da parte di una trasmissione televisiva nazionale, il centrosinistra ha colto l’assist per imbastire una polemica contro l’amministrazione comunale responsabile, a loro dire, di non mettere in condizione i turisti di visitare l’area in cui sono stati rinvenuti insediamenti preistorici. Rosa Iorio si è presa la responsabilità di assicurare un futuro alla struttura, assicurando che i finanziamenti ci sono. Una posizione aperta, con cui ha mostrato il fianco ai detrattori, uscendone però rafforzata.
Al di là di queste occasioni la Iorio non è scesa quasi mai in polemica diretta con i suoi avversari, limitando a zero le schermaglie con gli altri candidati. Questo anche perché il suo sfidante diretto, Ugo De Vivo, candidato del Pd (e del centrosinistra) sta tenendo un profilo se possibile ancora più basso, tutto ispirato al “politically correct”. Rispetto a Rosa Iorio, però, questo atteggiamento può dipendere da altri fattori. De Vivo non è un politico, non conosce perfettamente i meccanismi politici e non è particolarmente esperto di come si porta avanti una campagna elettorale. Inoltre, è un candidato scelto dal Pd per cercare di avere la convergenza delle altre forze di opposizione e non ha la tessera del partito. Non è un frequentatore delle segreterie politiche ed è quindi probabile che le strategie di comunicazione in questa fase non siano gestite direttamente da lui.
Praticamente in silenzio anche altri due candidati: l’ex presidente della Provincia, Raffaele Mauro, ed Ennio Mazzocco, a capo di un movimenti civico. Chi invece sta gestendo direttamente la propria campagna elettorale è Gianni D’Uva, figlio di Giustino, ex famosissimo presidente della Regione. In città sono apparsi cartelloni con alcune sue espressioni quantomeno bizzarre. Ad esempio “Sono candidato a sindaco, Dio mi guiderà”, oppure “Per Isernia non ti chiedo di imbracciare le armi ma solo di impugnare… una matita”. Frasi ad effetto, senza alcun retroterra programmatico, ma che hanno almeno incuriosito i cittadini, abituati da sempre a un modello di campagna elettorale molto legata ai temi concreti del territorio, all’amicizia personale con un candidato o alla parentela che, in un collegio piccolo come quello di Isernia, ha fatto spesso la differenza. Bisognerà vedere se alla curiosità su D’Uva i cittadini aggiungeranno una preferenza.
Quello a cui, però, gli elettori isernini si stanno cominciando ad abituare è una campagna elettorale – soprattutto quella dei candidati consiglieri – svolta in gran parte sui social network. Facebook, ad esempio, è diventato negli ultimi giorni la vetrina privilegiata per esporre idee, avviare dibattiti, scambiarsi accuse. Un modo nuovo di comunicare, che fa il suo ingresso ufficiale nella politica locale. Riuscirà la strategia del web 2.0 ad avere la meglio sui metodi tradizionali? Potrebbe essere questo un modo per “svecchiare” la politica cittadina e dar voce finalmente anche ai giovani, slegati dalle segreterie dei partiti.