“Una tregua per il Paese, ma serve uno scatto di reni e un segnale ai mercati”
11 Luglio 2011
Non rinnega le ‘frustate’ al ministro Tremonti su una ‘manovra da psicanalista”. Eppure oggi, Guido Crosetto sottosegretario alla Difesa lancia la ‘tregua’ politica e istituzionale, qui e ora, per difendere l’Italia dalle locuste della speculazione internazionale. Sollecita l’accelerazione del testo già incardinato al Senato pur in un percorso che consideri ulteriori gesti innovativi per dare ‘un segnale immediato di riduzione del debito ai mercati mondiali”. Uno "scatto di reni” che può essere guidato da Berlusconi e Tremonti con “l’apertura mentale a ogni suggerimento” migliorativo e a saldi invariati. Ma l’analisi si allarga anche al Pdl nell’era Alfano.
Sottosegretario Crosetto, da una manovra “da psicanalista” all’appello alla tregua e all’accelerazione del dibattito in Senato. Cosa è cambiato?
Al di là del giudizio sulla manovra che continuo a sostenere e rispetto alla quale modificherei alcune cose nell’impostazione, è cambiato che c’è un attacco speculativo al nostro Paese. Facendo leva su una situazione che sembra poco stabile per problemi interni, la speculazione internazionale si sta muovendo pesantemente. Il rischio vero è che in questa condizione aumenti il differenziale che l’Italia è costretta a pagare rispetto alla Germania e ciò potrebbe vanificare anche alcuni effetti della manovra.
Di qui il richiamo alla ‘tregua’ a partiti e sindacati?
Occorre lanciare messaggi di equilibrio e di serietà al mondo non solo con l’approvazione della manovra rispetto alla quale auspico modifiche ad esempio sull’abbattimento del debito o misure che eliminino le condizioni del deficit. Tutto in un confronto civile che dia l’immagine di un Paese unito e coeso. La ‘tregua’ non vale solo per i partiti, bensì per l’intero Sistema-Paese, per i cittadini, per i sindacati, per i magistrati, per i giornalisti, per la maggioranza e per l’opposizione. E’ tempo di comprendere veramente che se l’Italia non dimostra di essere unita dando all’esterno un’immagine di serietà, può finire nel tritacarne della speculazione internazionale.
Chi ha interesse a mettere l’Italia sulla deriva di un ipotetico default?
La speculazione internazionale si muove sfruttando le debolezze e noi in questo momento diamo un’immagine di debolezza. Altri Paesi magari si scannano internamente ma all’esterno di mostrano compatti: invece da noi ci sono spinte autodistruttive, oltre alla guerra politica condotta contro Berlusconi.
Secondo lei quanto ha influito la sentenza sul Lodo Mondadori, l’inchiesta che tocca Milanese e lambisce Tremonti e le parole di Berlusconi sul ministro dell’economia nell’intervista a Repubblica?
Tutto fa. Nel senso che qualunque elemento, comprese le mie dichiarazioni sulla manovra anche se sono state fatte in un clima più tranquillo dove si poteva avere anche una dialettica critica nei confronti del ministro Tremonti, fa il gioco degli speculatori. Ecco perché tutti dovremmo comprendere la necessità di giocare un altro ruolo.
Quale?
Quello di un Paese che non ha paura, in grado di dare una risposta sulla saldezza dei conti pubblici che secondo me già lo sono, capace di far vedere cosa ancora più coraggiose in questa manovra.
Si è rotto davvero qualcosa nel rapporto tra Berlusconi e Tremonti? E tra Tremonti e il Pdl?
No. Per fare politica non bisogna per forza essere amici e del resto averne è una rarità. Occorre che ci sia una convergenza di obiettivo, la condivisione di un percorso e l’apertura ai ragionamenti. Io sono molto preoccupato…
Per cosa in particolare?
Per quello che ho visto accadere tra venerdì e lunedì.
La Merkel giudica positivamente la manovra del governo italiano e ne sollecita la rapida approvazione.
Con tutto il rispetto per la Merkel, bastiamo noi italiani a sapere cosa c’è da fare.
Il pacchetto di misure sarà modificato su alcuni punti in parlamento. Come è possibile operare a saldi invariati? Quali modifiche intendete proporre?
Si farò tutto il possibile per rispettare i tempi del confronto che ci vuole tra governo e parlamento. Ulteriori interventi si possono fare anche successivamente all’approvazione della manovra. Il Pdl sta lavorando per apportare elementi migliorativi nel rispetto dei parametri.
A suo giudizio quali sono le priorità?
Ritengo fondamentali ulteriori gesti come la vendita di asset e partecipazioni per dare un segnale immediato di riduzione del debito ai mercati mondiali. Se non si riesce a fare adesso vorrei vedere un segnale a settembre.
Ma per i mercati mondiali questa manovra è credibile?
Non lo so. Ho l’impressione che i mercati abbiano già acquisito la manovra e le reazioni in questa fase evidenzino un giudizio di insufficienza.
Si riferisce alla misure per la crescita?
Crescita e riforme strutturali: va aggredito l’organismo che forma il deficit. Un esempio: se ho un’emorragia interna, io posso tamponare ma non risolvo il problema oppure intervenire su cosa mi procura l’emorragia e guarire.
Da Bersani e Casini sono arrivate aperture di disponibilità a collaborare sul fronte delle misure anti-crisi. Solo quattro o cinque emendamenti a saldi invariati. Lei ci crede?
Ci credo e sono contento. Sono convinto che si esca da questa situazione se l’Italia si mostra una buona volta, un Paese vero. Non è questo il momento dello scontro.
Il ministro Romani non esclude il voto di fiducia, ma così si azzererebbero gli emendamenti. Cosa risponde?
Il voto di fiducia è sempre successivo alla discussione nelle commissioni dove vengono presentati emendamenti. In sostanza, non viene tolto spazio alle legittime proposte di tutte le forze politiche.
Sentenza sul Lodo Mondadori. Imputazione coatta per il ministro Romano, inchiesta sulla cosiddetta P4. Cosa c’è dietro, se c’è qualcosa? Un complotto o come l’ha definita Cicchitto una manovra a tenaglia contro premier e governo?
Il lodo Mondadori è una roba che grida vendetta. Una sentenza del genere non sarebbe mai arrivata se il proprietario di Mondadori fosse stato un altro e non Berlusconi. Quanto è accaduto è davvero surreale. Il fatto che ci sia un accanimento ‘terapeutico’ della magistratura nei confronti di Berlusconi e del centrodestra è evidente da tempo.
Capitolo Pdl. Che cartolina le è arrivata da Mirabello?
Non sono un buon giudice di Alfano perché sono fra quelli che fin dall’inizio si è impegnato perché assumesse quel ruolo. Sono convinto che possa rappresentare per il Pdl non una speranza, ma La speranza. E quando dico Pdl intendo la rappresentanza dei moderati in questo Paese. Vorrei che ci fosse più Pdl nel governo e nelle istituzioni, nel senso di un maggiore surplus delle motivazioni per cui questo partito è sceso in campo: più controllo della spesa pubblica, meno Stato nella società.
Regole, sanzioni, trasparenza, merito, partecipazione, primarie. Sono le parole chiave dell’era Alfano. Ma come si traducono in fatti? Di cosa c’è bisogno?
Intanto di lasciare che Alfano cominci a lavorare e non tirarlo per la giacchetta. Per la conoscenza e l’intelligenza che ha Alfano, sono sicuro riuscirà a costruire un percorso nuovo per il Pdl. L’apertura alla democrazia non significa, come dice qualcuno, il caos. Ogni volta che si tocca l’argomento ci sono tante persone pronte a dire che democrazia vuol, dire che sono il più bravo. Non è così, c’è da dimostrarlo.
Partito di onesti. Il Pdl ha tra i valori fondanti il garantismo ma garantismo non significa impunità. Alfano ha detto che di perseguitati dai pm c’è solo Berlusconi. Come mantenere la barra dritta sul garantismo senza scivolare in una certa tentazione giustizialista?
C’è un solo modo: diventare un Paese civile.
In che senso?
Un Paese nel quale uno viene dipinto come un delinquente quando è stato accertato che lo sia. Noi dall’avviso di garanzia in poi abbiamo intercettazioni, pure private, pubblicate sui giornali. E magari quelle persone sputtanate mediaticamente tra cinque-sei anni risulta che sono innocenti. E’ difficile essere garantisti in un sistema del genere. Io credo che un partito debba essere durissimo con chi ha abusato della sua posizione o del suo potere, ma non me la sento di giudicare una persona per due articoli su Il Fatto. Ho visto dichiarazione anche di colleghi del Pdl favorevoli all’arresto. Leggendo i giornali Papa veniva fuori come uno che ha comprato orologi da un ricettatore. Poi ho parlato con un amico in Giunta che ha ascoltato la testimonianza di Papa che ha portato le ricevute di quell’acquisto ed è emerso che lo ha fatto non da un ricettatore ma da un gioielliere. Se rimanevo ai giornali, avrei avuto di lui un giudizio pessimo. Bisogna fare attenzione: quando la politica non è forte si fa prendere essa stessa dalla superficialità.
Sui casi Papa e Milanese secondo lei cosa dovrebbe fare il Pdl?
Sentire tutte quelle persone che abbiamo delegato in Giunta ad esaminare le carte. Ciò che deve emergere è la verità, niente altro: se viene fuori che queste persone sono da difendere va fatto a spada tratta, anche sapendo di andare contro l’opinione pubblica, perché è il coraggio della verità che chiunque deve avere. Se, invece, verrà fuori che queste persone si sono comportare contro i nostri valori, va detto chiaramente. Ma non va fatto sull’onda dei titoli dei giornali.
Alfano sarà il prossimo candidato premier nel 2013 come annunciato da Berlusconi?
Né a Berlusconi, né ad Alfano né a noi interessa sapere chi è il prossimo candidato premier. Conta il messaggio politico e il futuro del Paese che sogniamo e che vogliamo realizzare. Poi, chiaramente, il Pdl esiste come esistenza prima Fi, grazie a Berlusconi. Non c’è nessuno, neanche la somma delle persone più autorevoli che possa raggiungere la visibilità e il consenso di Berlusconi.
Primarie sì, ma come? Per legge e anche per il candidato premier?
Ben vengano. Primarie per sindaci, per le cariche principali. Io sono favorevole a disciplinarle per legge e farle diventare un momento di credibilità della politica nel suo complesso, un modello di dialogo coi cittadini. Così come ripenserei al ruolo di Camera e Senato.
Cioè? Si riferisce ai costi della politica?
Da imprenditore le dico che il mio problema non è mai stato quanto guadagnava un dipendente ma ciò che produceva. E avevo dipendenti che guadagnavano più di deputati e senatori ma facevano moltissimo. Il punto è restituire a Camera e Senato un ruolo di mediatori del Paese, dare la possibilità che il controllo dei conti sia fatto come accade negli Stati Uniti. Insoma, ridare alle assemblee elettive quei poteri che la politica ha assegnato ad esempio alle authority. Su questo mi aspetto cose innovative.
Come si costruisce il partito dei moderati quando l’Udc continua a dire no se in campo resta Berlusconi?
Se noi costruiremo il partito dei moderati nei fatti, l’Udc non potrà che partecipare con noi. .
Urso e Ronchi hanno lasciato Fli aderendo alla costituente popolare lanciata da Alfano. E’ finito il progetto politico di Fini? E il terzo polo di Casini che fine fa?
Il progetto politico di Fini è morto nel momento in cui hanno prevalso Bocchino e Granata con uno spostamento dell’opposizione di Fli. Se il partito avesse fatto il suo percorso cioè quello di proporsi come terza gamba della coalizione, forse oggi sarebbe centrale nella politica italiana. Invece si è messo a sinistra dell’Idv e ora difficilmente riuscirà a riposizionarsi. Il terzo polo non è mai nato. Secondo me era la giustificazione che serviva per spiegare al Paese perché si voleva buttare giù il governo e Berlusconi.