Un’apocalisse nucleare? No, quella dello tsunami

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Un’apocalisse nucleare? No, quella dello tsunami

18 Marzo 2011

I gravi danni alla centrale giapponese di Fukushima hanno catalizzato negativamente l’attenzione della classe dirigente italiana, della carta stampata e dell’opinione pubblica del nostro Paese sui rischi dell’energia nucleare. Abbiamo registrato non solo i toni virulenti degli antinuclearisti, Di Pietro e Vendola, ma anche i dubbi di quanti il piano nucleare dovrebbero sposarlo, il ministro Romani e il manager Chicco Testa, che adesso chiedono “un momento di riflessione”. In queste condizioni l’eventuale nuovo referendum sul nucleare – previsto in Italia per il 12 giugno – rischia di finire come il precedente dell’87.

Quel che è accaduto a Fukushima è senza dubbio un evento con delle ricadute potenzialmente disastrose e destinate a durare per settimane, ed è per questo che i grandi leader mondiali hanno rimesso al primo posto il tema della sicurezza nucleare. Il reattore 3 di Fukushima continua a preoccupare gli esperti e ieri una nuova colonna di fumo si è alzata dagli impianti danneggiati. La Tokio Electric Power (Tepco) non è ancora riuscita a ripristinare le forniture elettriche necessarie alle pompe che versano acqua negli impianti per impedire il surriscaldarsi delle barre di uranio. Il governo ha denunciato la Tepco per non aver passato alle autorità tutti i dati necessari. I reattori, si è detto, non sono proprio di ultimissima generazione ed è stato evocato anche lo spettro delle scorie disseppellite dalla furia dello tsunami.

Ma i tassi di radioattività a Fukushima, che adesso salgono, sono destinati a scendere. Le scorie "riposano" a grandissima profondità. Nessuna nube nucleare ha raggiunto Tokyo, com’era stato minacciato. Tra oggi e domani dovrebbe tornare l’energia elettrica per azionare le pompe nelle piscine di stoccaggio, scosse di assestamento permettendo. Non bisogna minimizzare ciò che sta accadendo in Giappone, ce lo impedisce il sacrificio dei tecnici rimasti a lavorare sui reattori a contatto con le radiazioni, ma non ci sono state "vittime del nucleare" a Fukushima, almeno non ancora. Dovremo aspettare del tempo per verificare gli effetti delle radiazioni su chi è rimasto nella zona contaminata. Detto questo, come mai nessuno si chiede quale sia stato o potrebbe essere il numero dei morti e degli intossicati da altre sostanze chimiche, considerando che tante industrie pericolosissime sono saltate per aria?

Vecchi come sono, i reattori giapponesi hanno comunque resistito a un terremoto di magnitudo 9, nonostante fossero stati testati fino a magnitudo 8. A Oganawa, dove si credeva che dovesse accadere chissà quale disastro, quand’è scoppiato il terremoto qualcuno ha cercato rifugio proprio nella centrale considerandola il luogo più sicuro. Il presidente dell’istituto italiano di geofisica e vulcanologia, Enzo Boschi, ha dichiarato che “l’accelerazione al suolo osservata durante il terremoto in Giappone nei pressi delle centrali nucleari è stata minore di quella registrata durante il terremoto dell’Aquila”. Il complesso di Fukushima ha retto al sisma, dunque, ma non allo tsunami, il peggior evento cataclismatico degli ultimi 65 anni di storia giapponese.

Lo tsunami è il grande protagonista dimenticato di questa “apocalisse”. Le immagini di devastazione che abbiamo visto in tv ci ricordano qual è la forza della natura e quanto può essere matrigna. A Fukushima centinaia di persone sono morte per il crollo di una diga, non per colpa della radioattività. Secondo la polizia giapponese, le vittime del binomio terremoto-tsunami sarebbero ventimila, seicentomila gli sfollati. I superstiti non hanno cibo e riscaldamento a sufficienza, il carburante scarseggia, la Borsa di Tokyo e lo yen continuano a deprezzarsi. “Non c’ è carburante per il riscaldamento, per mettere in moto le scavatrici, per distribuire i soccorsi,” ha detto sconsolato uno dei sindaci delle città colpite dalla furia del mare.

Il Giappone, povero di materie prime e dipendente dal petrolio del Golfo Persico, nei decenni scorsi aveva fatto del nucleare la risorsa per garantirsi almeno un certo livello di autosufficienza energetica. Circa il 30 per cento dell’energia elettrica necessaria a sfamare la terza economia al mondo veniva dalle 56 centrali nucleari disseminate nel Paese. Lo tsunami, travolgendo gli impianti di Fukushima, ha intaccato anche questa certezza di farcela da soli.