Unar: Generazione Famiglia, smantellare monopolio lgbt a scuola
21 Febbraio 2017
“Lo scandalo dei finanziamenti Unar a enti che organizzano stabilmente orge nelle loro sedi, dando spazio anche a documentati fenomeni di prostituzione, assume caratteri ancor più raccapriccianti se si considera che le stesse associazioni, spesso tramite la sponda complice dell’Unar, sono proprio quelle che entrano nelle scuole italiane di ogni ordine e grado per rieducare i nostri figli e nipoti sui temi delicatissimi della sessualità e dell’affettività”: lo afferma Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia.
“Proprio l’Anddos, l’associazione al centro dello scandalo di queste ore – prosegue Savarese – risulta attiva promotrice a Roma del progetto ‘Sessualità e Differenze’, in collaborazione con l’associazione Scosse della rete Educare alle differenze. Il progetto di Anddos mira a diffondere negli ambienti scolastici il ‘diritto all’informazione sessuale’ secondo quanto disposto dagli Standard sull’Educazione Sessuale in Europa diffusi nel 2010 col patrocinio dell’Oms. Un documento dal valore pedagogico contestatissimo che raccomanda, tra il resto, di dare informazioni sulla ‘masturbazione infantile precoce’ ai bambini nella fascia d’età 0-6 anni”.
“Il progetto di Anddos si concentra sull’informazione sessuale di giovani e adolescenti come forma di contrasto al diffondersi di malattie veneree come l’Aids: ci pare assurdo immaginare che abbia titolo per affrontare questo discorso chi organizza nelle proprie sedi occasioni di assoluta promiscuità come quelle mostrate dalle Iene”.
“E’ giunto davvero il momento di smantellare il monopolio lgbt nelle scuole italiane, iniziando con il blocco immediato di tutti i progetti sulla sessualità e sull’affettività in cui questi enti sono coinvolti. Chiediamo al ministro Fedeli che convochi con urgenza un tavolo ministeriale straordinario dove poter indicare con precisione dove, come e quando questi soprusi continuano a verificarsi. Quando si parla di educazione di minori, specialmente su temi così intimi e delicati, l’interlocutore del Miur deve essere soltanto uno: le famiglie italiane e le associazioni che le rappresentano”, conclude.