Unicredit. Domani Cda straordinario sul top manager Profumo

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Unicredit. Domani Cda straordinario sul top manager Profumo

20 Settembre 2010

Stretta dei soci di Unicredit sul caso Libia e sull’operato dell’amministratore delegato Alessandro Profumo. Domani pomeriggio a Milano è in programma un Cda straordinario con all’ordine del giorno i rapporti con il top management.

E’ salita infatti la tensione fra i soci di Unicredit. Secondo quanto risulta, diversi azionisti avrebbero ormai apertamente chiesto un avvicendamento alla guida della banca di Piazza Cordusio e diversi consiglieri sarebbero pronti a sostenere una eventuale sfiducia in Cda. Ad Alessandro Profumo, oltre alla mancata comunicazione dei movimenti dei soci libici, sarebbero imputati soprattutto i risultati economici al di sotto delle attese e la perdita di valore del titolo.

Due fattori che stanno svalutando nel tempo gli investimenti fatti. In questo contesto, che le fonti interpellate definiscono "in rapida evoluzione", sarebbero già in corso contatti e consultazioni per arrivare ad un eventuale show down con un candidato forte da sostenere per l’avvicendamento sulla poltrona dell’Ad.

L’identikit sarebbe quello di un uomo che assicuri affidabilità e credibilità a livello nazionale e internazionale, che abbia riconosciuta esperienza nel settore finanziario e che, soprattutto, venga accolto con favore dal mercato. Non è da escludere l’ipotesi, che sarebbe stata avanzata nelle ultime ore, di una fase di transizione con le deleghe dell’Ad affidate al presidente Dieter Rampl. Rampl è infatti riconosciuto come un interlocutore affidabile da un nucleo compatto di soci, privati, fondazioni e tedeschi, che da mesi chiedono una dialettica diversa con il vertice operativo della banca. Si tratta, oltre alle fondazioni Cariverona, Crt e Carimonte, di azionisti del calibro di Allianz, Maramotti, Pesenti, pronti a far sentire la propria voce in un passaggio cruciale per la banca di cui sono azionisti stabili.

"Noi siamo stati storicamente i più fedeli alla linea di Profumo. Occorrerà verificare in assemblea, dove parteciperemo, se il suo operare sia stato o meno conforme ai nostri interessi". È questo il giudizio del presidente della Fondazione Crt Andrea Comba sull’amministratore delegato di Unicredit in un’intervista al Corriere Economia. Comba interviene anche sul tema della scalata dei soci libici. "È un problema di diritto pubblico straniero" risponde Comba alle domande di Corriere Economia, perché bisogna stabilire se la Banca Centrale della Libia è un organo oppure no. E si somma a "un problema di diritto pubblico" quando si sottolinea che la particolarità della Libia è di essere uno Stato con una sola persona al vertice.

"Si prevede che Unicredit Group espanda le sue attività in Libia e che giochi un ruolo importante nell’aiutare le compagnie italiane che stanno facendo affari in Libia e negli sforzi della Banca Centrale di Libia per modernizzare il sistema bancario libico". Questa una delle ragioni che hanno indotto la Banca Centrale Libica (Cbl) ad incrementare il proprio investimento in Unicredit, secondo quanto riporta il comunicato ufficiale dell’istituto di emissione della Jamahiriya.

Lo scorso 9 agosto l’istituto presieduto da Farhat Omar Bengdara, vicepresidente di Unicredit, aveva rilasciato al gruppo italiano un’autorizzazione preliminare per l’apertura di una filiale nel paese che si affaccia sul golfo della Sirte. Tra l’altro, la banca centrale sottolinea "la maggior parte dei membri del board della Banca Centrale Libica sono indipendenti e non vengono dal settore pubblico". Tutti gli "investimenti strategici" effettuati dalla Cbl, spiega la banca, "dovrebbero largamente soddisfare due condizioni, quella di essere finanziariamente solidi e di essere fatti in paesi con forti legami economici con la Libia. I legami economici della Libia con l’Italia sono solidi e in espansione".

L’investimento in Unicredit, ricorda ancora la Banca Centrale Libica, data dai primi anni Novanta, quando l’istituto di emissione investì nella Banca di Roma, poi Capitalia, fusasi con Unicredit. In occasione della crisi finanziaria, continua la Cbl, "diverse banche internazionali si sono rivolte alla Cbl chiedendole di acquistare una quota strategica (nel loro capitale, ndr). Il board della Cbl ha deciso che incrementare l’investimento in Unicredit corrispondeva ai suoi criteri per un investimento di capitale di lungo termine e che un tale investimento avrebbe ulteriormente rafforzato i legami economici tra la Libia e l’Italia".