Unicredit prende a calci la Roma, ma gli altri club non sorridono

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Unicredit prende a calci la Roma, ma gli altri club non sorridono

04 Novembre 2009

Ci risiamo, la telenovela tra il mondo del calcio e le banche non è destinata a esaurirsi. L’ultimo capitolo riguarda la AS Roma, squadra capitolina al centro della trama da almeno un paio d’anni. UniCredit corporate banking – del gruppo UniCredit – ha pignorato lo scorso 16 settembre due hotel della Famiglia Sensi (proprietaria di Italpetroli, società controllante la As Roma).

I due alberghi in questione sono il “Filippo II”, all’Argentario, e il “Subay Park Hotel”, a Civitavecchia. A quanto pare un duplice atto è stato depositato presso i Tribunali di Grosseto e Civitavecchia. Ma non è tutto, ieri si è appreso che l’avvocato Roberto Cappelli, rappresentante dell’Unicredit nel Consiglio d’amministrazione di Italpetroli, presenterà le sue dimissioni in settimana, aprendo di fatto la strada all’allontanamento dell’istituto dalla società.

La banca, è cosa risaputa, vanta un credito di circa 300 milioni di euro verso Italpetroli. Nelle prossime settimane quindi porterà avanti 7 richieste di decreti ingiuntivi per ottenere i pignoramenti su società immobiliari e petrolifere del gruppo dei Sensi, mentre altri 6 sarebbero al momento fermi. L’istituto di credito comunque, confermando la volontà di rientrare del debito con ogni mezzo possibile, è disponibile ad un tavolo di trattative che possa evitare così la soluzione finale dell’asta del tribunale.

Gli scenari futuri, per i Sensi e per tutti i tifosi, non sono rosei. Se non si troverà una soluzione entro 6/8 mesi il primo passo sarà la nomina di un custode (per i due hotel già pignorati e anche per tutti quelli che potrebbero subire lo stesso procedimento a breve) e, successivamente, una perizia sul valore degli immobili che potrebbero finire all’asta, anche se non prima di un anno a partire da oggi.

Sul web, sempre prodigo di commenti, si sono sbizzarriti i tifosi giallorossi, stranamente d’accordo sulla posizione da tenere. Tra un colorito ”Forza Unicredit: Pignoragli anche le mutande a questa sanguisuga (Rosella Sensi,presidentessa della As Roma, Ndr)” lasciato da Stefano a un altrettanto chiaro “speriamo che questa sia la volta buona per levarci a questa (sempre la signora Sensi, ndr) dalle scatole” di tale Fabio Totti si giunge al punto focale con Syr7: ”il discorso è vedere se troviamo il Paperon de’ Paperoni alla Berlusconi prima maniera o alla Moratti…“. Insomma, in un momento di difficoltà non si cerca chi possa rilanciare la società attraverso scelte oculate o investimenti mirati, ma solo il ricco a cui togliere qualche centinaio di milioni. Questa è la mentalità alla base dei disastri degli ultimi anni, a partire dal famoso decreto “spalmadebiti”, resosi necessario agli inizi del nuovo millennio per calmierare la prima bolla speculativa dei “pallonari” e che accompagnerà i club negli anni, con rate da pagare fino al 2030.

Si potrebbe pensare che la As Roma sia l’unica ad essere in una situazione delicata e di forte passivo, ma naturalmente non è così. Tutto il movimento, non solo in Italia, è implicato in un gioco di interessi e passivi difficilmente sanabile.

Solo pochi giorni fa il presidente dell’Uefa, Michel Platini, si è trovato al centro di una piccola polemica con l’Inter. “Le roi”, in un’intervista al Daily Telegraph, aveva inserito la società di Moratti in un elenco di grandi club europei fortemente indebitati, subendo la risposta piccata del patron nerazzurro, che ha ribadito l’equilibrio dei conti dell’Inter dopo aver compiuto l’annuale ricapitalizzazione. In parole povere è permesso ripianare un debito pregresso del club semplicemente coprendolo con soldi personali. Garantendo, di fatto, giocatori importanti e vittorie solo a chi ha a disposizione grandi mezzi economici.

Proprio su questi meccanismi, contorti ma legali, si innesta il piano di "Fair play finanziario", in vigore dal 2012, voluto dalla Uefa per risistemare i conti del calcio. Il nuovo assetto vedrà impegnati i grandi club europei a rientrare dei loro “buffi” (come si direbbe a Roma, tanto per rimanere in clima capitale) entro tre anni. “Il criterio che seguiremo – ha spiegato Platini – è che chi vorrà partecipare alle nostre competizioni non potrà spendere più di quanto incassa. Tutti i proprietari mi hanno chiesto una migliore filosofia, più trasparenza”. Dovrebbero venire favoriti anche vivai e infrastrutture sportive, per garantire investimenti più a lungo termine e abbattimento dei costi.

Il fine ultimo sarà anche di garantire una certa equità tra gli stati; in Germania ad esempio i debiti non sono permessi, mentre in Inghilterra e da noi sono tollerati purché si ripianino. Ancora, il regime fiscale spagnolo è agevolato rispetto a quello degli altri paesi, permettendo un costo minore per l’acquisizione e il pagamento dei giocatori.

L’esempio eclatante del “potere del più ricco” è ancora fresco nelle memorie di tutti gli sportivi. Il Real Madrid questa estate ha sfruttato tutti i buchi nella legislazione economica del pallone spendendo complessivamente più di 250 milioni per gli acquisti di Cristiano Ronaldo (94 milioni di euro), Kaka’ (65), Karim Benzema (35), Xabi Alonso (30), Raul Albiol (15), Alvaro Negredo (5), Esteban Granero (4) e Alvaro Arbeloa (4). Il totale dei debiti, per ammissione dello stesso presidente dei “galattici”, è di 327 milioni di euro. Che verranno estinti semplicemente con una generosa iniezione di liquidi dall’esterno.

Un elenco delle squadre indebitate, direttamente o attraverso le società controllanti(ad esempio, Roma, Manchester City, Inter, Arsenal), dei sotterfugi legali (plusvalenze, ricapitalizzazioni) e delle nefandezze varie che ci rotolano tra i piedi insieme alla vecchia sfera di cuoio sarebbe lungo e inutile. E’ il concetto stesso di “giuoco del calcio” ad essere a rischio, stretto com’è tra business, affari e immagine. Siamo fermamente convinti che la riforma di Platini non potrà che migliorare la situazione, sempre che entro il 2012 il pallone non esploda, magari bucato da un “Paperon de’ Paperoni” pentito.