Unioni civili, Alfano e sinistra Pd in rotta di collisione
06 Gennaio 2016
Alta tensione tra Alfano e la sinistra Pd con l’avvicinarsi del voto sulle unioni civili, il controverso ddl Cirinnà che sarà votato a fine gennaio in Parlamento. "Sulle unioni civili non abbiamo spostato di un millimetro la nostra posizione", ha detto ieri il ministro Alfano, leader di Ncd, in una intervista al Tg3. "Diciamo sì al rafforzamento dei diritti patrimoniali anche per persone dello stesso sesso che si uniscono in un vincolo, ma diciamo un no a caratteri cubitali alla piena equiparazione con il matrimonio e all’adozione". Alfano ha ricordato che le unioni civili "non fanno parte del programma di Governo", aggiungendo però che "c’è sempre il rischio che una palla di neve si ingrandisca e diventi una slavina. Quindi spero che il Pd da qui alle prossime settimane trovi un punto di equilibrio scongiurando l’equiparazione al matrimonio e le adozioni".
A stretto giro arriva la replica di Gianni Cuperlo, della sinistra piddina: "Quel che Alfano non dice ma lascia intuire è che per lui la soluzione migliore sarebbe una spaccatura del Pd, con la sinistra che se ne va e la nascita di quel partito della Nazione evocato da alcuni e finora smentito dai più", dice Cuperlo che rilancia: "Alfano lasci perdere la sinistra dentro e fuori il Pd. Tutto sommato non è cosa che lo riguarda e la materia mostra pure di conoscerla poco. Sul punto sono certo che anche dal vertice del mio partito giungerà una risposta chiara. Netta e chiara", conclude. Per Miguel Gotor, sempre sinistra Pd: "Alfano teme di essere abbandonato da Renzi, suo nuove protettore politico".
Insomma, a circa due settimane dalla presentazione degli emendamenti sul ddl, questo è il livello del dialogo tra le forze di maggioranza, Pd e Ncd, bordate dai rispettivi fronti. Ncd-Ap è contro la stepchild adoption, ma anche contro l’affido rafforzato, emendamento alle adozioni maturato tra i cattolici Pd ma che, secondo Alfano, "per come si sta configurando, se non è zuppa è pan bagnato. Noi non ci stiamo". Insomma, i nodi vengono al pettine, anche perché nelle ultime 48 i vicepresidenti Pd, Serracchiani e Guerini, non hanno fatto mistero che sulle unioni civili il Pd è pronto all’abbraccio con Movimento 5 Stelle e SeL.
Maggioranze variabili per un partito, quello democratico, che guarda sempre di più ai pentastellati e sempre meno all’alleato di governo, l’Ncd. Dalla consulta alle unioni civili l’elenco si allunga, con Paolo Becchi, l’ex ideologo grillino, che ieri se n’è andato sbattendo la porta uscendo dal movimento e ha denunciato il "nazareno segreto" tra pentastellati e democrats. Così, mentre Renzi vira sempre più pericolosamente a sinistra, aumentano le difficoltà di Alfano e del Nuovo Centrodestra di restare in un governo pronto a prendere provvedimenti cari innanzitutto alla sinistra. Del resto era stato lo stesso Renzi a ricordare che temi come la stepchild adoption rientravano nelle proposte nate dalla Leopolda.
L’errore di Ncd resta quello di non aver messo al momento giusto i necessari paletti al ddl Cirinnà, ad esempio quando si è deciso di fissare la data sulla sbarco della legge nelle aule parlamentari a gennaio. Ncd-Ap, prima di Natale, in Senato, non ha sostenuto la proposta fatta da Carlo Giovanardi di stralciare il ddl sulle unioni civili dal calendario, riportandolo in commissione Giustizia. Scivoloni, forzature e promesse che ora rischiano di non essere mantenute. Il centrodestra di governo presto si troverà a dover fare i conti con il nuovo asse piddin-pentastellato, cominciando con le unioni civili e la stepchild per arrivare appunto alla cittadinanza o ad altri provvedimenti che continuano a definire e distinguere le appartenenze politiche. Il partito di Alfano, almeno in Senato, può comunque mettere sul piatto i numeri che reggono l’esecutivo, che sono determinanti. Ma Alfano è pronto a mettere in discussione la presenza di Ncd al governo?