Unioni civili e utero in affitto: la fiera delle ipocrisie
10 Febbraio 2016
I numeri in Senato sulle unioni civili sembra ci siano. Mentre si fa la conta di chi ci sta sulla legge così com’è, il leader di Ncd Alfano continua a prendere sberle dagli alleati del Pd. Il dibattito sull’utero in affitto infuria, investendo donne importanti del Pd come la Finocchiaro, ma si sta trasformando in un mantra delle anime candide, l’ennesima ‘arma di distrazione di massa’ per far passare il ddl Cirinnà. Questa in estrema sintesi lo scenario che si apre oggi in parlamento prima del voto. Scenario che proviamo a spiegare meglio.
Pallottoliere alla mano, il Pd dovrebbe raggiungere la maggioranza assoluta in Senato. Il partito sembra orientato a votare a favore anche se probabilmente perderà dei pezzi strada facendo (sarebbero una ventina i parlamentari dem che non risponderanno all’ordine di scuderia, perlomeno sulla stepchild). Per arrivare a quota 161 senatori, Renzi punta sui ‘verdiniani di sinistra’, alias Movimento 5 Stelle, che ancora ieri sera, con la senatrice Taverna, hanno assicurato che non faranno lo sgambetto al governo. Nonostante l’abile mossa di smarcamento di Grillo i suoi parlamentari sembra ci abbiano preso gusto a fare da stampella , accettando di prestarsi alle maggioranze variabili. Viene dato per sicuro anche il sì dei senatori di SeL, più qualcuno di Gal e qualcun altro tra gli ex grillini confluiti nel misto. Potrebbe bastare ma Renzi vuole coprirsi le spalle: nella sua strategia del ‘doppio forno’ c’è posto per i fedelissimi ‘verdiniani doc’ di Ala e qualche senatore di Forza Italia.
C’è poi l’alleato di Renzi al governo, il Nuovo Centrodestra. Neanche 48 ore fa Renzi, Boschi e i capigruppo dem in Senato hanno fatto il punto della situazione: si va avanti con il disegno di legge così com’è, un bel due di picche agli alfaniani. “Il Pd è sempre sulla stessa linea, che non contempla neanche l’ipotesi dello stralcio della stepchild. Si lavora per una maggioranza parlamentare che approvi il testo”, ha detto il senatore Rosati. Concetto ribadito dal collega renziano Marcucci: "Un grande partito come il Pd non cambia idea così facilmente". Alfano e compagnia devono anche fare i conti con il popolo dei Family Day, che alle mediazioni risponde chiedendo un deciso no al Cirinnà. Sul sito di CitizenGo è possibile firmare un appello rivolto proprio ai centristi, nel quale si chiede di mostrare “coerenza e coraggio”. L’appello in tre giorni ha raccolto trentamila firme. La richiesta è semplice: Alfano metta in discussione la presenza di Ncd al governo per fermare il Cirinnà.
Da registrare anche il botta e risposta tra il capogruppo alla camera di Ncd, Lupi, e il quotidiano Tempi, uno scambio di lettere che si è concluso con la replica del direttore del giornale, Luigi Amicone, all’ex ministro: “È su questo punto essenziale (l’uscita di Ncd dal Governo, ndr) che dissentiamo radicalmente,” scrive Amicone, “tu e il ministro Alfano siete convinti che le riforme istituzionali sono Parigi e valgono bene una messa. Noi, invece, restiamo convinti della lezione di Havel e consideriamo la Cirinnà una partita molto più importante – per te, per Alfano, per il vostro partito e soprattutto per il nostro popolo – delle riforme che avete condiviso con Renzi”. Come pure vanno ricordate le divisioni emerse dentro l’Udc, alleato di Ncd in Area Popolare: il senatore Buttiglione vede l’accordo di maggioranza a portata di mano e chiede di non far saltare tutto all’ultimo momento. Il segretario Cesa ha annunciato invece che l’Udc uscirebbe dal governo con una maggioranza Pd-M5S.
Da ultimo, la questione dell’utero in affitto. Perché Renzi la sta usando come ‘un’arma di distrazione di massa’? Per capirlo basta riavvolgere il nastro e ascoltare l’intervento in Senato della senatrice dem Finocchiaro: da una parte, Finocchiaro dice che l’articolo 5 del ddl, quello sulla stepchild, può essere tranquillamente votato perché non esporrebbe al rischio della maternità surrogata. Dall’altra, la senatrice annuncia nientemeno che una mozione per “la messa al bando universale” dell’utero in affitto.
Noi, donne di sinistra, il ragionamento della Finocchiaro, risponderemo all’altro appello, quello fatto
dalla deputata francese Dumont, socialista, alle femministe di ‘Se non ora quando’: “I francesi, gli italiani e tutti gli altri, devono impegnarsi per l’abolizione universale dell’utero in affitto", ha detto Dumont, perché si stratta di una battaglia di sinistra, che “riguarda il concetto di progresso, dell’indisponibilità e della non commercializzazione del corpo umano” Discorso diverso per la Finocchiaro: la carta universale per l’abolizione dell’utero in affitto noi donne di sinistra la sottoscriviamo ma giacché ci siamo teniamoci comunque il Cirinnà, compresa la stepchild, così mentre tuoniamo contro l’utero in affitto e invochiamo la messa al bando universale, legittimiamo la pratica in Italia.
Da questo punto di vista va reso atto al ministro Lorenzin di aver espresso una posizione più coerente. Lorenzin ha chiesto lo stralcio della stepchild, ha detto di ritenere che “il Paese sia contrario” alle adozioni gay,e lo va ripetendo in tutte le trasmissioni possibili. Ma Lorenzin non mette certo in discussione la presenza di Ncd al governo, e lo ha sempre espresso con grande chiarezza. Se è necessario fare una lotta strenua contro una pratica definita "ultraprostituzione", allora il ministro dovrebbe giocarsi qualcosa di più di qualche intervista.
Ma l’impressione è che su questo tema si stia recitando una ridicola pantomima: alzare la voce contro l’utero in affitto aspettando che passi il ddl, tanto poi, male che vada, stralciato o meno, ci penserà qualche ricorso alle corti europee a far tornare i conti. Di nuovo, Renzi, Alfano, i parlamentari del Pd e di Ncd, stanno dimostrando di andare nella direzione opposta a quella del Family Day. Non si tratta di correggere o emendare il Cirinnà, l’unico sistema per fermare questa legge è votare contro, rimandarla in commissione e approfondirne gli aspetti incostituzionali (proprio dalla commissione il ddl non è mai passato, violando le regole parlamentari). Così torniamo all’appello rivolto sul web ad Alfano: caro Angelino, minaccia di rompere questo esecutivo, fanne una vera battaglia politica, e se davvero i tuoi voti contano qualcosa allora falli pesare fino all’ultimo sul Governo.