Unipol, per D’alema la soluzione viene dall’Europa
19 Settembre 2007
Massimo D’Alema nel luglio 2005 era
parlamentare europeo. Non italiano. E nessuno al mondo in due anni sembra
essersene accorto a partire dall’interessato e da tutti i membri della giunta
per le autorizzazioni a procedere della camera dei deputati, senza dimenticare
la gip milanese Clementina Forleo. Che ora vedrà molto probabilmente tornare indietro gli atti
mandati a Montecitorio alla commissione presieduta da Carlo Giovanardi. Sulla
busta troverà scritto: “Restituire al mittente, indirizzo sbagliato”.
Per D’Alema infatti l’autorizzazione a utilizzare le telefonate in cui parla con
Giovanni Consorte della scalata Unipol alla Bnl dovrà essere Strasburgo a
concederla. E la ormai imminente decisione del suddetto organismo, prevista
addirittura per domani, non ci sarà più.
Il relatore sulla posizione di D’Alema, Elias Vacca dei comunisti dilibertiani,
ha chiesto tempo per decidere cosa proporre alla Giunta. Che tornerà a riunirsi
mercoledì prossimo. Anche se lo stesso Vacca oggi ha fatto capire che il suo
orientamento è identico a quello già esternato da
Giovanardi un po’ a tutti i media che si sono affacciati alla Commissione per
le immunità parlamentari: “Se le cose stanno così non c’è dubbio che noi dobbiamo
spogliarci della nostra competenza”.
Questo colpo di scena, che lui chiama “coniglio dal cilindro”, non è
piaciuto per niente a Federico Palomba dell’Italia dei Valori, il fidato collaboratore
di Di Pietro nella giunta. Palomba infatti dice di essere “assolutamente
contrario” al rinvio, perché “c’era la possibilità di decidere e il
Parlamento europeo non è competente”. In particolare Palomba si dichiara
assolutamente contrario al fatto che “se
un coniglio esce dal cilindro altri conigli cerchino di attaccarsi a quella
coda”. Almeno “sulle altre richieste si deve decidere”, ironizza
l’ex presidente della regione Sardegna con riferimento agli atti riguardanti Cicu e Fassino. Ma quel che
probabilmente succederà, invece, come in un grottesco gioco dell’oca
giudiziario, è che torneranno alla Forleo tutti gli incartamenti e che la gip
dovrà riformulare le proprie richieste inoltrando quelle per D’Alema a
Strasburgo e facendo tornare quelle per Fassino e Cicu a Montecitorio.
Nel dibattito in commissione la linea in materia è stata pressoché unanime, fatta
salva l’eccezione del partito di Di Pietro. Il cui succitato esponente in
commissione alimenta tesi suggestive sui mandanti del colpo di scena: “Il nome
non lo voglio dire ma c’è qualcuno che lo ha detto a Giovanardi e sicuramente
non ha fatto gli interessi di D’Alema”. Ma proprio il presidente della
Commissione fa sarcasmo su questo complottismo e dichiara a chiunque
lo contatti al telefono che “non c’è alcun mistero, non ve ne eravate accorti
neanche voi giornalisti, non se ne erano accorti D’Alema e i suoi avvocati, non
se ne era accorta la Forleo e non ce ne eravamo accorti noi in Commissione. L’unica
realtà e che io, in previsione della decisione che doveva esserci domani, ho
fatto fare dei normali controlli di routine ai solerti funzionari della Commissione
e loro, non altri, di certo non alcun suggeritore occulto, hanno scoperto che
D’Alema era deputato europeo… è una realtà non può cambiare nessuno”.
E anche l’agguerrita Clementina Forleo dovrà presto prenderne atto. Certo
questi colpi di scena, o “conigli dal cilindro”, per usare l’espressione
di Palomba dell’Italia dei valori, sembrano fatti apposta per continuare ad
alimentare le ormai stucchevoli polemiche sulla “casta” e sulla
cosiddetta antipolitica. Forse un giorno anche Beppe Grillo potrà ringraziare
il solerte funzionario della Giunta per le autorizzazioni a procedere della
Camera.