Unipol, Quagliariello e Sacconi su condanna Berlusconi e uso politico della giustizia
07 Marzo 2013
di redazione
"In un Paese come l’Italia, notoriamente rispettoso della riservatezza delle indagini, nel quale nessun atto giudiziario finisce mai sui giornali, nessuna inchiesta viene tirata fuori a orologeria, nessuna intercettazione viene usata come arma di sputtanamento mediatico; in un Paese nel quale è notoriamente inconcepibile che un presidente del Consiglio venga illegalmente monitorato per mesi e mesi, che un ex premier venga ascoltato dai magistrati e si ritrovi il resoconto in edicola comprensivo di pausa caffè, che i pm fondino partiti politici e mettano in lista i giornalisti che rivelavano le loro indagini… In un Paese del genere c’è un solo condannato per violazione del segreto istruttorio: Silvio Berlusconi", lo dice il Senatore Gaetano Quagliariello. "L’uso politico della giustizia – prosegue – è un male che ci portiamo dietro da vent’anni. Oggi si aggiunge lo sprezzo del ridicolo e la sfida aperta all’intelligenza dei cittadini italiani".
Anche il senatore Maurizio Sacconi interviene dicendo che "La condanna di Silvio Berlusconi per concorso in rivelazione del segreto d’ufficio in relazione al dialogo tra Piero Fassino e Giovanni Consorte sulla tentata scalata di Unipol a BNL è la più palese dimostrazione dell’anomalia giudiziaria italiana. Tanto più in un paese nel quale il segreto d’ufficio viene sistematicamente violato – ed ovviamente a senso unico – per ottenere condanne mediatiche sommarie, è ancora più assurda e rivelatrice questa condanna, che si colloca nel più generale tentativo di delegittimare il leader della seconda area politica". Sacconi conclude: "L’Italia non avrà futuro se in essa non prevarranno componenti istituzionali, politiche e sociali capaci di organizzare la pacificazione nazionale ed il superamento di conflitti di potere ancor più insostenibili nel tempo della grande crisi economica e sociale".