Università. Gelmini: “I ricercatori attuali non saranno penalizzati”

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Università. Gelmini: “I ricercatori attuali non saranno penalizzati”

29 Ottobre 2009

I ricercatori attuali “non verranno penalizzati. Chi è entrato con un determinato modulo procede sullo stesso percorso”. Lo ha assicurato il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, intervenendo stamane a Radio anch’io. “Abbiamo una situazione di precariato diffuso che dura da moltissimi anni. Il punto forse più qualificante della riforma – ha spiegato – riguarda proprio la situazione professionale dei ricercatori. Oggi si diventa ricercatori a 37 anni, associati in media a 44 anni e ordinari a 53 anni. Con la riforma vogliamo consentire ai ricercatori di diventare tali a 30 anni e non a 37 e questo si fa attraverso un reclutamento che cambia riducendo fortemente i tempi. Non c’è bisogno di 10 anni di precariato per diventare ricercatori. Inoltre – ha proseguito il ministro – stiamo allineando lo stipendio agli standard internazionali: oggi lo stipendio medio in ingresso di un ricercatore è di 1200-1260 euro vogliamo portarlo a 1860 euro. I soldi ci sono”.

“I ricercatori – ha spiegato ancora il ministro – avranno due contratti triennali. Al termine del primo contratto ci sarà una valutazione. Se la valutazione sarà positiva ci sarà un secondo contratto triennale e poi il precariato si ferma e i ricercatori avranno la possibilità di diventare associati, se conseguiranno l’abilitazione. Chi non diventa associato avrà, invece, la possibilità di vedere considerato il proprio titolo all’interno della pubblica amministrazione (lo status di ricercatore peserà nei concorsi) o ci sarà uno sbocco nel settore privato. Pensare che tutti i ricercatori rimangano al’intero delle università – ha concluso il ministro – è una follia”.

Sulla questione aumento delle rette la Gelmini ha dichiarato: “Noi questo non lo vogliamo fare, non è nel programma”. “Non crediamo – ha detto il ministro – che allo stato attuale si possa in un momento di crisi rispondere al bisogno di formazione del Paese aumentando le tasse ed è proprio per questo – ha aggiunto – che abbiamo proposto questa riforma. Perché non ci deve essere l’alibi di una cattiva gestione degli atenei che si traduca poi in un aumento delle tasse. Non è il momento e non è nelle intenzioni di questo governo”. Quanto alle risorse per l’università, la Gelmini ha detto che verranno recuperate dallo scudo fiscale. “Noi vogliamo recuperare, e l’abbiamo individuata come la priorità fondamentale, le risorse dallo scudo fiscale”, ha spiegato. “Non è vero che mezzo governo aspetta questi soldi – ha detto il ministro dell’Istruzione – il ministro Tremonti e anche il presidente Berlusconi sono stati chiari da subito, e in consiglio dei ministri non si è detto che ogni ministro poteva accedere ai fondi dello scudo fiscale, ma si sono individuate tre priorità”. “La prima è l’università, la seconda è la sicurezza e la terza sono le missioni all’estero. Tra noi i patti sono assolutamente chiari. Ieri -ha aggiunto Gelmini – il ministro Tremonti ha ribadito che la priorità sarà l’Università, stiamo quantificando la somma c’è già un minimo di accordo anche con la Conferenza dei rettori. Non facciamo lo stesso errore che è stato commesso nella scuola, pensando che i problemi si risolvano solo aumentando le risorse . L’università ha ben altri problemi – ha spiegato il ministro – legati a una difficoltà di cambio generazionale, a una penalizzazione di chi fa ricerca, a una proliferazione dei corsi di laurea, ad una assenza di meritocrazia e di valutazione. Concentrare l’attenzione esclusivamente sull’aumento delle risorse sarebbe un grave errore”.

Nei primi mesi del prossimo anno, a febbraio, marzo al massimo, ha assicurato stamane la Gelmini, la riforma dell’università sarà legge. “Credo – ha detto – che l’approvazione della riforma possa essere abbastanza rapida, tenendo conto di un dibattito che dura ormai da circa un anno e che ha visto il coinvolgimento di tutto il mondo universitario, della Crui, del Consiglio universitario nazionale, di molti esperti e anche delle forze politiche, di maggioranza e opposizione. Si tratta – ha proseguito il ministro – di una riforma importante che necessita di una ulteriore fase di approfondimento. Penso che nei primi mesi del prossimo anno, se non sarà febbraio sarà marzo al massimo questa riforma sarà legge. Successivamente ci saranno i regolamenti, i decreti legislativi, ma non vedo il pericolo – ha concluso il ministro – di un allungamento eccessivo dei tempi. Credo ci siano le condizioni per rendere operativa questa riforma nell’arco di qualche mese”.