Uno scatto di reni della politica per rilanciare l’economia italiana

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Uno scatto di reni della politica per rilanciare l’economia italiana

05 Maggio 2011

Obiettivo agganciare la ripresa mondiale. Emma Marcegaglia indica la strada de seguire per spingere l’Italia fuori dalla crisi economica. Il timore del Presidente di Confindustria è che il nostro Paese non trovi la forza per lasciarsi alle spalle i postumi della recessione globale che ha devastato gran parte delle economie occidentali. «Il peggio della crisi è alle spalle – ha detto la leader degli industriali – però siamo ancora in una fase di crescita lenta e in cui il recupero dell’occupazione è basso, la produzione industriale è l’export stanno rallentando. Se questo paese continua a crescere all’1,1 per cento noi non andiamo da nessuna parte. Siamo ancora in una fase rallentata e incerta. L’obiettivo è tornare a crescere del 2 per cento».

Ma la questione principale è un’altra. Non è che il nostro sistema non riesce a ripartire. Piuttosto stiamo mantenendo gli stessi livelli pre-crisi. I segnali incoraggianti non mancano ma adesso è la politica a dover fare uno scatto di reni per supportare la crescita. Gli ultimi dati diffusi dall’Istat su disoccupazione e inflazione mostrano ancora una volta tutte le insidie di una ripresa economica fragile quasi su scala mondiale. Soffre l’Italia, ma soffre di più – mediamente – L’Europa, dove c’è più gente senza lavoro e la corsa dei prezzi è più accelerata. Anche gli ultimi dati sulla cassa integrazione sono in calo e questo significa che la salute delle piccole imprese sta migliorando. Nel primo trimestre del 2011 la maggior parte delle società di Piazza Affari, grazie a una ripresa economica che si mostra solida soprattutto all’estero, hanno fatto registrare risultati positivi. Se si manterrà tale strada, la ripresa sarà in grado di creare slancio, estendendo sempre più il suo raggio di azione e il suo impatto.

Sull’Italia, però,  incombe però il rigorismo dell’Unione europea. Sarebbe in arrivo a giugno una manovra con un intervento di manutenzione dei conti e spese da rifinanziare per 7-8 miliardi di euro per il biennio 2011-2012, pari a mezzo punto di pil. Lo riferiscono fonti di governo. Tra le spese obbligatorie da rifinanziare non previste a legislazione corrente ci sono le missioni internazionali all’estero e le assunzioni di una parte dei precari della scuola. La manovra d’estate, ormai consuetudine degli ultimi anni, arriverà quindi in un secondo momento rispetto al decreto sviluppo che sarà invece approvato domani dal Consiglio dei ministri, ma che sarà a saldo zero.  

Poche ore dopo l’invito della Marcegaglia a  imprimere un’accelerazione alle liberalizzazioni del mercato e sostenere il merito sono arrivate le prime indiscrezioni sulla bozza del decreto che oggi viene presentata al Consiglio dei Ministri. È un primo passo ma che sembra andare nella giusta direzione. Negli ultimi due anni il ministro Tremonti ha lavorato con una sola idea in testa. Per ricominciare a crescere bisogna avere i conti pubblici in ordine. Il titolare di via XX Settembre è sempre stato fermamente convinto che se avessimo fatto manovre in deficit la nostra posizione oggi sarebbe più complicata. Non sforare sui conti pubblici, per il super-ministro, significava anche mettersi al riparo dalle ondate speculative che si sono abbattute su Irlanda, Grecia e Portogallo e che adesso potrebbero mettere la Spagna nel mirino. L’importate è che l’Italia trovi il suo assetto per rilanciare il proprio sistema economico. Anche perché sulla ripresa pesano moltissimi fattori che non sono certo sotto il nostro controllo. Dall’aumento dei prezzi delle materie prime che ci fanno importare inflazione, alla politica monetaria americana che tiene basso il costo del dollaro rallentando la crescita dell’Europa.