Uno “stato fallito” lo riconosci quando lo guardi in foto

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Uno “stato fallito” lo riconosci quando lo guardi in foto

24 Giugno 2010

Negli ultimi sei anni, Fund for Peace, lavorando con Foreign Policy, ha messo insieme l’Indice degli Stati Falliti, usando  una serie di indicatori per determinare quanto stabile – o instabile – è un paese. Ma, come dimostrano le foto pubblicate in questo reportage, a volte la miglior prova è quella più semplice: riconosci se uno Stato è fallito quando lo vedi.

11. HAITI
Punteggio: 101,6

All’inizio del 2010, Haiti stava finalmente facendo progressi: arrivavano i fondi dei donatori, il governo era in piedi, e c’era più ottimismo rispetto agli ultimi due decenni. E poi, nel giro di pochi secondi, tutto è crollato. Il terremoto di magnitudo 7,0 che ha colpito Haiti il 12 gennaio ha creato una delle peggiori catastrofi umanitarie della storia recente. Oggi, si pensa che circa 230.000 haitiani siano morti, con oltre 1 milione di senza tetto e 2 milioni che hanno bisogno di aiuti alimentari. Per la gente del paese – come l’uomo che nella foto beve l’acqua potabile in strada da una cannuccia di fortuna – così come il suo governo e i donatori, il terremoto è stato una tragedia epica, che ha fatto tornare indietro rispetto ad anni di scrupolosi sforzi di sviluppo.

12. COSTA D’AVORIO
Punteggio: 101,2

Hanno firmato un accordo di pace nel 2007, ma oggi le regioni settentrionali e meridionali della Costa d’Avorio sono più divise che mai su come condividere le risorse del paese. Era stato fissato che le elezioni per sostituire l’attuale governo, che è in carica dal 2003 per un accordo di condivisione del potere, avrebbero avuto luogo nel 2005. Cinque anni e mezzo dopo, il paese deve ancora mettere a punto una lista elettorale, e la violenza, ancora una volta, tesse la sua tela. Né è stato ricostruito il paese, le case nella foto sono state saccheggiate nel 2002. Questo bambino è malnutrito – uno ogni cinque bambini in Costa d’Avorio lo sono.

13. KENYA
Punteggio: 100,7

Il Kenia, come la Costa d’Avorio, ha recentemente dimostrato che gli accordi di condivisione dei poteri possono essere una fonte di divisione, quando i conflitti sono destinati a finire. A Nairobi, il presidente del paese e il primo ministro sono stati perennemente in disaccordo fin dal matrimonio forzato nel 2008. Il governo ha fatto ben poco per indagare o fare ammenda per tale esplosione di violenza legata alle elezioni di quest’anno. Un esasperato Kofi Annan, ex segretario generale dell’Onu che ha contribuito a risolvere la disputa elettorale, ha dato alla Corte Penale Internazionale i nomi di coloro che sono coinvolti – perché il Kenya non sembra disposto a provarci da solo. Nel frattempo, per la maggior parte dei keniani, tutto ciò si è rivelato una distrazione dalle preoccupazioni quotidiane. Gli abitanti dei villaggi nel nord-est del Kenya, nella foto, portano l’acqua in mezzo a una siccità di quelle che spesso si trasformano in una carestia regionale.

14. NIGERIA
Punteggio: 100,2

L’infame instabilità politica della Nigeria è stata una delle notizie che è ritonarnata con sfortunata frequanza negli ultimi mesi, con il presidente del paese che si è ammalato, è scomparso per le cure mediche, e alla fine è morto, lasciando il controllo al suo vice presidente, Goodluck Jonathan. Nel frattempo, una combinazione di violenza interconfessionale nella zona del centro del paese (ecco i cadaveri sepolti), un programma di amnistia che sta agitando la ricca di petrolio regione del Delta del Niger, la brutalità della polizia, la povertà graffiante, e la corruzione dilagante hanno mantenuto questo paese dell’Africa occidentale tra le fila delle nazioni più disfunzionali al mondo.

15. YEMEN
Punteggio: 100,0

Decenni di conflitto e di insicurezza hanno reso gli AK-47 uno status symbol nello Yemen alla pari con i costumi tradizionali del paese. Nonostante l’attentato di Natale del bombarolo Omar Farouk Abdulmutallab, addestrato nello Yemen, e grazie agli aiuti militari Usa, c’è qualche piccolo segnale che il governo centrale sia in grado di sradicare i gruppi militanti come Al Qaeda nella Penisola arabica. Se aggiungiamo i proventi del petrolio in calo, la carenza di risorse di acqua, una o due ribellioni interne (la cui distruzione si manifesta in questo modo), e un afflusso di rifugiati somali, la questione diventa quando, e non se, la bomba a orologeria dello Yemen si spegnerà.

16. BIRMANIA
Punteggio: 99.4

Il parlamento della Birmania ha annunciato che ci saranno le elezioni alla fine di quest’anno per la prima volta in due decenni – che sarebbe una buona notizia se non fosse per alcuni ostinati fattori: all’opposizione democratica non sarà permesso di scendere in campo, la votazione sarà effettuata in base alla Costituzione che rafforza il potere militare, e il voto andrà sicuramente ancora una volta a un altro uomo forte in uniforme. Dopo il fallimento di una breve rivolta nel 2007, guidata dai monaci e chiamata dai media internazionali "Rivoluzione Zafferano", la giunta ha ridimensionato il suo impegno e mostrato scarsa disponibilità a stabilire dei rapporti con il resto del mondo. Ma sotto la facciata di stabilità bolle il fuoco dei disordini etnici; gruppi di minoranza hanno organizzato ribellioni in corso da decenni. Più di recente, un cessate il fuoco tra la minoranza Kokang e i militari birmani si è rotto, riversando rifugiati oltre il confine con la Cina. (Una ragazza porta un cestello in un mercato nella parte settentrionale del paese)

17. ETIOPIA
Punteggio: 98,8

Quando gli etiopi sono recati alle urne il 23 maggio, non c’erano dubbi sul partito che avrebbe vinto: quello di Meles Zenawi, il primo ministro in carica. Quindi il Fronte Rivoluzionario Democratico del Popolo Etiope ha preso tutti tranne due dei 547 seggi parlamentari del paese – un bottino incredibilmente elevato, considerato che molti pensano che l’opposizione potrebbe aver vinto il voto precedente, nel 2005. Questa volta, Zenawi ha arpionato la repressione, con una legge draconiana contro ONG, che proibisce gli incontri pubblici, e intimidendo i potenziali elettori dell’opposizione. L’opposizione contesta la vittoria in tribunale, ma la condanna internazionale è stata zittita. Politica a parte, l’Etiopia non è estranea alla miseria, più di un terzo dei bambini sotto i 5 anni in questa carestia maledetta sono sottopeso. (Le donne nella foto sono in fila per votare alle elezioni presidenziali del 23 maggio)

18. TIMOR EST
Punteggio: 98.2

Timor Est è probabilmente la storia più esaltante di questo triste elenco. Il paese è stata in gran parte privo di violenza dal 2008 dopo anni di turbolenze che seguirono la sua indipendenza formale dall’Indonesia nel 2002. Il presidente di Timor Est, vincitore del Premio Nobel per la pace Josè Ramos-Horta, ha detto l’anno scorso a FP che sta lavorando duramente per la riforma della polizia di Timor Est (nella foto), in modo che possa subentrare alle forze di pace delle Nazioni Unite, quando partiranno il prossimo anno. Nel frattempo, il gas del paese e le riserve di petrolio offrono la speranza che questo stato alle prime armi un giorno sarà in grado di stare in piedi da solo.

19. NIGER
Punteggio: 97.8

Il 18 febbraio, Salou Djibo ne aveva abbastanza del presidente del Niger, Mamadou Tandja. Il leader del Niger stava cinicamente cercando di utilizzare la Costituzione per radicare i suoi poteri e prolungare il suo mandato. Così Djibo e i suoi colleghi ufficiali militari lo hanno deposto, lo hanno tenuto prigioniero, e hanno chiesto di ricostruire la democrazia. Le folle hanno applaudito i nuovi leader per le strade, e le elezioni democratiche sono stato promesso entro febbraio 2011. Ma se il colpo di stato è stato davvero un passo nella giusta direzione dipenderà da come la giunta si troveràa gestire l’imminente crisi alimentare. Siamo ormai fuori tempo con la mietitura di settembre, 7 milioni di persone hanno ancora bisogno di cibo. Quasi la metà dei nigeriani non hanno accesso all’acqua potabile, come ad esempio i ragazzi nella foto. La privazione estrema non è una novità in Niger, uno dei paesi più poveri del mondo – nonostante sia uno dei produttori di uranio al top nel mondo.

19. COREA DEL NORD (pari merito con il NIGER)
Punteggio: 97.8

Il programma nucleare di Kim Jong Il e le recenti provocazioni possono tenere l’ultima dittatura stalinista al mondo perennemente sul radar internazionale, ma è la sua negligenza criminale ad aver grantito a questo Paese un alto punteggio nell’Indice degli Stati Falliti. Quest’anno rischia di essere particolarmente triste: il programma di "riforma monetaria" del regime all’inizio del 2010 ha devastato i risparmi personali, il governo ha lavorato intensamente negli ultimi anni per arrestare il commercio illegale di prodotti alimentari e la produzione di cereali non è neanche lontanamente quella che ha bisogno di essere – anche in un anno buono dal punto di vista dei raccolti, più di un terzo del paese di 24 milioni di persone soffrono la fame. (Questa foto opportunamente tinta di grigio raffigura un ufficio governativo a Pyongyang) Fine della seconda puntata. Continua…

Tratto da Foreign Policy

Traduzione di Maria Teresa Lenoci