Un’opposizione in stato comatoso non è una buona notizia per il centrodestra

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Un’opposizione in stato comatoso non è una buona notizia per il centrodestra

24 Giugno 2010

C’è un aspetto della politica italiana che può, a prima vista, sorprendere. Le innegabili difficoltà che il governo incontra non si traducono in una perdita di popolarità. Vediamo di cosa si tratta. La crisi economica si protrae da anni senza che s’intraveda ancora una ripresa. Circostanza che ha ricadute fortemente negative sulle entrate fiscali. A questa difficoltà obiettiva si aggiunge poi un’aggravante europea. Intendiamo riferirci alla cattiva governance nell’area euro, che obbliga a una manovra finanziaria onerosa e certamente non simpatica.

Su di un piano più strettamente politico, poi, la maggioranza non è unita, ma registra continue frizioni. Il PdL è attraversato da ricorrenti tentazioni correntiste che non favoriscono la dialettica interna, ma la esasperano. A sua volta, il partito minore della coalizione scalpita non appena la demagogia di cui è portatore si scontra con le necessità di un’azione di governo più equilibrata e non dimentica dell’interesse generale della nazione. Da qui malumori che si riversano in polemiche strumentali e inopportune.

Dal punto di vista dell’azione di governo i risultati non sono sempre esaltanti. Per esempio, il problema spinoso dei rapporti tra potere politico e ordine giudiziario non viene affrontato di petto, reintroducendo a tambur battente l’immunità parlamentare, ma si prende una via traversa come quella della legge sulle intercettazioni. Esponendosi così a critiche non sempre infondate, e dovendo giocare sulla difensiva.

Tuttavia, nonostante quest’insieme di fattori negativi, i sondaggi continuano a segnalare un consenso stabile verso il governo. In questo pesano certamente alcuni successi conseguiti in questi due anni. La lotta alla criminalità organizzata. Il fatto cioè che in questo periodo siano stati arrestai molti più capi mafiosi e camorristi di quanto mai avvenuto prima. L’azione energica sull’immigrazione. Per la prima volta, senza pietismi o sociologismi pelosi, si è contrastata con fermezza l’immigrazione clandestina. Inoltre, dando prova di discernimento, quest’azione repressiva si è accompagnata a un indirizzo complessivo volto a contrastare la deriva eurabica, cioè la condiscendenza accomodante verso il fondamentalismo islamico. Anche sul fronte dell’evasione fiscale vanno registrati risultati non disprezzabili e tanto più meritevoli perché conseguiti con una seria azione investigativa e non con proclami ideologici.

Soprattutto, poi, questi risultati positivi hanno un peso maggiore perché l’elettore medio, quello non schierato in modo preconcetto, li valuta comparativamente. Pensa, cioè, che su temi cruciali (come appunto immigrazione e ordine pubblico) l’azione di un governo di centro sinistra sarebbe stata molto meno brillante e incisiva.

Da questa sommaria analisi si possono ricavare due indicazioni. Una di politica corrente, l’altra relativa all’equilibrio sistemico. Sotto il primo profilo i sostenitori del governo possono stare tranquilli. Il centro destra non corre rischi eccessivi. Finché l’opposizione si trova nello stato comatoso in cui è, finché non riesce a riconvertire in termini più credibili la propria agenda, acquisendo almeno potenzialmente una più adeguata cultura di governo, si può ragionevolmente ritenere che il consenso all’attuale maggioranza non verrà eroso.

Da un punto di vista sistemico, invece, la scarsa competitività dell’opposizione non è una buona notizia. La certezza di non avere alternative può avere effetti negativi sotto diversi profili. Anzitutto, può incidere negativamente sulla qualità delle politiche pubbliche, soprattutto quando si tratta di questioni che investono bacini elettorali consistenti (tagli agli sprechi o agli assetti corporativi del mercato). Ma anche sotto il profilo della tenuta della maggioranza ci possono essere ricadute negative. Nel medio periodo le divaricazioni interne possono diventare divisioni o fratture non ricucibili. Fatto che può aprire lo spazio a manovre centriste, cioè a ricomposizioni del quadro politico fatte in base ad oscure alchimie parlamentari e non dipendenti dal chiaro responso elettorale.

In sostanza, sotto il profilo sistemico c’è da essere, almeno moderatamente, preoccupati. In politica non avere di fronte avversari credibili non è sempre una condizione auspicabile.