Uruguay vs Germania, la celeste prova a rovinare la festa europea
10 Luglio 2010
La finale per il terzo e quarto posto ai mondiali di Sudafrica tra la Germania e l’Uruguay ha un sapore amaro per entrambe le squadre che scendono oggi in campo a Port Elizabeth. Come quattro anni fa, giocando però in casa, la nazionale tedesca si ritrova di nuovo nella finale dei battuti, quando nel Gottlieb-Daimler-Stadion di Stoccarda i tedeschi si consolarono con la medaglia di bronzo battendo il Portogallo per 3-1. I Celestes ricominciano invece da lì dove erano arrivati 40 anni fa in Messico, prima che la loro stella si appannasse proprio per colpa della Germania (allora era la Germania Ovest): in quell’occasione dovettero rassegnarsi con un quarto posto. Un déjà vu quindi che rivede la squadra tedesca alla conquista di un posto sul podio mondiale e registra la lotta della nazionale di Tabarez per diventare l’unica rappresentante sopravvissuta dell’esercito di squadre sudamericane.
Incontri calcistici a parte, i due Paesi hanno ben poche cose in comune. Il territorio della Germania, abitato da diversi popoli conosciuti e documentati già dal 100 a.C., diventò il cuore del Sacro Romano Impero, ma nel tempo venne diviso e riunificato più volte (i vari principati del periodo medievale, nel 1871 dopo la Guerra franco-prussiana e nel 1990 dopo la divisione stabilita dagli Alleati nella seconda guerra mondiale). Anche l’Uruguay prima della colonizzazione spagnola era abitata da popolazioni locali, i Charrúas, che, al contrario di quanto avvenne a quelle tedesche, furono sterminati nel giro di qualche anno. Nonostante l’assenza di minerali preziosi, il territorio uruguayano diventò presto una zona contesa tra esploratori portoghesi e spagnoli, ma più tardi ebbe scontri anche con inglesi, argentini e brasiliani (da cui ottenne l’indipendenza nel 1825).
Gli unici due episodi storici in cui apparentemente Germania e Uruguay hanno avuto a che fare l’un con l’altro sono avvenuti nel 1917 quando il governo uruguayano ruppe le relazioni con la Germania durante la prima guerra mondiale e confiscò, a favore degli Usa, le navi tedesche nel porto di Montevideo; ma anche nel 1945, quando il piccolo Paese sudamericano intervenne nel secondo conflitto mondiale dichiarando guerra sia a Berlino che a Tokyo, entrando in cambio a far parte del club delle Nazioni Unite.
Anche dal punto di vista economico i due Paesi rappresentano due realtà molto diverse. La Germania è la maggior economia in Europa e la quarta a livello mondiale in termini di Pil nominale grazie a una economia fondata sull’industria d’esportazione (il Made in Germany è uno dei principali fattori della ricchezza del Paese, specialmente nel settore delle automobili, dell’aerospazio, delle macchine utensili, dell’elettronica strumentale, della microelettronica, della chimica fine, dell’acciaio e dell’alluminio).
Tra le 500 imprese con maggior reddito a livello globale, 37 sono imprese con sede in Germania. E’ membro chiave delle organizzazioni economiche, politiche e di difesa del Vecchio Continente: la Germania Occidentale fu infatti membro fondatore della Comunità economica europea (CEE) nel 1957 (che divenne Unione europea nel 1993), dal 1995 partecipa agli accordi di Schengen e nel 2002 ha rinunciato alla sua valuta, allora una delle monete di riferimento della finanza internazionale, adottando la moneta unica europea.
L’economia uruguayana, invece, è fondata principalmente sull’agricoltura d’esportazione (frumento, mais, riso, orzo, patate, agrumi ma anche le colture industriali che alimentano appunto l’apparato industriale e le esportazioni, come l’olio – di lino, di girasole, di arachidi e di soia – e produzioni di canna, barbabietole da zucchero e tabacco). La ricca produzione agricola dell’Uruguay ha fatto della Germania il quarto più importante partner nelle sue esportazioni (dopo il Brasile, la Cina e l’Argentina): il 6,5% dei prodotti uruguayani finiscono infatti nelle case tedesche. Al contrario, quello tedesco non è tra i principali mercati dai quali l’Uruguay importa tecnologia, preferendo invece quelli argentini, brasiliani, cinesi e americani.
Nel suo piccolo, anche Montevideo ha un certo peso internazionale: le sue relazioni internazionali storicamente sono state guidate dalla neutralità, dal multilateralismo nelle più delicate questioni internazionali, dal rispetto della sovranità territoriale e dalla fiducia nel ruolo della legge per risolvere delle dispute. Tutto questo si è riflesso negli ultimi anni nella volontà di cercare mercati per le esportazioni e investimenti esteri. L’Uruguay è anche uno dei membri fondatori del Mercosur e del Gruppo di Rio, un’organizzazione di stati dell’America Latina che si occupa dell’assistenza reciproca per questioni delicate come la sicurezza.
Un’altra cosa in comune che hanno la Germania e l’Uruguay è la presenza di una base scientifica in Antartide: l’Artigas, quella uruguayana, si trova nella Penisola di Fildes, nelle Isole Shetland Meridionali, ed è stata stabilita nel 1984; tre anni prima, invece, veniva rivendicata quella tedesca, la Neumayer, sulla piattaforma di ghiaccio di Ekström nella baia di Atka, nella regione nordorientale del mare di Weddell, e nel 2001 veniva inaugurata la base estiva, la Kohnen, nell’entroterra della costa della principessa Martha (Terra della regina Maud), a oltre 750 chilometri dall’altra stazione tedesca.
Come già in altre occasioni il pronostico calcistico si presenta decisamente a sfavore degli uruguayani. Sarà perché nei confronti diretti non sono mai riusciti a battere i tedeschi (6 vittorie dei panzer e 2 pareggi) o perché il livello tecnico è abissale, ma di speranze della vittoria dei Celestes sembrano essercene davvero poche. L’unico fattore che potrebbe favorirli è lo scoramento che senza dubbio ha colpito gli uomini di Loew dopo la brutta sconfitta con la Spagna. Occhio al rientrante Muller e al velenoso Forlan. Che il polpo li benedica.