Usa 2016, la Clinton vince le primarie ed entra nella storia. Sanders non ci sta
08 Giugno 2016
Nell’ultima grande notte delle primarie americane Hillary Clinton vince in South Dakota, New Jersey, New Mexico ed è in testa in California (con lo scrutinio al 57% del totale è avanti con il 57,8% delle preferenze). Quest’ultima era la sfida più importante, visto che assegna la bellezza di 546 delegati.
Ieri si tenevano le attese primarie in New Jersey, Nuovo Messico, Sud e Nord Dakota, Montana e California. E pur con la nomination oramai aggiudicata a Hillary rimaneva un quesito: ce l’avrebbe fatta Sanders a strapparle la California? Il senatore chiaramente sperava in una grande vittoria, per poter continuare nella sua teoria che bisogna arrivare alla convention e risolvere la disputa per la nomination allora. Ma ha vinto solo in North Dakota e Montana.
A conti fatti il senatore non ci sta: “Faremo i conti alla Convention, non prima”. La Clinton in queste ore si abbandonata ad una commossa dichiarazione: “Sono veramente eccitata nel darvi questo annuncio storico: ho raggiunto il numero di delegati necessari per essere nominata candidata ufficiale alla Casa Bianca. Invito quindi il senatore Sanders a riunirsi con me per la vittoria da democratica”. Ma Bernie Sanders, il primo senatore socialista nella storia delle presidenziali americane, ringhia con una voce arrochita ed esausta: “Ma quanta fretta! L’ex segretario di Stato Hillary Clinton dimentica di dire che nel numero dei delegati di cui vanta l’appoggio include anche i super delegati che non sono stati mai eletti. Come voteranno questi super delegati? Lo scopriremo alla Convention. Non ora. La partita va avanti, non mi ritiro”.
Il Partito Democratico americano, infatti, a differenza di quello Repubblicano, ha due tipi di delegati per designare il candidato ufficiale alla Casa Bianca. Il primo gruppo è formato dagli eletti nelle primarie e nei caucus secondo le regole di ogni singolo Stato. Il secondo tipo è quello che da noi chiameremmo dei funzionari di partito, delle eccellenze del passato, come il marito della candidata Clinton. Sono loro a decidere chi ammettere e che lasciare fuori dalla corsa per la Casa Bianca.
L’ex first lady avrà pur l’appoggio della fetta di partito che “conta”, ma ha sicuramente contro il mondo femminista: non è piaciuto loro come è stata affrontato lo scandalo delle leggerezze sessuali di suo marito.
Ma soprattutto contro, Hillary, ha il tycoon. Trump l’accusa ogni giorno di essere responsabile del disastro di Bengasi che portò alla morte del console americano, e di alto tradimento per aver usato un server di posta privato su cui viaggiavano i segreti della politica estera americana. Trump bastona Hillary e non Sanders.
Pare che gli accordi tra il Partito democratico e Sanders contemplavano il suo ritiro non appena glielo avessero chiesto. Ma adesso no vuole mollare l’osso. Anzi Sanders nelle ultime settimane domanda insistentemente ad alcuni super delegati e ai grandi elettori: “Preferite perdere con Hillary o vincere con me?”