Usa 2016, Trump piglia tutto. La Clinton vicina alla “nomination”
27 Aprile 2016
Trump, nel festeggiare la sua schiacciante vittoria nelle primarie repubblicane in tutti i cinque Stati dell’ultimo Super Tuesday, dice: “È andata, per quanto mi riguarda è andata, mi considero il presunto candidato” repubblicano. Maryland, Delaware, Pennsylvania, Connecticut e Rhode Island hanno scelto Trump. E lui aggiunge: “Quando un pugile mette a terra un altro pugile non è che bisogna aspettare una decisione in giro”. “Batteremo Hillary facilmente. L’unica carta che ha da giocare è quella di essere donna. Se fosse un uomo, non raggiungerebbe il 5% dei voti.” E insiste: “L’unica carta che ha è la carta di essere donna ma alle donne non piace”. La Clinton presidente? “Sarebbe orribile. Si guardi a Bengasi, alla Siria. Non ha la forza per fronteggiare la Cina”.
Poi rivolge un pensiero ai suoi avversari repubblicani: “Ted Cruz e John Kasich devono proprio andare a casa”. Infine consiglia al democratico Bernie Sanders di correre da indipendente.
Hillary Clinton si ferma a quattro Stati su cinque. E dal palco della vittoria a Filadelfia, che ospiterà la convention democratica a luglio, lancia due messaggi: l’appello all’unità del partito e la sfida a Trump: “Uniremo il nostro partito per vincere queste elezioni. Tornerò qui con la maggioranza dei voti e dei delegati vincolati”. A Bernie Sanders, che ha vinto in Rhode Island e in Connecticut, e ha tenuto duro fino alla fine del conteggio dei voti, riserva qualche ringraziamento nel tentativo strano di corteggiare i suoi sostenitori. Ormai Hillary guarda oltre. La sfida finale, quella per la Casa Bianca, è quella con Trump. E a lui prova a rivolgere, infine, una stoccata all’altezza di quelle che le tocca digerire: “L’altro giorno Trump mi ha accusata di giocare la carta dell’essere donna, ma se combattere per la salute delle donne, per i permessi familiari retribuiti e per l’equità nei salari significa giocare la carta di essere donna, allora ci sto”.