Usa. Agenti dell’Fbi scoperti a barare negli esami ufficiali
28 Settembre 2010
di redazione
Decine di funzionari dell’Fbi hanno imbrogliato a uno o più esami ufficiali. E’ quanto è emerso da un rapporto del Dipartimento di Giustizia Usa secondo cui alcuni uomini in forza al Bureau si sono consultati tra di loro durante il quiz, mentre altri avrebbero distribuito fogliettini con le risposte corrette.
Il Dipartimento ha reso noto di avere identificato "un numero significativo di dipendenti dell’Fbi impegnati in una forma di comportamento improprio o mentre imbrogliavano" al test interno organizzato per analizzare l’assimilazione delle nuove direttive adottate nel dicembre 2008 sull’anti-terrorismo.
Sarebbero almeno 22 su 20mila gli agenti che hanno barato, ma lo scandalo potrebbe allargarsi. Gli agenti coinvolti ora rischiano conseguenze serie.
Questi i fatti: tra maggio 2009 e gennaio 2010 circa 20.000 agenti dell’Fbi dovevano dimostrare la loro conoscenza sulle linee guida dell’agenzia di spionaggio adottate a dicembre 2008 per le indagini e le operazioni sul suolo americano, direttive emanate per tenere conto delle nuove leggi promulgate dopo gli attacchi dell’11 settembre.
Al termine di un ciclo di lezioni della durata di 16 ore dovevano sostenere un test computerizzato con 51 domande. Gli uomini in forza al Bureau potevano addirittura utilizzare gli appunti e il materiale del corso. Tuttavia, ciò non ha fermato i collaboratori dell’Fbi, tra loro anche qualche funzionario dei piani alti, dal contravvenire alle regole e imbrogliare spudoratamente.
Le perplessità più evidenti sono emerse quando 200 candidati hanno impiegato appena 20 minuti o meno per concludere il test. Test, che peraltro tutti hanno sostenuto ottimamente. Dopotutto i supervisori si aspettavano una durata di non meno di 90 minuti-due ore. È a questo punto che sono state avviate le prime indagini in quattro uffici dell’Fbi e subito identificati 22 impiegati dell’agenzia accusati di aver barato: alcuni di loro avrebbero usato fogliettini con le risposte corrette.
La giustificazione che si trattava solamente di appunti e materiale del corso di preparazione al test non è sembrata plausibile. Sembra infatti che già qui ci siano stati i primi imbrogli: stando al rapporto gli istruttori avrebbero dato indicazioni ai candidati sulle domande che sarebbero arrivate al test battendo con i piedi per terra in determinati momenti.
In un altro ufficio dell’Fbi quattro agenti hanno invece sfruttato una falla del programma informatico per rintracciare le risposte esatte sui computer. La cosa più grave per gli agenti sarebbe però di aver mentito alla cinquantunesima domanda, che chiedeva a tutti i candidati "di giurare" di aver consultato solo gli appunti e il materiale del corso durante il test.
Il direttore dell’Fbi, Robert Mueller, e l’agenzia stessa hanno commentato l’indagine dicendosi delusi dalla cattiva condotta degli agenti. Molti di loro hanno confessato di essersi sentiti disorientati dalle domande, "troppo difficili" e "mal poste".
Nel frattempo l’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, Glenn Fine, ha annunciato di voler estendere le indagini. "Siamo convinti che il numero delle persone che ha barato a questo esame sia superiore a quanto emerge dalla nostra inchiesta", spiega Fine. All’Fbi ha raccomandato di agire contro questi truffatori con "severe azioni disciplinari" e di ripetere il test "per attestare che gli agenti abbiano effettivamente capito le nuove regole per le indagini anti-terrorismo".
Lo scandalo ha già la sua prima vittima illustre: Joseph Persichini, capo dell’ufficio di Washington, era ricorso al prepensionamento a fine del 2009. Tuttavia, secondo il rapporto diffuso ieri, l’uomo, così facendo, avrebbe voluto evitare un’azione disciplinare riconducibile proprio ai test manipolati.