Usa. Bush passa in rassegna le sfide di Obama nell’ultima conferenza stampa
12 Gennaio 2009
di redazione
"Auguro a Barack Obama tutto il meglio, la posta in gioco è alta". Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti George W. Bush nella sua ultima conferenza stampa alla Casa Bianca, a otto giorni dall’insediamento del suo successore democratico.
Una volta lasciata la Casa Bianca il 20 gennaio, il presidente George W.Bush ha assicurato che si terrà lontano dai riflettori che toccheranno a Barack Obama. E ha aggiunto che (finalmente) dal giorno dopo "porterò il caffè a Laura".
Il presidente americano ha tenuto a fare un bilancio del suo operato. Innanzitutto ha difeso le proprie azioni di queste anni e il fatto di aver preso le decisioni che riteneva giuste: "Mi sento pronto – ha detto – a guardarmi nello specchio quando sarò in Texas senza nessuna vergogna".
E aggiunge poi che "Obama scoprirà che i problemi a volte ti costringono a prendere decisioni che uno non pensava di prendere". Il presidente non è voluto scendere nel dettaglio dei suoi timori per le scelte future del successore, limitandosi a sottolineare che d’ora in poi "le luci della ribalta toccano a lui".
Bush confessa che non avrebbe mai pensato di vedere un presidente di colore e afferma di sentirsi "onorato di essere testimone di un momento storico per l’America nelle relazioni razziali con l’insediamento di Obama alla Casa Bianca".
Ma nella sua ultima conferenza stampa Bush non può evitare di ammonire al nuovo presidente delle difficoltà che troverà durante il suo mandato.
Politica estera. In primo luogo, Bush passa in rassegna la politica estera e afferma che "la più grave minaccia che la presidenza di Barack Obama dovrà affrontare sarà il rischio sempre esistente di un attacco terrorista contro il territorio americano".
George W. Bush ha tenuto a ricordare che la Corea del Nord e l’Iran sono ancora paesi pericolosi "finché non rispetteranno gli impegni presi per consentire verifiche allo smantellamento del programma nucleare".
Sull’attuale crisi in Medio Oriente il presidente uscente torna a sottolineare "la necessità di un cessate il fuoco sostenibile in tutto il Medio Oriente". Questo, sostiene Bush figlio, "non potrà esserci se Hamas non smetterà di sparare razzi contro il territorio israeliano". E aggiunge: "Noi riteniamo che il miglior modo di garantire che vi sia un cessate il fuoco sostenibile sia quello di lavorare con l’Egitto per fermare il contrabbando di armi verso Gaza che consente ad Hamas di continuare a lanciare razzi". Perché avvenga questo, però, "i paesi che riforniscono Hamas di armi devono fermarsi. E la comunità internazionale deve continuare a premere su questi paesi perchè sospendano i rifornimenti di armi".
Sulla posizione di Israele, Bush afferma che "Israele ha il diritto di difendersi", ma ha messo in guardia lo stato ebraico dal rischio che le azioni militari creino vittime civili. "Hamas, sottolinea ancora, così come al-Qaida e altri gruppi estremisti usano la violenza per impedire la nascita di stati indipendenti e democratici".
Crisi economica. Il presidente americano non risparmia un’analisi su un’altro degli Stati Uniti, la crisi economica. Sulla questione ha avvertito Obama delle difficoltà ma ha anche assicurato che il neopresidente non gli ha chiesto di stanziare nuovi aiuti. E ha aggiunto: "Se però ne avesse bisogno, li chiederei. Anche se non so se sia possibile convincere un numero sufficiente di membri del Senato per ottenere un voto positivo".
Parlando della prima "tranche" già spesa, Bush ha detto di essere contento di vederne i primi effetti, "visto che i mercati finanziari hanno iniziato a riprendersi". "Quando mi è stato spiegato che la crisi attuale avrebbe potuto essere peggiore della Grande Depressione – ha aggiunto Bush – abbiamo deciso di muoverci in maniera aggressiva, con l’Aig, Fannie e Freddie, con l’obiettivo di evitare un crollo finanziario".
In precedenza, per giustificare l’intervento senza precedenti dello Stato nell’economia americana, Bush aveva spiegato che era inevitabile agire in questa maniera, visto "il congelamento del mercato del credito". Secondo il presidente uscente, "le banche hanno appena iniziato di nuovo a prestare denaro. È il primo passo verso la ripresa".