Usa. Dopo vittorie, il Tea Party organizza la macchina politica
21 Settembre 2010
di redazione
Forte delle importanti vittorie alle primarie in Alaska e Delaware, il Tea Party si trasforma in forza politica a livello nazionale, organizzando una potente macchina politica in vista dell’appuntamento elettorale del due novembre.
Il movimento conservatore di base, nato nella primavera del 2009 come protesta contro le politiche economiche e sanitarie dell’amministrazione Obama che nelle primarie repubblicane è riuscito ad imporre diversi suoi candidati a scapito di repubblicani moderati, sta infatti raccogliendo milioni di dollari in tutto il paese, destinati soprattutto in azioni tese a convincere il maggior numero di conservatori a recarsi alle urne. Ci sono anche donazioni importanti, come quella sette cifre che i leader del Tea Party Patriots di Atlanta si accingono ad annunciare, arrivata da un grande finanziatore al momento ancora anonimo.
E sono molti i candidati repubblicani pronti a saltare sul "Tea Party Express", come si chiama l’iniziativa nata a Sacramento tesa a far viaggiare per tutto ottobre un autobus per il paese per convincere gli elettori a votare e sostenere candidati graditi ai conservatori. Se sono stati 25 i candidati al Senato e alla Camera sostenuti da Freedom Works di Washington, ora sono oltre 80, con l’obiettivo di mobilitare il voto conservatore nei distretti dove i democratici sono in difficoltà: "la gente sta iniziando a capire che il Tea Party rappresenta un importante strumento per convincere la gente a votare – spiega al Washington Post Matt Kibbe presidente di Freedom Works – abbiamo la base elettorale più motivata del paese, un movimento che si sta organizzando dall’aprile del 2009 e – aggiunge con una certa soddisfazione – l’establishment ora ci prende più sul serio".
Insomma, i successi politici delle primarie sembrano aver trasformato il movimento disorganizzato anti-tasse in una forza politica ben strutturata. Cosa che però non manca di allarmare alcuni attivisti della prima ora che temono di perdere ‘lo spirito ribelle’. "Molti degli attivisti che hanno avviato questo movimento 18 mesi fa, me compreso, forse ora si domandano, ‘ma che fine a fatto il mio movimento?’ – spiega Judson Phillips, fondatore del Tea Party Nation, gruppo che la scorsa primavera ha organizzato la prima importante convention e ne ha un’altra in programma il mese prossimo in Nevada – non c’è dubbio che sia cambiato, ma l’evoluzione in ‘Big Tea Party’ era un logico risultato".
Un’evoluzione necessaria anche per raggiungere i repubblicani moderati, che in molti stati ha assistito alla sconfitta dei propri candidati nelle primarie per l’entrata in scena a sorpresa di estremisti conservatori, che, stando ai sondaggi, ancora non hanno un’opinione determinata sul Tea Party. Non a caso alla guida di gruppi più pragmatici, come appunto il Freedom Works, vi è un ex esponente importante del Gop, il texano Richard Armey, che è stato anche leader della maggioranza alla Camera. E il gruppo non ha voluto sostenere Christine ÒDonnell – che la scorsa settimana ha battuto in Delaware il moderato John Castle anche grazie ai 200mila dollari arrivati dal Tea Party Express – perché riteneva che l’ultraconservatrice cristiana non avesse possibilità reali di vincere il seggio al Senato che per decenni è stato del vice presidente Joe Biden.