Usa. Il presidente Obama: “Ora è il momento dell’energia pulita”
16 Giugno 2010
di redazione
La marea nera "è il modo più doloroso e potente per ricordarci ancora una volta che ora è il momento per scegliere l’energia pulita". Così Barack Obama, nel discorso pronunciato alla nazione la notte scorsa sulla catastrofe ambientale nel Golfo del Messico provocata dall’esplosione della piattaforma della Bp, ha chiesto all’America di rispondere alla drammatica emergenza sostenendo la riforma energetica che prevede di puntare sulle energie alternative per mettere fine alla "dipendenza del paese dai combustibili fossili".
Nel discorso, durato in tutto 18 minuti, ha difeso con vigore quanto sta facendo l’amministrazione, messa sotto accusa dall’opposizione ma soprattutto da un’opinione pubblica ormai massicciamente convinta che Obama non stia facendo abbastanza, per risolvere la crisi. Ed ha ripetuto che la responsabilità della catastrofe è della Bp e del suo comportamento «irresponsabile», sottolineando che la compagnia petrolifera, con cui oggi il presidente avrà un importante riunione, dovrà farsi carico di spese e risarcimenti. Obama ha poi nominato anche uno zar della ricostruzione nel Golfo, l’ex governatore del Mississippi Ray Mabus che dovrà supervisionare il Golf Coast Restoration Plan, che dovrà essere finanziato appunto dalla Bp. Ma il presidente "non ha offerto nessun immediato conforto ad una nazione arrabbiata", si legge sull’Huffington Post, che fa una carrellata dei commenti dei media, e anche dei politici americani, che non sono rimasti soddisfatti delle parole del presidente.
"Combatteremo contro questa fuoriuscita con tutti i mezzi a disposizione e per tutto il tempo necessario" ha detto Obama senza però, hanno sottolineato ancora i commentatori citati dal sito vicino ai democratici, fornire dettagli concreti su come sarà condotta questa battaglia. E, soprattutto, quanto costerà. Scegliendo di insistere soprattutto sulla linea generale della necessità di una riforma energetica, ha sottolineato Ezra Klein del Washington Post, Obama "ha evitato di affrontare il problema in modo chiaro, non ha dato il sostegno a nessuna legge specifica, non ha stabilito obiettivi precisi". Sarcastici i commenti nello studio della Msnbc subito dopo la diretta del discorso alla nazione, che è stato trasmesso in prime time: "Sarebbe stato un grande discorso se fossimo stati su un altro pianeta per 57 giorni – ha detto Keith Olbermann – non è stato detto niente di specifico, e non credo che neanche lo volesse".
Forte è la delusione anche tra gli ambientalisti: "Obama non ha offerto una chiara posizione su molte questioni, per esempio non ha detto se e come l’amministrazione intenda eliminare le protezioni della compagnie petrolifere dalle richieste di risarcimento oppure non ha fornito una stima di quanto la Bp dovrà mettere nel fondo destinato appunto ai risarcimenti" si legge sul sito ambientalista Mother Jones nell’articolo intitolato "il deludente discorso di Obama". Spostandoci al Congresso se suona scontata la bocciatura dei repubblicani, che accusano il presidente di sfruttare "il peggior disastro ambientale dell’America" per portare avanti la propria agenda politica, colpisce però che anche da parte democratica si si sia espressa una certa insoddisfazione per il discorso.
"Ho apprezzato l’attenzione del presidente per il disastro, ma l’opinione pubblica ha bisogno di ulteriori assicurazioni del fatto che la risposta alla fuoriuscita, dalla ripulitura ai risarcimenti, sia coordinata e fatta rispettare dal governo" ha dichiarato il leader della maggioranza Steny Hoyer. Mentre il democratico del Michigan John Dingell non ha esitato a dichiararsi deluso dal fatto che il presidente non abbia avuto parole più chiare sulla necessità che bengano pagati tutti i danni dalla Bp "lo scorso ano ha fatto 16,8 miliardi di profitti". Da parte sua Obama nel discorso ha comunque ribadito che nella riunione che avrà oggi con i vertici della Bo chiederà loro di "mettere da parte tutte le risorse necessarie" per i risarcimenti che dovranno essere gestiti da terzi. Inoltre ha difeso la decisione di sospendere per sei mesi tutte le attività petrolifere nel Golfo in attesa di capire quali misure mettere in vigore per evitare possibili nuovi incidenti. Ma soprattutto, come si è detto, ha insistito sulla necessità di avviare una profonda trasformazione, paragonata ai preprativi per la Seconda Guerra Mondiale o per le missioni sulla Luna, dell’industria energitica perché, ha detto, il rischio di incidenti è destinato ad aumentare "perché stiamo esaurendo i posti dove trivellare sulla terra e nelle zone più prossime alle coste".
"Ci sono dei costi associati a questa transizione ed alcuni credono che ora non possiamo affrontarli – ha concluso – ma io rispondo che non possiamo permetterci di non cambiare il modo di produrre e usare energia perchè i costi a lungo termine per la nostra economia, la nostra sicurezza nazionale ed il nostro ambiente saranno molto maggiori".