Usa-Iran, gli occhi dell’Occidente spalancati sul Qatar

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Usa-Iran, gli occhi dell’Occidente spalancati sul Qatar

Usa-Iran, gli occhi dell’Occidente spalancati sul Qatar

29 Novembre 2022

Usa-Iran. La notte del 22 luglio 2014, le forze della sicurezza iraniane fanno irruzione in casa di Jason Rezaian. All’epoca Rezaian è il corrispondente del Washington Post da Teheran, lavora in Iran dal 2009. I mullah lo arrestano insieme alla moglie, computer e telefono sequestrati. Lo accusano, senza prove specifiche, di spionaggio. Le autorità rilasciano sua moglie, giornalista anche lei, tre mesi dopo.

Rezaian invece resta in carcere per 18 mesi, nella prigione di Evin dove vengono rinchiusi intellettuali e dissidenti politici. Al processo, oltre alla accusa di spionaggio, viene accusato di fare “propaganda” contro la mullocrazia. La condanna arriva nel novembre 2015, senza una pena precisa. Verrà rilasciato nel gennaio 2016 in uno scambio di prigionieri tra l’amministrazione Obama e il regime iraniano, guidato, all’epoca, dal ‘moderato’ Rohani.

In un libro, Rezaian racconta gli interrogatori, i tentativi di manipolazione, le pressioni psicologiche ricevute durante la reclusione. Ieri, Rezaian ha definito “significativa” la scelta della Federazione Calcio Usa di togliere i simboli del regime dalla bandiera iraniana sui social media per protestare contro la repressione in corso in Persia. Decisione comunque rinnegata dall’allenatore del team americano.

Usa-Iran, la partita della libertà

Oggi si gioca Usa-Iran ai Mondiali in Qatar. Gli Stati Uniti “pagheranno un caro prezzo” per avere alterato in modo “immorale” la bandiera dell’Iran, fanno sapere da Teheran. Per Rezaian invece gli Stati Uniti dovrebbero fare gesti ancora più eclatanti di denuncia contro il regime islamico. Esprimere in tutti i modi il loro “sostegno al movimento per l’uguaglianza di donne, minoranze e bambini” in Iran.

Cinquanta minori sono morti negli scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti da quando, nel settembre scorso, è iniziata la rivolta nelle città iraniane. Dopo la morte in carcere di Mahsa Amini. La ragazza che aveva indossato male il velo simbolo del patriarcato islamico e della oppressione religiosa sul corpo delle donne. I pasdaran, i Guardiani della rivoluzione iraniana, oggi ammettono che i morti dall’inizio delle proteste sono 300. 450 secondo HRW.

Una condanna esplicita del regime da parte degli occidentali in Qatar “sarebbe un fatto storico”, sottolinea Rezaian. Usa-Iran è la partita della libertà. “Se vincerà l’Iran e passerà per la prima volta agli ottavi di finale, questo catturerà ancora più l’attenzione globale per i suoi ammirevoli freedom fighter“, aggiunge il giornalista, fregandosene dello stupidario campanilista del calcio. La dimensione simbolica ha una grande importanza nella lotta per la libertà in Iran.

Le dichiarazioni di Rezaian arrivano dopo che il regime di Teheran ha iniziato a mostrare un volto apparentemente più ‘dialogante’, consapevole di essere ormai messo all’angolo nella comunità internazionale. La vittoria con il Galles ai mondiali ha dato visibilità a chi si ribella, a cosa sta accadendo nella Persia dominata dai mullah. Il regime ha liberato più di 700 prigionieri su oltre 14mila arrestati da settembre.

Diamo voce a chi si ribella all’islam politico

Ieri le autorità iraniane hanno rilasciato su cauzione l’attrice Ghaziani, che aveva sostenuto la rivolta dei giovani e delle donne. Anche l’ex calciatore della nazionale iraniana Ghafouri, curdo come curda era Amini, sembra che sia stato rilasciato, ma sua moglie smentisce su Instagram. CNN fa sapere che i giocatori dell’Iran sono stati minacciati e costretti a cantare l’inno nazionale dopo la partita con il Galles. Cantate l’inno o i vostri familiari ne pagheranno le conseguenze.

Le denunce di Rezaian dalle colonne del Washington Post. La visibilità data alle voci della rivolta iraniana dai grandi media occidentali. Il lavoro svolto da HRW e dalle ong nell’informare il mondo sulla brutale repressione del regime. Sono tutti pezzi fondamentali nella lotta per la libertà contro l’islam politico. È su questa leva che l’Occidente deve puntare in questa fase storica per sostenere le proteste democratiche in Iran.

Rafforzare le sanzioni in un Paese impoverito dagli ayatollah finirebbe solo per distruggere definitivamente la classe media iraniana, dove cova più forte il malcontento contro il medioevo islamico imposto alla Persia dalla fine degli anni Settanta. Boicottare i negoziati di Vienna sul nucleare è giusto ma in questo momento non modificherebbe l’uso della violenza da parte degli ayatollah contro la popolazione civile.

Non c’è alternativa alla democrazia liberale

Un intervento militare finirebbe per minare il sostegno internazionale che cresce verso le donne e i giovani persiani. L’Occidente, a differenza di quanto fece la amministrazione Obama nel corso delle proteste in Iran nel 2009, deve garantire a chi si sta ribellando di avere voce. Usa-Iran è una delle chiavi di questa comunicazione politica. Dobbiamo permettere ai persiani coraggiosi di aggirare la censura del regime sul web e i social media.

Garantire loro accesso alle comunicazioni satellitari. Bisogna portare i volti delle donne e dei giovani iraniani nelle nostre case, all’ora di cena, quotidianamente, in maniera tale che gli occidentali familiarizzino con la rivolta. La battaglia per la libertà dei persiani, dei cinesi contro la censura, degli ucraini contro i criminali di guerra russi, è la nostra battaglia. Dando voce a loro, ridiamo vigore e credibilità ai nostri valori.

La destra sovranista, la sinistra anticapitalista e i realisti moderati in Occidente debbono capire che non c’è alternativa all’ordine liberale. Il tempo in cui Putin blaterava contro le democrazie davanti a giornalisti occidentali incapaci di contraddirlo è finito. Usiamo il calcio, la partita che si giocherà questa sera, Usa-Iran, come un enorme megafono globale per inchiodare l’islam politico alle sue responsabilità.

Un regime religioso fascista, violento, sanguinario, non può durare in eterno se ogni giorno i nostri occhi saranno spalancati sui liberi e forti persiani che vogliono rovesciarlo.