Usa, ‘Stato dell’Unione’: stanotte l’esordio Trump

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Usa, ‘Stato dell’Unione’: stanotte l’esordio Trump

28 Febbraio 2017

Nella notte italiana di domani mercoledì 1 marzo, alle 3 del mattino, Donald Trump terrà il suo primo ‘quasi’ “discorso sullo Stato dell’Unione”. Quado si parla di ‘Unione’ è da intendersi l’insieme dei 50 Stati Usa, in cui, sulla falsariga del discorso che ogni anno il sovrano britannico tiene ai Comuni e ai Lord, viene illustrato il programma di governo, e viene fatto il punto sulla situazione negli Usa.

Come fu anche per Barack Obama nel 2009, la prima volta, in realtà non si tratta formalmente di “State of The Union Address” (che si tiene a fine gennaio) ma visto che il presidente si insedia sempre il 20 gennaio si tratta di un “Presidential Addreess to Joint Session of Congress” (intervento davanti a Senato e Camera – su invito del presidente di quest’ultimo – in riunione congiunta, nella sede della House of Representatives) alle 21 locali.

Il primo discorso Sullo Stato dell’Unione fu tenuto nel 1790 da George Washington, a New York, all’epoca capitale provvisoria Usa. Nel 1801 Thomas Jefferson ruppe la tradizione limitandosi ad inviare un testo al Congresso e solo nel 1913 con Woodrow Wilson, la prassi venne ristabilita, e il presisente tornò a rivolgersi personalmente al Congresso. Nell XX secondo il democratico Jimmy Carter riprese a trasmise ancora il testo del discorso nel 1981 ma da allora, dal suo successore, Ronald Reagan, gli inquilini della Casa Bianca hanno preferito rivolgersi di persona.

Dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 per cautelarsi da un’eventuale attentato che potrebbe decapitare tutta l’amministrazione in carica – all’evento, infatti, assistono, tra gli altri, sia il vicepresidente, seconda carica dello Stato ed erede designato del ‘commander in chief’ ed anche il presidente della Camera, Paul Ryan, ospite dell’evento – un ministro individuato come “designated survivor”, non assiste all’evento ed anzi viene trasferito in una località segreta’ per assuemere i poteri presidenziali nell’eventualità peggiore.

Dal 2005 anche un deputato ed un senatore non partecipano e vengono tenuti al sicuro, per assuemere la carica di presidente ‘pro temnpore’ del Senato e presidente della Camera.