Usa, troppe domande senza risposta nel piano-Geithner contro la crisi
27 Marzo 2009
Parte il piano del Segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner, ma non si sciolgono i dubbi. Il Public-Private Partnership Investment Program (PPIP) agirà sui mercati per rilevare quelli che vengono definiti i “legacy assets” dai bilanci delle banche in crisi. L’obiettivo è quello di sterilizzare i libri contabili da tutti i crediti e le cartolarizzazioni rese ormai illiquide dallo scoppio della bolla immobiliare statunitense. La reazione dei mercati è stata fulminea: dapprima hanno rimbalzato positivamente, successivamente è stata ampia l’ebbrezza intorno ai derivati strutturati, aumentando le domande intorno alla reale efficacia del piano appena presentato
Uno dei principali centri di ricerca macroeconomica, RGE Monitor, diretto da Nouriel Roubini, si chiede in che modo possa il PPIP raggiungere il proprio scopo. E lo fa spiegando nel dettaglio in cosa consiste il piano. Il PPIP si dividerà su due fronti il primo relativo ai "legacy loans", il secondo ai "legacy securities”. La commistione fra investitori istituzionali, settore pubblico e privati sarà uno dei principali snodi su cui si baseranno tutti gli interventi.
Dal TARP di Paulsoniana memoria saranno ricavati fino a 100 miliardi che serviranno ad aumentare gli investimenti per i “legacy loans”. Questo attraverso aste sotto l’occhio della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) che determinerà il debt-to-equity ratio del singolo asset in lizza e garantirà i depositi, fino ad un punteggio di leverage di 6 a 1. Secondo il programma, il livello di leva finanziaria possibile dovrebbe incentivare la clientela privata ad intervenire nel programma. Questo permetterebbe da un lato di scongelare numerose posizioni, dall’altro di far rientrare i singoli delle perdite che hanno subito finora. Tuttavia, l’azzardo morale corre il rischio di arrivare a livelli stratosferici.
Ma il secondo troncone d’intervento è quello che concentra le attenzioni dell’opinione pubblica, incoraggiata dallo stesso Geithner a partecipare al piano da lui presentato. Il Tesoro, anche grazie alla FDIC ed alla Federal Reserve, acquisterà titoli tossici fino ad un trilione di dollari. Gli asset stagnanti saranno passati al vaglio e comprati. Proprio dopo l’annuncio del Tesoro, sono arrivate le prime indiscrezioni sulla reazione degli operatori, che lasciano intendere che sono già numerose le banche che hanno manifestato il volere di aderire al programma. Anche grazie al Term Asset-Backed-Securities Loan Facility (TALF) saranno liberati i derivati illiquidi, questo nelle intenzioni dell’amministrazione Obama. Ed infatti è proprio su questo punto che RGE si domanda che efficacia potrà avere un piano che fa dell’azzardo morale la sua caratteristica principale. Come si possono valutare gli asset illiquidi? Data la loro natura, ormai non esiste più un metro di mercato che possa prezzarli. Quindi, la soluzione dovrebbe essere quella di un intervento statale che fissi il valore di questi crediti? Il timore, piuttosto, sarebbe quello di gettare benzina su un incendio di vaste proporzioni. Di certo, il PPIP ha già dato alcuni risultati.
Gli scossoni riguardo ad un possibile azzardo morale del PPIP sono arrivati immediatamente. Le manovre di Citigroup e Bank of America intorno ai crediti AAA rated MBS, compresi prestiti alt-A e options ARM come garanzia, sono aumentate vistosamente, come testimoniato dal New York Post. I volumi di acquisto sono aumentati negli ultimi giorni, mentre si registrano le aperture di posizioni a rischio default da parte di molte altre istituzioni finanziarie.
Le domande di RGE trovano quindi una risposta, ma non si trova ancora un riscontro reale per il più concreto dei dubbi portati dal centro studi di Roubini. Quanto pagheranno i contribuenti? Oltre ad aver pagato i bailouts di AIG, Fannie Mae, Freddie Mac e tutte le altre società foraggiate da denaro pubblico fino ad oggi, i privati dovrebbero anche essere vogliosi di partecipare al PPIP? Sempre secondo l’economista turco con un passato da Bocconiano, le perdite complessive per la crisi finanziaria si aggirano intorno ai 3,6 trilioni.
Cosa accadrà se tutti i titoli tossici che saranno detenuti dal governo si riveleranno carta straccia? A questo Geithner non ha ancora fornito una risposta. Come ha ricordato Stefano Feltri sulle pagine de Il Riformista, il governo Usa sembra che voglia «Riuscire nel gioco di prestigio di liberare i bilanci delle banche da 1000 miliardi di titoli e crediti spazzatura spendendo solo 100 miliardi di denaro pubblico». Ma una delle cause della crisi non era proprio il leverage troppo spinto?