Usa, vittoria per Trump: Carrier non sposta 1.000 posti lavoro in Messico

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Usa, vittoria per Trump: Carrier non sposta 1.000 posti lavoro in Messico

30 Novembre 2016

La “dottrina Trump” in economia comincia a dare i suoi frutti: Carrier ha annunciato che non sposterà mille posti lavoro in Messico. Carrier è una azienda controllata da United Technologies, attiva nella produzione di condizionatori e impianti per il riscaldamento. L’azienda ha annunciato che manterrà negli Stati Uniti circa la metà dei 2.100 posti di lavoro che aveva deciso di trasferire in Messico.

E’ una vittoria per amministrazione Trump, che sta per insediarsi alla Casa Bianca. Trump aveva fatto pressioni affinché la società rinunciasse alla delocalizzazione. Carrier manterrà dunque circa mille posti di lavoro nello stato dell’Indiana e in cambio riceverà nuovi incentivi federali, mentre una parte della produzione sarà postata a Monterrey, in Messico appunto, nell’ambito di un più ampio piano per ridurre i costi.

Come si legge in una breve nota pubblicata su Twitter, Carrier è “lieta di avere raggiunto un accordo con il presidente eletto Donald Trump e il vicepresidente eletto Mike Pence per tenere circa mille posti in Indiana” e che “seguiranno ulteriori dettagli”. Trump e Pence sono attesi in Indiana domani per annunciare ufficialmente e spiegare il contenuto dell’intesa.

La battaglia contro la delocalizzazione del lavoro in Messico è stato uno dei bastioni della campagna elettorale di Donald Trump, con il Don che un giorno davanti ai manager della Ford ha detto chiaramente: continuate a delocalizzare in Messico e quando sarò presidente vi farò pagare delle tasse così alte per importare le auto negli Usa che non sarà più conveniente farlo.

Per Trump, il dito puntato contro gli effetti nefasti della globalizzazione è stato utile a conquistare il voto dell’elettorato bianco, della working class, degli operai e del ceto medio travolti dalla crisi degli ultimi anni. Trump è stato definito “blue collar president”, il presidente delle ‘tute blu’, per la capacità di rivolgersi a quella parte del mondo del lavoro americano che più ha sofferto gli effetti della globalizzazione dei mercati.